Ho letto il commento di Massimiliano Falanga (nella foto) al mio articolo sulla presentazione della Associazione temporanea di scopo (Ats) per l’implementazione del Masterplan 3c.
https://vittorianozanolli.it/2022/04/17/il-futuro-della-provincia-di-cremona-disegnato-dal-masterplan-3c-io-cero-e-non-ci-credo/
Presentazione avvenuta in pompa magna giovedì scorso al teatro Ponchielli. Lo ringrazio perché il suo intervento mi permette di ricordare il ruolo della stampa e di aggiungere altri spunti di riflessione sulla vicenda Ats. Il direttore dell’Associazione industriali, lancia in resta, parte all’attacco. Scrive: «Continuare ad essere disfattisti non aiuta a costruire. Fare la critica è esercizio facile … per questo nel nostro Paese è più semplice fare opposizione!» Benissimo. Ora, continuare ad essere disfattisti presuppone esserlo stati in questa occasione e in altre precedenti, ma nel commento Falanga non indica un elemento, una virgola, un dettaglio di conferma alla sua tesi. Il direttore dell’Associazione industriali è generico. Sommario. Qualunquista, secondo una definizione in voga. Per un giornalista, se motivata e documentata, la critica è una delle funzioni fondamentali del suo lavoro. Il giornalismo dovrebbe svolgere il ruolo di watchdog delle istituzioni pubbliche e private e del potere in senso lato. Attenersi a questa regola non fornisce la
patente di disfattista, bensì certifica quella di giornalista. Probabilmente Falanga è abituato a trattare con una stampa più cane da compagnia che cane da guardia. Quando s’imbatte in qualcuno fuori dal coro e che abbaia, lo bolla per disfattista.
Il direttore degli industriali sostiene che fare critica è esercizio facile. Concordo con lui se si considera critica sparare nel mucchio e per partito preso. Concordo con lui se il soggetto o l’oggetto del trattamento di barba e capelli la favoriscono e la servono sul pianto d’argento. Quando nelle scelte e nell’agire dei protagonisti prevalgono incapacità, ingenuità, inadeguatezza e altro ancora afferente al pianeta dell’inefficienza e del pressapochismo. Dissento da lui nel resto dei casi. Nel nostro Paese è più semplice fare opposizione, sottolinea il direttore degli industriali. Non lo so. So però che è una questione di causa ed effetto. Quanto più è scarsa la classe politica e dirigente pubblica e privata, tanto più è agevole fare opposizione. E allora Falanga si faccia una domanda e si dia una risposta.
Ma veniamo al nocciolo della questione.
È vero oppure no che al Ponchielli non sono state fornite indicazioni sulle risorse necessarie all’Ats per pagare la struttura organizzativa, la progettazione e tutto quanto concerne la realizzazione delle iniziative suggerite dal Masterplan 3c?
È vero oppure no che oltre a non essere quantificate tali risorse, non è stato indicato neppure il modo per reperirle?
È vero oppure no che non sono stati ipotizzati i tempi per concretizzare il sogno?
È vero oppure no che il Masterplan 3c e la relativa implementazione sono stati definiti il Pnrr del territorio cremonese? Si cono confuse le pere con le pesche. Le brioches con le michette.
È vero oppure no che il rinvio della costituzione dell’Ats è dovuta oltre al covid, al fatto che nel marzo dello scorso anno era stato proposto ai Comuni un accordo, appunto per la costituzione dell’Ats stessa, contestato da alcuni sindaci per incongruenze palesi?
È vero oppure no che dopo tale contestazione è stato inviato ai sindaci un altro accordo con alcune delle modifiche richieste, a conferma che le osservazioni poste non erano disfattiste? Accordo comunque ancora criticabile.
È vero oppure no che per uscire dallo stallo l’Associazione industriali, padrona del Masterplan 3c, ha trattato con le segreterie dei partiti per trovare una soluzione e proseguire nella costituzione dell’Ats?
È vero oppure no che i sindaci sono stati tenuti all’oscuro di tale accordo come si evince da un’intervista rilasciata dal segretario provinciale del Pd a Cremona Oggi (4 febbraio 2022), il quale riferendosi al Masterplan 3c ammette: «C’è bisogno di spiegarlo ai sindaci, non basta la condivisione che c’è stata tra le segreterie politiche»? Spiegazione mai avvenuta.
È vero oppure no che le attuali quote di adesione, calcolate per fascia d’abitanti, prevedono un vantaggio per Crema e per Cremona considerato che l’ultima fascia è quella da 10.000 abitanti in su?
È vero oppure no che per l’Ats è prevista una clausola di riservatezza sugli atti che contrasta con la trasparenza degli enti pubblici?
È vero oppure no che al teatro Ponchielli durante la prima ora e mezza della manifestazione, nessuno ha accennato ai Comuni e ai sindaci, particolare evidenziato dalla prima cittadina di Crema Stefania Bonaldi? Dettaglio curioso. Soprattutto indicativo della scarsa considerazione nella quale sono tenuti i Comuni e i sindaci, architravi dell’implementazione del Masterplan 3c.
È vero oppure no che l’adesione all’Ats è di 70 Comuni su 113? I 43 rimanenti sono tutti disfattisti?
È vero oppure no che la presentazione, organizzata dall’Amministrazione provinciale, è avvenuta in grande stile? Chi ha pagato? Non è stato uno spreco di risorse?
Se le risposte sono no, allora Falanga ha ragione: sono un disfattista. Mi metterò la cenere in testa e mi scuserò. Se è sì, allora ci sta a pennello una battuta di Totò: «Ma mi faccia il piacere».
Il direttore dell’Associazione industriali conclude: «Questo territorio ha gli ingredienti per costruire sviluppo dobbiamo però amalgamarli. L’altro giorno è stata presentata la ricetta! A tutti noi il compito di cucinare. Anche Antonio Grassi se vuole può essere uno chef». Sono grato a Falanga di considerarmi – bontà sua – idoneo a fare lo chef, ma con le condizioni imposte per entrare in cucina, preferisco rimanere fuori e accontentarmi di pane e salame.
Antonio Grassi
4 risposte
È troppo grande il divario culturale, pratico e informatico fra il Grassi e il direttore Falanga. Bisogna essere precisi ed esaustivi. Antonio lo è e sempre stato in ogni sua rimostranza. Il direttore Falanga non pervenuto.
👍
Condivido alla grande grassi
È come se Grassi stesse giocando contro dei bambini, tanto è il divario culturale ed il taglio pacatamente amministrativo dei suoi ragionamenti.
Diversamente, se dall’altra parte ci fosse vera intenzionalità nelle assurde critiche mossegli, allora ci troveremmo di fronte ad una colossale disonestà intellettuale molto in voga oggigiorno (vedi la delegittimazione di Toni Capuozzo per i suoi interrogativi sui fatti di Bucha in Ucraina). Si vorrebbe ridurre tutto ad un pensiero unico, o con le buone, o con…