Undici anni orsono, poco dopo la morte di Francesco Cossiga, il suo archivio personale fu donato alla Camera dei Deputati quando presidente ne era Gianfranco Fini. Curatore dell’archivio fu nominato il giornalista Pasquale Chessa, storico amico di Cossiga e suo biografo personale. L’inventariazione delle carte ha richiesto ben dieci anni e proprio poche settimane fa alla Camera è stata ufficialmente presentata la pubblicazione dell’inventario, cui si può accedere on line al molto discutibile costo di 30 euro (per fortuna che paghiamo le tasse…ma tant’è …). L’archivio fu portato dal Quirinale al Senato quando ancora Cossiga era in vita ma senza che fosse consultabile, ed era per lo più organizzato per temi e costituito non da atti ufficiali ma da corrispondenza privata, lettere etc… oltre ai numerosi dossier personali non ufficiali costruiti da lui stesso su vari argomenti che il Presidente aveva trattato o indagato.
Fatto sta che a parte qualche nuova lettera sul caso Moro che ha creato un certo interesse mediatico non è emerso nulla di eclatante o che spiegasse i tanti e cosiddetti “Misteri italiani”. I quali misteri peraltro nessuno di coloro che ne parlano ha interesse che vengano risolti, dato che ci campano beatamente da anni sia molti politici che altrettanti giornalisti, e che la narrazione degli intrighi e delle nere trame di Stato rendono molto più di tante semplici verità.
Ma la Storia ahinoi è sempre molto più semplice e banale delle narrazioni dietrologiche che tanto bene fanno alla tv e tanto male alla verità. La strategia della tensione, le stragi di Bologna e Piazza Fontana, l’omicidio di Mattei, Ustica , il caso Moro e via dicendo …tutte morti senza veri colpevoli, tutte storie che ancora oggi fanno audience e mantengono altissimo interesse, ma su cui pare che nessuno abbia veramente voglia di scoprire la verità.
Cossiga in tarda vita in molte interviste diede di quei fatti delle versioni parziali ma sempre controcorrente: a uccidere Mattei furono i terroristi francesi della OAS, la strage di Bologna fu causata per errore da terroristi palestinesi, e anche su Ustica aprì la via alla pista francese che è oggi la più acclarata. Rivelò che il siluramento di Federico Umberto D’Amato da capo degli Affari Riservati fu colpa dei socialisti, che fomentati dal Sismi si convinsero che D’Amato aveva architettato lo scandalo ANAS e costretto alle dimissioni il loro ministro Mancini. E fu sempre Cossiga a rivelare che il fascista Licio Gelli era amico personale di Ceausescu e del braccio destro di Honecker, il capo della Germania comunista, e che secondo lui la P2 era una loggia voluta dalla NATO per fidelizzare i vertici militari italiani durante la guerra fredda, poi usata da Gelli in chiave anti americana per favorire la strategia di Disinformatsija del KGB.
Ma i documenti che provano tutto questo dove sono? Se ci sono non sono alla Camera, immagino, e se devo azzardare una ipotesi credo che il grande sardo abbia fatto come immagino a suo tempo fece D’Amato …li ha versati alla NATO. E sapete perché? In Italia, il Paese al mondo piu rimbambito di tutti dalla mania della trasparenza, il segreto di Stato è stato ridotto a una bazzeccola: può essere imposto dal Presidente del Consiglio per soli 15 anni rinnovabili, ma i magistrati hanno diritto di violarlo senza rivelare i contenuti…capirai…se finissero su Chi li leggerebbe meno gente. In più perfino le Commissioni parlamentari vi accampano diritti …Insomma l’hanno fatto diventare un colabrodo.
Se invece volete accedere agli archivi coperti da segreto militare alla NATO, beh dovete aspettare che sulla vostra richiesta si pronuncino tutti gli Stati membri…praticamente una cassaforte a vita. Ed ecco perché se fossi stato in Cossiga ed altri e fossi in possesso di documenti “segreti” , beh li avrei versati alla NATO …ma sono mie ipotesi.
Resto convinto che Cossiga sia in assoluto l’uomo politico che più e meglio di tutti sapeva, e che in virtù di questa sua privilegiata conoscenza fu reso intoccabile agli attacchi della magistratura, della stampa e della stessa politica, e che tutti questi centri di potere preferirono farlo passare per matto piuttosto che metterlo alla berlina in un tribunale e sentirlo cantare gli ultimi successi della Repubblica.
Del resto lo stesso Cossiga rimane un personaggio “bipolare” come ebbe a definirlo Moro nei giorni cupi della progionia. C’è il Cossiga superdotato enfant prodige alla Difesa e agli Interni degli anni 70, grigio e noiosissimo burocrate di Stato che riorganizza con maestria assoluta i Servizi Segreti. C’è poi l’esplosivo Presidente Picconatore che spara a zero su tutte le istituzioni repubblicane dopo la caduta del Muro, e infine il simpatico e sornione pensionato sempre divertito che si leva i sassolini dalle scarpe senza mai far capire se sta dicendo balle o verità, anche se io sono convinto che valga sempre la seconda ipotesi molto più della prima…
Un personaggio che oggi ci appare detestabile, perché da quando ci sono i social siamo abituati ad appendere le mutande sporche in bella vista con voluttà porcina, e ci mette l’orticaria ogni informazione non sbandierata ai quattro venti, anche se veniamo rimbambiti e presi in giro h24 dalle narrazioni costruite ad hoc dai social media ménager che per cinismo a quelli come Cossiga gli fanno veramente un baffo …
Francesco Martelli
sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
docente di archivistica all’Università degli studi di Milano