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Niente più destra né sinistra: Cremona sdogana la politica transgender

8 Aprile 2024

Da quando il pensiero dominante ha decretato che non vi sia più né maschio né femmina ma solo imprecisate identità fluide, niente pare in grado di arrestare l’avanzata del famoso transgender. E se la scure si è abbattuta nientemeno che sulla più antica – e tuttora apprezzata – differenza di genere, come poteva non abbattersi sulla più recente  – e non altrettanto quotata – differenza di genere rispondente ai nomi di Destra e Sinistra? A quanto pare il ‘politicamente transgender’ sta vigorosamente soffiando persino sulla surreale campagna elettorale di Cremona. Tant’è che i partiti nel disperato sforzo di riempire le liste, rimediando all’inappetenza dei potenziali candidati, si guardano bene dall’andar per il sottile: pronti tutti a imbarcare tutti. Non sempre, com’è ovvio, quest’allegra disponibilità scambista va a buon fine ma i due schieramenti ci hanno provato e tuttora ci provano. Simpatico è apprendere dei tentativi del centro sinistra di piazzare in lista un leghista e addirittura di proporre lo scranno più alto a uno dei più acerrimi avversari di quel nuovo ospedale che, stretto un patto di ferro con Forza Italia, il Pd stesso non solo fermamente vuole ma ritiene ormai cosa fatta. Certezza fondata sul più solido degli umani argomenti: la spartizione dei finanziamenti è già partita e com’è noto è più difficile far tornare indietro soldi già assegnati che far rientrare dentifricio nel tubetto.

Ma quanto a conversione transgender la palma della vittoria spetta al centro destra, protagonista di una delle più fantasmagoriche operazioni che la storia locale ricordi. Comincerei dal comunicato, di elegante fattura neostalinista, con cui lo scorso febbraio i quattro coordinatori provinciali – Ventura, Gallina, Bossi e Trespidi – hanno blindato il candidato Portesani: non avrai altro Dio fuori di Lui e diffidare delle imitazioni. Nessuna personale ostilità, sia chiaro, verso l’operoso John Travolta delle coop  che ha fulmineamente scalato le vette del centro destra cittadino. Ma la circostanza è singolare: la figura imposta agli elettori come il più puro distillato del ‘centro destra pensiero’ era in realtà reduce da mesi di giri di valzer, colloqui preliminari, cene e cenette  coi più autorevoli decisori del centro sinistra locale, primo cittadino compreso. Ovvio concluderne che fossero quelli i suoi interlocutori di prima scelta. Il che è legittimo, ma tuttavia fa dell’esaltato proclama dei quattro Moschettieri provinciali un autentico capolavoro di umorismo involontario. E, soprattutto, una bruciante confessione di impotenza: nel  perimetro politico del centro destra cremonese nessuno sarebbe in grado di rappresentarne valori e programma tanto coerentemente quanto un candidato che aspirava in realtà ad  essere impalmato dallo schieramento avversario. Il proclama bilanciava il traballante contenuto con un rigidissimo contenitore: postura dittatoriale, nessuna attenzione al sentire dell’elettorato e a quel confronto d’opinioni che è, e resta, stile e lievito di una politica democraticamente concepita.

Pare ormai certo che sarà il ‘ribelle’ Ferruccio Giovetti a rivendicare l’orgoglio identitario del centro destra ‘non transgender’ presentando una lista forse personalmente guidata. Inevitabile l’accusa di sabotatore e guastatore. Il che, date le circostanze, più che sconfessione appare come il migliore dei complimenti involontari. E chissà come verrà etichettata Maria Vittoria Ceraso che si candida con una lista dichiaratamente né di destra né di sinistra.

