Oggi 18 marzo, presso Sala Zanoni, si è tenuto il 4° lunedì Virgiliano, coordinatrice la docente Alessandra Fiori. Tema dell’incontro: Gli Alberi, nostri alleati contro la crisi climatica. Collegato on line Giovanni Damiani, biologo, esperto in ecologia ambientale. È stato uno dei leader regionali e nazionali dei Verdi. Già consigliere regionale e assessore all’ambiente della Regione Abruzzo, è stato direttore generale dell’Anpa (Agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente, oggi Ispra), componente della commissione nazionale per le Valutazioni dell’impatto ambientale al ministero dell’Ambiente e direttore tecnico dell’Arta (Agenzia regionale per la tutela dell’ambiente).
Oggi, esordisce il relatore, le minacce più gravi all’ecosistema non derivano da un nemico “esterno”, ma dalla messa a repentaglio delle stesse sostanze di cui siamo fatti, del magnesio, del calcio, del fosforo (molecola straordinaria, ma in via di esaurimento); dall’anidride carbonica, che di per sè non è certo una sostanza inquinante, anzi ci è amica e senza la quale non si sarebbe sviluppata la vita e che è contenuta in moltissime sostanze, dalle bibite che consumiamo al nutrimento delle piante per la fotosintesi.
Ci sono fondamentalmente due leggi che regolano l’equilibrio di queste sostanze necessarie per la nostra stessa esistenza.
La legge del Minimo o legge di Liebig che decreta che tutte le sostanze di cui è composta la vita devono rimanere al di sopra di un minimo, sotto il quale la vita si bloccherebbe.
La legge del Massimo o legge di Shelford: gli organismi possono presentare un ampio intervallo di tolleranza, rimanendo però sempre sotto un livello massimo accettabile, oltre il quale la vita cessa.
Per l’anidride carbonica, CO2, è successo che si è superata la legge del massimo. Se infatti il contenuto di carbonio va sotto un livello minimo a livello suolo, si va incontro alla desertificazione, mentre se in atmosfera si supera il livello massimo di tolleranza, si va incontro ad una grave crisi climatica.
Un esempio dei danni che una alterazione al massimo può fare a livello acque, è accaduta nell’Adriatico negli anni ’80 con una invasione anormale di mucillagine per un eccesso di elementi sversati da sistemi fognari non monitorati.
Tutti abbiamo bisogno di bere e di mangiare, ma senza aria e senza respirare non si sopravvive che pochi secondi. Purtroppo in questa epoca c’è stata una rottura di questo delicato equilibrio nel nostro pianeta, le emissioni di CO2 (causate da combustioni, trasporti, cementificazione, ecc.) sopraffanno di gran lunga l’assorbimento (alberi, arbusti, zone umide, ecc). Dati alla mano, anno dopo anno, milioni di metri quadri di foreste stanno scomparendo e le piante rimaste non riescono più a compensare.
Questa epoca viene definita Antropocene, e questo eccesso di anidride carbonica ha già portato all’aumento su tutto il pianeta di 1 grado e mezzo di temperatura. Tra le conseguenze dell’aumento, ci sarà una emergenza climatica (da non confondere il clima con il meteo) che porterà ad un aumento dei livelli del mare, che arriverà ad occupare tutte le terre a basso livello idrometrico (la pianura Padana ad esempio), a una alternanza di piogge intensissime e a seguire lunghi periodi di siccità.
Ebbene, l’unica vera soluzione sono gli alberi, le zone umide, la tutela di patrimonio forestale, boschivo ed arboreo (parchi cittadini e aree verdi urbane). L’aumento delle temperature mette a rischio la salute umana, ancor di più per chi vive in città, per chi lavora all’aperto. Ed ecco la semplice soluzione: piantare un albero (l’equivalente di 5/10 condizionatori domestici, in base all’ampiezza della pianta).
Messaggio espressamente rivolto a chi amministra i Comuni: “Cari Sindaci, piantate alberi, non capitozzateli, curateli, sono dei condizionatori naturali. Un altro consiglio è quello di fare in modo che i giardini, i parchi e le aree verdi in città siano sempre creati su un livello più basso delle costruzioni circostanti, in modo che possano raccogliere l’acqua piovana senza sprecarla.
