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Nell’Alta Val d’Ossola, alla scoperta del vino Prünent

16 Ottobre 2022

Il Distretto Turistico dei laghi Maggiore, d’Orta, Mergozzo e le Valli dell’Ossola, presieduto da Francesco Gaiardelli, ha organizzato di recente il tour Lake to Wine riservato ai giornalisti e guidato da Edoardo Raspelli, il critico enogastronomico più noto (e temuto) d’Italia, per far conoscere le bellezze delle zone racchiuse tra gli specchi d’acqua e un’eccellenza enologica di quella terra di confine: il Prünent. Ci  troviamo nell’estremo lembo settentrionale del Piemonte, che si incunea fra i cantoni svizzeri del Vallese e del Ticino. Da una parte l’influenza germanofona del popolo Walser, che da un millennio è arrivato sulle terre alte dell’Ossola, dall’altro lato e da meridione la cultura italiana e latina che si insinua nelle Alpi. L’Ossola è tutto questo: le magnifiche borgate di pietra, i parchi naturali dell’Alpe Devero e dell’Alpe Veglia, i suoi formaggi d’alpeggio – il Bettelmatt e le tome su tutti -, la tradizione di lavorare il maiale e farne prosciutti (il crudo della Val Vigezzo), bresaole, lardi, il pane nero di Coimo, il latte di Crodo, il miele di Masera, le castagne. Ad accompagnare tutti questi prodotti sulla tavola è ritornato il vino ossolano. Il merito è di un gruppo di produttori eroici che hanno riscoperto il Prünent  che è il vino tipico delle zona, l’espressione ossolana del vitigno nebbiolo, coltivato un po’ in tutto l’Alto Piemonte. Qui, oltre una ventina di anni fa, c’era un solo produttore che provava a rivalutare in chiave commerciale questo vino praticamente sconosciuto al di fuori dell’Ossola, le cantine guidate da Roberto Garrone. Un tesoro che rischiava di andare perso. Il resto della viticoltura locale erano produzioni familiari, di chi aveva fatto la scelta di lavorare in fabbrica, ma non aveva abbandonato del tutto gli appezzamenti coltivati a vite. Si tratta di piccoli terreni che a stento raggiungono l’ettaro, spesso terrazzati sui due versanti della grande conca attorno a Domodossola e a Villadossola.

Per rendersene conto bisogna salire a Trontano, un balcone naturale che affaccia sul capoluogo ossolano, dove abbiamo incontrato Marco Garrone, figlio di Roberto, rappresentante dell’Associazione Viticoltori Ossolani in seno al Consorzio Tutela Nebbioli Alto Piemonte. “Complessivamente adesso ci sono una cinquantina di ettari vitati che arrivano fino ai 600 metri di altitudine, ma in epoca pre fillossera si arrivava a 850 ettari – spiega -. La selezione clonale è stata fatta a metà degli anni ’90 e i primi impianti nuovi sono partiti nel 2006.” Ultime tappe di una storia plurisecolare, perché il primo documento scritto che testimonia la coltivazione della vite in queste zone – un lascito testamentario in pergamena conservato presso la Collegiata di Domodossola – risale al 1309.

Trontano è circondato da vigne che hanno più di cinquant’anni, con alcuni esempi ultracentenari a piede franco. L’allevamento tipico è quello a pergola che rappresenta oltre il 50% della superficie vitata, mentre per i nuovi impianti si preferisce il sistema Guyot. “La pergola, ovvero la toppia come diciamo noi, sta vivendo una seconda giovinezza, anche se ha costi di manutenzione molto alti con i suoi pali di castagno, gli arcaici sostegni in pietra locale. È un sistema di allevamento che si adatta sia al surriscaldamento per la maggiore ombreggiatura dei grappoli, sia come protezione dalle gelate tardive” spiega Garrone. Aggirarsi fra queste vigne è un viaggio all’indietro nel tempo, con i pali di castagno tagliati in luna calante e le legature fatte con rami di salici coltivati a fianco del vigneto. Qualche contadino, per sfruttare meglio il terreno, ha ancora l’abitudine di piantare ortaggi sotto le vigne, come si faceva un tempo.