Vigilia elettorale quanto mai opaca e demoralizzante. Nessuna bollicina, nessun guizzo, nessuna di quelle idee forti e coinvolgenti sul futuro di Cremona che, nate da autentica esplorazione della sua anima storica e della sua vocazione profonda, possano essere punto d’appoggio  di solide prospettive di rinascita.  Palazzo e cittadini vivono da tempo in regime di separati in casa. La politica tenacemente elude tutte le patate bollenti attualmente in agenda. E parla d’altro. I cremonesi, inclini a rassegnato scetticismo, se ne fanno una ragione. E pensano ad altro. Si rischia un record di astensioni. La  cultura amministrativa langue e va a spegnersi sul bagnasciuga del più banale e trasversale affarismo.  E Dio sa quanto ghiotta sia l’occasione offerta dal futuro ospedale: dalle sostanziose commesse di attrezzature sanitarie ai nuovi servizi comprensibilmente ambiti da qualche cooperativa in ‘pole position’.

Ma non si ecceda in durezza a carico dei manovratori: la sofferenza locale viene da lontano ed è anche figlia di processi di ben più ampia portata in atto nel mondo contemporaneo. Certo, Cremona ci ha messo di suo: abbandono dei vivai in cui si coltiva  la futura classe dirigente, fuga dei cervelli dalla città e dei giovani dalla politica, impoverimento economico del territorio, difficoltà a integrare con iniziative altrettanto efficaci la scelta strategicamente vincente di attirare e potenziare poli universitari. Ma altrettanto grave e vistosa appare la debolezza di categorie economiche locali – industriali, agricoltori della Libera, commercianti eccetera –  che, prigionieri di antiche ruggini interne, non sono riusciti a trovare comune punto di caduta su un  nome fortemente condiviso e sostenuto. Quando le si chiede di fare squadra e battere un colpo con voce univoca la città non c’è. Il che è triste e pericoloso. Ma un tema, occultato da assordante silenzio, svetta su tutti e con tutti ha a che fare. Ed è la crisi del vecchio, caro municipalismo. Parola ormai rottamata, maliziosamente equiparata a miope provincialismo, a eccesso di patriottismo locale incompatibile con più alti sentimenti nazionali e globali. Fatto sta che altamente preoccupanti appaiono le concrete ricadute del fenomeno specie in una città di modesto potere contrattuale come Cremona: perdita di lealtà primaria  verso l’autentico interesse del territorio e della sua gente, ridotta capacità concorrenziale, inesorabile svuotamento di quel salvadanaio municipale che un tempo consentiva ai Comuni di far fronte alle forniture di servizi senza impelagarsi in quelle  nuove ‘utilities’ che, come A2A insegna, si stanno trasformando in cordate speculative principalmente dedite  al profitto azionario.

E’ la Caporetto del bene comune.inteso alla luce di quel tradizionale municipalismo  che, ormai collassato, rischia di ridursi a ostaggio di reti puramente affaristiche. Nel vuoto lasciato dal confronto e dallo scontro politico tradizionalmente praticato avanza dunque qualcosa di nuovo e diverso: la battaglia fra ‘pochi intimi’ per la spartizione di quote di ricchezza prodotta dal territorio ma solo in minima parte a lui destinata.  Così va il mondo. Almeno finché dal vivo del tessuto civico non partirà qualche serio segnale di volontà autodifensiva e ritrovato orgoglio municipale.

 

Ada Ferrari

7 risposte

  1. Analisi di grande e amara lucidità. E i cremonesi? Perseverano nel chiedersi quando la città sarà collegata o quando sarà attrattiva per imprese e aziende…se lo chiedono da decenni, mentre i politici non sanno più cosa inventarsi per non cambiare le cose .

  2. Sì, l’analisi è precisa: in quanto ai liberi battitori del centrodestra (Giovetti e Ceraso) ricordo sommessamente che negli ultimi 15 anni hanno cambiato più volte fronte e quindi non possono dare lezioni a nessuno; ma anche il centrosinistra non scherza con la tela che il lord protettore Pizzetti sta imbastendo per assicurare al candidato Virgilio l’appoggio di settori di centro con puntate verso la destra moderata consapevole del fatto che la politica energetica e urbanistica dell’amministrazione ha allontanato parecchi elettori dalla sinistra. Per me voterò solo candidati sindaci e consiglieri che negli ultimi dieci anni minimo non hanno cambiato casacca. E non sono tanti. Ma è certo che il livello di trasformismo e di mediocre consociativismo che affligge la politica cremonese da un lato e dall’altro è diventato intollerabile

  3. Illuminante Ada ….ma non avevo dubbi sulla tua capacità di individuare i “ rapanelli” purtroppo siamo messi molto male in quasi tutti i campi. Ai posteri l’ardua sentenza.

