Una presa in giro e una doccia fredda gelano le speranze di CremonaFiere di recuperare il maltolto, ovvero la Mostra internazionale del bovino da latte. La beffa porta la firma del ministro delle Politiche agricole, il grillino Stefano Patuanelli che rispondendo a un’interrogazione del senatore Danilo Toninelli e a una sollecitazione del consigliere regionale Marco Degli Angeli, conferma, bontà sua, la presenza del ministero con uno stand alla rassegna che a dicembre si terrà a Cà de’ Somenzi. Sul trasferimento della Mostra a Montichiari la risposta di Patuanelli è pilatesca e ricalca quella che l’assessore regionale Fabio Rolfi ha dato a ridosso dello scippo e che di recente è stato ancora accolto a braccia aperte a Cremona. Regione e Ministero se ne lavano le mani perché, sostengono, il rapporto contrattuale che legava CremonaFiere e Anafibj, l’Associazione nazionale degli allevatori di razza frisona, bruna e jersey, organizzatore della rassegna, è di natura privatistica. E’ tanto apprezzabile l’iniziativa politica dei due esponenti pentastellati cremonesi, quanto disarmante la replica del ministro che ha eluso la vera questione, cioè la perdita per Cremona di una rassegna di profilo internazionale che genera utili per due milioni di euro e che sostiene economicamente l’intero calendario di manifestazioni fieristiche realizzate da CremonaFiere. Altro che i 10 milioni di euro una tantum promessi da Rolfi a titolo di risarcimento per il danno subito.
Abbandonata da Regione e Governo, Cremona riponeva nel Tar le speranze residue di riaprire i giochi invece ieri i giudici bresciani hanno respinto i due ricorsi presentati per ottenere la sospensiva e bloccare l’allestimento alla Fiera del Garda della 69^ Mostra del bovino da latte in programma. Altra beffa, la trattazione nel merito si terrà nel corso dell’udienza fissata il 17 novembre, quando ormai la Mostra in terra bresciana sarà conclusa essendo programmata dal 5 al 7 novembre. Il Tar dovrà stabilire se Anafibj abbia agito correttamente nella fase precontrattuale, cioè prima del rinnovo del contratto con CremonaFiere, scaduto nel 2020. Il presidente Roberto Biloni e il direttore Massimo De Bellis confidano nella giustizia ordinaria, tra l’altro evocata dai giudici bresciani: ‘Spetta al giudice valutare se vi siano state violazioni della buona fede precontrattuale’. Biloni ritiene di avere un asso in mano ma le carte le distribuisce il magistrato e quella ritenuta vincente potrebbe rivelarsi una scartina.
I responsabili di CremonaFiere hanno chiuso la stalla quando i buoi (le vacche) erano scappati, Hanno fatto ciò che era doveroso per riaprire una partita che tutti consideravano persa sin dall’inizio. Ma non s’è vista neppure l’ombra della falange macedone che avrebbe dovuto sconfiggere Coldiretti, il sindacato agricolo che controlla Anafibj e che ha deciso che la Mostra del bovino approdasse ad altri lidi. Scopo dell’organizzazione guidata da Ettore Prandini è nanizzare la Libera associazione agricoltori. E ci sta riuscendo. Un tempo l’associazione adesso presieduta da Riccardo Crotti era l’unica Unione provinciale in Italia aderente a Confagricoltura a surclassare Coldiretti per rappresentatività, potenza economica e capacità politica. Ma nel giro di pochi anni ha perso tre dei suoi gioielli: l’Associazione provinciale allevatori, commissariata da Coldiretti, il Consorzio Agrario, punta di diamante del mondo agricolo, e ora la Mostra del bovino, inferendo un colpo mortale a CremonaFiere, ancora controllata dalla Libera.
Tranne il Comune di Cremona, socio fondaoare della Fiera, che ha organizzato un consiglio comunale aperto e il Movimento 5 stelle con la recente iniziativa parlamentare, nessuno ha mosso un dito. Parole, parole e ben pochi fatti concreti. Qualche timida protesta in Regione da parte del Pd e imbarazzate prese di posizione dei leghisti. Poi è calato il silenzio. C’è qualche avvoltoio che se la ride per la nuova sconfitta della Libera, infischiandosene del danno arrecato alla comunità locale. Un copione già visto per un finale scontato.
Vittoriano Zanolli
2 risposte
È il caso di dirlo, trattandosi di bovini “ cornuti e mazziati “
Anche in questo caso se non c’è l’unione ma si guarda solo l’interesse di categoria, si finisce, come ha scritto Giacomo: CORNUTI E MAZZIATI.