Matteo Garrone, il fratello di Marco, è enologo; ed è lui assieme all’altro enologo, Edoardo Patrone, giovane patron dell’azienda che porta il suo nome, che dispensa consigli ai produttori del nuovo corso del Prünent: “Certo il nebbiolo è il re, ma abbiamo anche altri vitigni come croatina, barbera, merlot. Queste uve vengono utilizzate in piccole percentuali assieme al nebbiolo oppure per produrre altri vini sotto la denominazione Valli Ossolane”.

Fino a non molto tempo fa la denominazione annoverava solo un produttore attivo al suo interno: Cantine Garrone nelle Valli Ossolane, artefici della riscoperta di questo particolare biotipo di nebbiolo noto come Prünent. Inserito nell’area geografica del comprensorio del Nord Piemonte, è però segnato da tratti geologici diversi dai più noti vini vulcanici delle provincie di Novara, Biella e Vercelli. Stando al terreno, le componenti vulcaniche che invece caratterizzano i suoli delle zone di Boca e Gattinara qui vengono sostituite da granito, gneiss e derivati, che rendono il Prünent molto più simile a un vino della Valtellina, con acidità meno indomita ma gusto più morbido, sapido e, nelle annate giuste, ben profondo.

Il terreno del fondovalle, umido e sabbioso, poco adatto all’agricoltura, ha sempre obbligato i contadini a spostarsi sui ripidi pendii esposti a Sud, ma il microclima dettato dalle montagne e mitigato dai vicini laghi Maggiore e d’Orta, si è da sempre rivelato ideale per la viticoltura: la maturazione lenta e lo sbalzo termico tra il giorno e la notte, tipicamente montano, regalano infatti ai vini ossolani profumi straordinari.

Le pietre di quelle zone erano già famose da secoli, quando dal Montorfano partivano zattere cariche di blocchi di granito bianco destinati a costruire opere maestose, come le colonne situate nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura di Roma, datate 1830. Ma oltre che nel suolo, come spesso accade, il segreto si trova principalmente nelle vigne: i comuni di Montecrestese, Masera e Trontano vantano vigneti terrazzati di Prünent centenari e franchi di piede, situati dai 300 ai 500 metri circa di altitudine e frammentati in minuscoli appezzamenti di proprietà di un totale di 130 agricoltori, che hanno deciso di unire le forze nel 1994 per valorizzare la loro tradizione dal grande potenziale enoico.

La degustazione conferma l’identità piemontese a partire dal colore granato, ben limpido, per proseguire poi attraverso profumi di ciliegie, prugne e radici, con qualche parallelismo aromatico con il liquore di genziana, un digestivo ampiamente diffuso in Val d’Ossola. Lo sfondo finale però è pacatamente speziato, dai rimandi di cenere e di pietra, ad incorniciare un sorso snello, fluente e rinfrescante.

Nonostante dimostri una chiara vocazione all’invecchiamento, anche in estrema gioventù sfoggia un grande fascino grazie alla capacità di squarciare le sostanziose tessiture della gastronomia ossolana.

Le cantine del Prünent

  • Cantine Garrone, via Scapaccino 36, Domodossola (VB). Tel.0324 242990
  • Azienda Vitivinicola Edoardo Patrone, Borgata Baceno 51, Domodossola (VB); tel.03241990047
  • Villa Mercante c/o Osteria del Mercante, via Domodossola 37, S. Maria Maggiore (VB); tel. 3429241108
  • Casa Vitivinicola Eca, via Fabbri 42, Villadossola (VB); tel. 3497352002
  • Ca da l’Era, via del Piano 15, Pieve Vergonte (VB); tel. 3455882313
  • La Cantina di Tappia, Frazione Tappia, Villadossola (VB); tel. 3204880589

Qui sotto il link del precedente articolo sull’iniziativa promozionale organizzata dal Distretto Turistico dei Laghi

 

https://vittorianozanolli.it/2022/09/25/con-raspelli-e-il-distretto-turistico-dei-laghi-alla-scoperta-dei-vini-dellalta-val-dossola/

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