Un ulteriore aspetto fondamentale dell’importanza delle piante, è che rilasciano particelle organiche, senza le quali non sarebbe possibile la condensazione dell’acqua, che permette di trasformare dallo stato gassoso a quello liquido quel bene così essenziale per tutta la vita, l’acqua e il suo prezioso ciclo”.
In Italia, negli ultimi anni, c’è stato un consumo di suolo impressionante, togliendo quell’altra importantissima funzione degli alberi, fare rete con le loro radici, redistribuire le sostanze nutrienti gli uni agli altri, trattenere l’acqua, drenare, proteggere. Bisogna tornare ad avere dei suoli sani.
Ed ecco poi una grande verità, che da tempo sospettavo, ma della quale oggi mi è stata data conferma da un esperto, uno scienziato, un biologo di fama internazionale. Le biomasse sono una piaga, stanno facendo una strage del nostro sistema boschivo. Gli alberi sono nati molto prima dell’essere umano e hanno molta più saggezza: loro senza di noi possono vivere, noi senza di loro no!
Allora perché questo “albericidio” in un momento così delicato? Oggi la biomassa legnosa è considerata energia rinnovabile, ma la realtà è che c’è un ritorno di guadagno di 10 costo, 49 intascati (è stato fatto l’esempio del Parco del Pollino tra Basilicata e Calabria dove si trova un grande impianto a biomasse che brucia 380.000 tonnellate di legname).
Nel nostro sistema economico, gli alberi valgono più da morti che da vivi. In Italia abbiamo una media di estensioni boschive ben più bassa del resto dell’Europa (150 a 700). Se si eliminassero i contributi che vengono dati a questa falsa economia rinnovabile, forse smetterebbero questi scempi. C’è poi da considerare che per tagliare, raggruppare, trasportare e cippare i tronchi si consuma molta più energia di quella che poi di fatto viene prodotta. Inoltre, bruciare un albero che per esempio per 80 anni ha consumato CO2 e liberato ossigeno, nel venire bruciato rilascia in atmosfera ulteriore CO2 e lo si trasforma di fatto da nostro alleato a nostro nemico.
Questo governo ha tolto ulteriori vincoli, permettendo con più facilità e meno regole di disboscare, ma quello che hanno chiesto i giovani ragazzi di terza media della Virgilio è come riuscire a sensibilizzare i politici e fermare questa devastazione? L’importanza di recuperare una “scienza della lungimiranza”, se non vogliamo andare incontro alla peggiore delle crisi sociali e umanitarie che possiamo immaginare è l’auspicio di Giovanni Damiani.
Per concludere, anche se brevemente a causa dei tempi limitati dell’utilizzo della sala, si è presentata Maria Rita Signorini, presidente di Italia Nostra Toscana, del “Sindacato dei Boschi” come lo chiamano gli iscritti, GUFI (Gruppo Unitario per le Foreste Italiane) che ha ribadito che la produzione di energia da combustione di biomasse legnose non può in alcun modo essere considerata “energia rinnovabile” e non dovrebbe perciò usufruire di incentivi economici, a causa dei quali si sta mettendo a rischio l’intero patrimonio boschivo italiano. La conservazione delle foreste è essenziale per la stabilità del suolo, la regimazione delle acque, il sequestro di CO2 e quindi il contrasto ai cambiamenti climatici.
Un incontro davvero significativo, ma senza l’azione corretta di chi ci governa, parole perse gettate al vento.
Paola Tacchini
3 risposte
Che le biomasse fossero una piaga, facendo strage del nostro sistema boschivo, non mi risulta una verità che avesse bisogno di conferme. Comunque bravissimo anche se un po’lungo e forse un po’ troppo “scientifico”per i non addetti ai lavori.
Servono pioppi non genericamente alberi.
Non puoi pensare di fare foreste da noi. Il clima sempre più caldo non lo permette . I pioppi crescono velocemente e alla fine del ciclo si ripiantano. E i pioppi si scambiano Co2
grazie per la pubblicizzazione di questo incontro che contiene
messaggi sui cui riflettere e da divulgare