Cremona è capitale dei Lego (La Provincia, 7 aprile), da non confondere con la Lega, secondo i sondaggi, partito sulla via della miniaturizzazione. Da macigno a mattoncino. Cremona è capitale della sanità, riconoscimento ottenuto grazie allo stanziamento regionale di 330 milioni di euro per la costruzione di un nuovo ospedale e l’abbattimento dell’attuale, già pensionabile a cinquant’anni, in barba alla legge Fornero. L’ottava meraviglia del mondo trasformerà la sanità del territorio da Cenerentola in principessa. Un cocchio d’oro sostituirà il calesse. La Ferrari, la Cinquecento. Almeno così racconta la narrazione mainstream e omologata. La decisione presa a Milano in un attimo, avallata da Cremona in un nanosecondo, ha conferito al nuovo ospedale le stimmate di astronave aliena atterrata in città, capace di titillare l’orgoglio dei cremonesi di trovarsi a una spanna dal futuro e di usufruire di una sanità stellare. La rigenerazione sanitaria regala al capoluogo provinciale l’ebrezza di cullarsi tra la realtà di oggi e il sogno di domani, senza dimenticare gli appalti legati al progetto. «È comunque – spiega Maurizio Bracchi, coordinatore del Gruppo di lavoro che sovrintende la realizzazione dell’intervento – prematuro parlare di cosa ci sarà in termini di elenco dei reparti. Si tratta di un aspetto che verrà affrontato con il lavoro dei prossimi mesi. Vorrei che si cogliesse la novità e si evitasse di replicare nel nuovo ospedale quello vecchio» (La Provincia, 2 aprile). Uovo di Pasqua con sorpresa, l’ottava meraviglia del mondo è, per ora, un mix di una partita a poker e di un mondo virtuale. Di Cincinnati Kid e di Cochi e Renato. «C’è sempre lì quello che parte ma dove arriva se parte. E, la vita la vita e la vita l’è bella, l’è bella basta avere l’ombrella, l’ombrella ti ripara la testa sembra un giorno di festa».
Cremona è la capitale della deferenza, dei tutti coperti e allineati. Del non disturbare il manovratore. Del non si sa mai. Nei giorni scorsi venticinque sanitari hanno sottoscritto un documento, pot-pourri saccente, fiera dell’ovvietà. A cominciare dall’incipit. Scrivono i firmatari: «I medici dell’ASST Cremona che si occupano di diagnosi e cura del tumore alla mammella, afferenti alle Unità Operative di Anatomia Patologica, Chirurgia Generale, Multidisciplinare di Patologia Mammaria e Ricerca Traslazionale, Oncologia, Radiologia, Radioterapia, prendono le distanze da quanto recentemente espresso da parte di alcuni privati cittadini nei confronti della Direzione Strategica dell’Asst Cremona». (Cremonasera, 2 aprile). E chissenefrega. La difesa del datore di lavoro e del suo plenipotenziario difficilmente procura una standing ovation di consenso. E’ più probabile che incassi un’alzata di spalle e qualche brontolio di dissenso.
Il documento in questione merita più attenzione e un commento. «Nel pieno rispetto della libertà di espressione e delle forme di comunicazione social – chiosano i 25 cavalieri scesi nell’agone mediatico – desideriamo ricordare che in materia di clinica e organizzazione sanitaria le fonti ufficiali sono garanti di autorevolezza». Credere, ubbidire e combattere. Il Miniculpop, l’agenzia Stefani e i cinegiornali dei tempi andati non avrebbero fatto meglio. Ma non funziona così. Il primo comandamento del giornalismo impone di verificare le fonti, comprese quelle ufficiali. Non sono il Vangelo. Mai neutre, diffondono lo storytelling imposto dal padrone. Chi crede il contrario è il clone di Mimmo di Bianco Rosso e Verdone, o un collezionista di Urania. Sostenere che le parole dei direttori generali delle aziende sanitarie e di qualsiasi altro rappresentante delle istituzioni o dell’ordine costituito, per postulato siano tout court garanzia di autorevolezza è un atto di fede. Per i più tranchant, una cazzata. Non significa che i comunicati dei vertici sanitari siano da cestinare. Significa che non tutti sono da prendere alla lettera. Non è con le veline degli uffici stampa che sono emersi gli scandali del Watergate e dei preti pedofili, la vergogna della talidomide. Non è con i comunicati ufficiali delle aziende sanitarie che la malasanità ha riempito le pagine dei giornali.
«Ogni paziente affetto da una patologia oncologica – precisano i fedelissimi all’Asst e del direttore – ha diritto alle migliori cure possibili, fornite da personale preparato e capace di comunicare nei tempi e nelle modalità più adatte. Questo è ciò che importa, e che ognuno di noi s’impegna a perseguire ogni giorno». E quelli non oncologici non tengono lo stesso diritto? Nessuno ha mai dubitato e dubita della professionalità dei 25 pretoriani difensori dell’Asst e del direttore generale, ma sottolineare il proprio impegno può indurre a interpretazioni fuorvianti. Può intendersi una giustificazione non richiesta. Inutile e banale. «Non accettiamo – precisano i 25 medici dirigenti – invece accuse sommarie ed infondate, esternate con tono aprioristicamente accusatorio, come quelle che sono state pronunciate negli ultimi mesi nei confronti dell’Asst Cremona». Curioso. Se qualcuno muove accuse sommarie e infondate come può pronunciarle con tono diverso dall’aprioristicamente accusatorio. Mai sentito nessuno accusare l’imputato con tono aprioristicamente plaudente. Mai udito un pubblico ministero elevare una lode allo sventurato sul banco degli imputati. E come può un tono essere aprioristicamente accusatorio? Da cosa dipende? Dal numero dei decibel? Dallo stile di scrittura o da quello dell’oratoria? Insomma, cosa vuol dire? Non ha importanza. Non sono dubbi che tolgono il sonno.
Cremona è la capitale dell’inquinamento dell’aria in Lombardia. Per il suolo, non si sa. Di certo, non si trova nelle ultime posizioni della classifica. Nei giorni scorsi è arrivata la conferma che il trend venefico non si è modificato.
Perché i 25 difensori dell’Asst e del direttore sanitario, non hanno redatto e firmato un documento per sollecitare i vertici della sanità locale ad accelerare l’indagine epidemiologica sugli effetti dell’aria appestata?
Perché non hanno speso una parola sull’eccessivo utilizzo delle esternalizzazioni dei servizi ospedalieri?
Perché non hanno accennato ai pesanti turni di lavoro del personale ospedaliero?
Cremona è la capitale del quieto vivere, della confusione tra quello che mostra e quello che nasconde. Dell’apparenza che diventa sostanza. Ma anche di tanti talenti. Di imprenditori, e intellettuali di successo e misconosciuti.
Cremona è la capitale del provincialismo. Prende cappello se qualcuno non è allineato con i vertici istituzionali o economici. La verità di chi sta in cima alla scala è più verità di quella di chi sta in fondo.
Cremona ha dimenticato Leonardo Sciascia. «Ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini».
Ricordarlo potrebbe essere utile. Per cambiare.
Cremona è la capitale dei Lego.
Antonio Grassi
2 risposte
Grande Antonio.
Perfetto 👏👏👏stiamo precipitando in un baratro 😠