  4. Idee poche e ben confuse!!! Aspettiamo di vedere la composizione delle liste, ma per quel poco che sappiamo ora nella lista del centrodestra c’è di tutto un po’ e non si capisce come possano convivere persone tanto differenti e con visioni su temi importanti totalmente contrastanti. Ma loro, chi è in lista e chi li ha accolti lo sanno? Un’accozzaglia informe di idee e punti di vista messi insieme alla rinfusa con il candidato sindaco che cerca di incontrare i cittadini e avere contatti rassicuranti. Ma i suoi sponsor politici sono d’accordo? Non ho ancora capito come funziona…
    Con Virgilio si sa invece: parola d’ordine ” avanti tutta con quanto intrapreso” e chissenefrega dei cittadini dissidenti. Cementificazione a tutto spiano! Tacchini pone l’accento sull’ambiente, che non è cosa da poco. E il resto? Vediamo le proposte di Ceraso, dalla quale non ci si aspettava una rottura così. Ci spiegherà che cosa significa ” né destra, né sinistra”… Nessun partito alle spalle? Potrebbe essere un’idea!

  5. “Dio sa quanto ghiotta sia l’occasione offerta dal futuro ospedale: dalle sostanziose commesse di attrezzature sanitarie ai nuovi servizi comprensibilmente ambiti da qualche cooperativa in ‘pole position’” E’ proprio così e non si riesce a guardare più in là e a capire che il nuovo ospedale è solo un altro ennesimo capitolo della cementificazione selvaggia di cui a Cremona e provincia si muore come documentato dai dott. Cavalli e Bottini nel convegno “Territorio democrazia salute” del 6 aprile. La politica ridotta a comitato d’affari è sorda per contratto d’ingaggio. Non c’ è via d’uscita se non in quella auspicata da Ada Ferrari “volontà autodifensiva” da parte della cittadinanza tutta che non può procrastinare oltre la presa d’atto che così si muore e si ipoteca il diritto a vivere di chi ora si affaccia alla vita.

  6. Articolo intelligente ed arguto, purtroppo assai amaro nel suo realismo : vero è che la situazione rispecchia quanto avviene a vari livelli del mondo contemporaneo, ma è molto triste rendersi conto che una città di cui tutti i cremonesi sono orgogliosi non abbia politici altrettanto decisi a operare per il suo bene ed evitarne la deriva e l’isolamento.
    Cosa rimane da sperare : che lo scritto sia un monito ai politici e che i cremonesi non si rassegnino…. non ci sono altri mezzi.

  7. Ho letto con interesse il suo intervento che denuncia il trasformismo in politica. Diciamo che in linea di principio sono assolutamente d’accordo con lei, ma com’è stato possibile arrivare a questa situazione? Credo che ci siano delle colpe in tutti i settori della società, il menefreghismo dei cittadini per la ” cosa pubblica ” e cercare il” favore ” per piccoli interessi di bottega,il continuo tam tam mediatico teso a creare cortine fumogene sui veri interessi in gioco ,soprattutto dall’arrivo di Berlusconi in poi è stato un vero “assalto alla baionetta ” al pubblico interesse . Tutto è diventato relativo ,si dice tutto ed il contrario di tutto ed a volte si spacciano fake news o mezze verità estrapolate dal contesto per arrivare ai propri scopi. Naturalmente ognuno è responsabile nel suo piccolo di essere stato alla finestra, forse non capendo come stavano andando le cose.

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