Parlando di Mediterraneo non si può non menzionare l’Odissea che probabilmente rappresenta una sorta di raccolta dei numerosi racconti di marinai al ritorno dalle loro esplorazioni. Individuare i “veri” luoghi descritti nel poema omerico è sempre stato oggetto di interesse e di studio sin dai tempi antichi. Oltre a questo non si contano le località turistiche che da tempo immemore rivendicano la paternità dei luoghi visitati da Ulisse. Riguardo a questi c’è una certa uniformità di vedute circa l’ubicazione geografica di alcuni degli episodi descritti da Omero, come vedremo poco più avanti.
A quei tempi quelle erano aree solo parzialmente esplorate e che pertanto rappresentavano l’ambiente ideale dove ambientare episodi avventurosi. Così lo Stretto di Messina, con le sue correnti vorticose, diventa il posto adatto dai cui flutti vedi emergere Scilla e Cariddi. La descrizione dell’antro di Polifemo probabilmente rimanda all’inquietante aspetto dell’Etna. Le isole Eolie diventano il domicilio di Eolo, il dio dei venti, così come le Falesie di Capri sono la dimora delle sirene incantatrici. I fumi inquietanti dei Campi Flegrei sono l’ingresso del regno
dell’Ade. Circe seduce Odisseo nei pressi del famoso promontorio in cui sono state trovate tracce umane antichissime (resti neanderthaliani). Nei pressi delle Bocche di Bonifacio viene ubicata la terra dei Lestrigoni, giganti antropofagi che divorano i marinai della flotta greca.
È doveroso riferire l’ipotesi di alcuni studiosi secondo cui gli antichi naviganti avessero conoscenze marinare molto più sviluppate di quanto non si creda: ormai è certo che raggiunsero Malta più di seimila anni fa. A conferma di ciò gli studiosi affermano che alla fine del Pleistocene , quando i ghiacci cominciavano ad arretrare, dal Corno d’Africa migrarono genti che si trasferirono in Asia (India), poi nelle Filippine e infine in Australia. Tutto questo implica una capacità di navigazione sino a pochi decenni fa nemmeno immaginabile.
Ma per tornare nel Mediterraneo, sempre alla fine dell’era glaciale, il livello del mare era molto più basso e quindi il Canale di Sicilia era meno ampio, il fatto ha sicuramente favorito navigazioni e spostamenti di popoli. Ciò ha indotto inoltre alcuni studiosi a formulare l’ipotesi che proprio il Canale si identificasse con le Colonne d’Ercole. Inutile dire che tutto questo meriterà la dovuta attenzione solo dopo le irrinunciabili conferme scientifiche.
Mediterraneo non significa solo viaggio; il mare fu “luogo” greco, fenicio-punico, romano poi arabo. Oggigiorno le Grandi Potenze, così lontane per latitudine e cultura, non ce la fanno a lasciare in pace gli antichi popoli che lo abitano. Il Mediterraneo sembra dunque contrassegnato da un destino difficile e nobile al contempo: essere cioè il luogo dell’incontro e scontro di civiltà; la pace arriverà – questo voglio credere – solo quando ne avremo saputo cogliere l’eredità. In
questo senso la Storia e il Mito possono essere di sicuro aiuto.
Giuseppe Pigoli
2 risposte
Molto interessante. Sicuramente conoscerai Samuel Butler che a metà dell’ottocento scrive un saggio dove ipotizza il sesso femminile nell’autore della Odissea, e il trapanese come sede del racconto. Grazie Beppe per il tuo pezzo che ricorda come l’incontro con culture diverse sia sempre stimolante.
L’incontro tra civiltà diverse, da quanto pare, è sempre stato uno scontro. Con vincitori e sconfitti al primo urto. Seguito poi da utili fusioni e confusioni.