Nucleare a Fukushima. Errori, omissioni e un eroe: Masao Yoshida. Parliamone

12 Maggio 2025

Dedicato a Filippo, che mi ha stimolato nella ricerca sul nucleare, ad Alessandro Portesani , che ne ha riaperto il dibattito, e a Marco Pezzoni, se ancora ne è interessato. 

In un video Youtube del 10  marzo 2022 di Geopop, un sito di divulgazione scientifica dal titolo: “Cosa  successe l’11 marzo 2011 in Giappone”, e chiaramente pronucleare, al minuto 1.34 il relatore viene  a dire che il disastro di Fukushima fece un solo morto ufficiale, il direttore della Centrale nucleare, Masao Yoshida. 

Dio ci salvi dalla cosiddetta ufficialità come sinonimo di dogma, che mi fà venire in mente il tribunale  dell’inquisizione scientifica terrapiattista che condannò Galileo, e che Filippo sembra  minacciosamente evocare quando parla di debunking. 

A Filippo, comunque, nello smentire l’affermazione di Geopop attribuita a me, non posso dar torto  quando dice che quell’affermazione è sbagliata, ma per un motivo opposto al suo, nel senso che di  morti, malati e danneggiati, diretti e indiretti,il disastro nucleare di Fukushima ne fece molti di più.  Già ho citato i due operai morti; ne fecero addirittura un film, e non era Spielberg il regista. Ah già  ma per qualcuno non c’entrava la situazione emergenziale nucleare. 

Consideriamo poi le decine di migliaia di evacuati, non per lo tsunami, sia chiaro, ma proprio per  l’incidente nucleare. Ma se l’emissione di radiazioni, come dice Filippo, era così bassa da essere innocua per la salute,  che senso aveva far evacuare tutte quelle persone, molte delle quali non tornarono più, e non solo  perché erano finite nella tomba? 

Come dimenticare poi il famoso presentatore tv Otzuka Norikazu, il quale pochi giorni dopo il  disastro di Fukushima, per tranquillizzare la popolazione e minimizzare i danni da radiazioni,  consumò in diretta tv con la sua assistente, verdure provenienti dalla Prefettura di Fukushima? (Huffpost Italia 1/7/2013). Poco tempo dopo si ammalò di leucemia, che fortunatamente però non  lo portò a morte. Ah ma attenzione che “l’avvocato dell’atomo” caso più unico che raro, forse,  negò che le avesse mangiate. Eppur si vide il contrario, e il fatto nei suoi significati fu diffuso in tutto il  mondo! Avesse bleffato, era da bastonare! 

Ovviamente nessuna correlazione ”ufficiale”, anche in questo caso, con le radiazioni assunte per le  verdure. Eppure si sa che i tumori del sangue, oltre al cancro della tiroide, sono tra i primi a insorgere dopo un’importante esposizione radioattiva.  Ed è proprio per una mancata teorica coincidenza temporale per l’insorgenza del cancro all’esofago  di cui morì Yoshida, essendo la latenza media dall’esposizione all’insorgenza di questo tumore dai 5  ai 10 anni, che la Tepco, l’azienda responsabile della centrale, negò la relazione causale tra il tumore di Yoshida e la fuga di radiazioni. Ma a quanto pare non fu neppure una questione di temporalità, visto che i tempi di correlazione  per la leucemia di Norizaki ci potevano stare, ed invece neppure la sua leucemia fu ufficialmente  riconosciuta correlata all’incidente.  

Insomma, la presunta mancata correlazione temporale per Yoshida risultava essere un pretesto.  Bisognava comunque negare ogni correlazione, a prescindere. Eppure Yoshida era stato un buon profeta di se stesso. Accorso immediatamente alla centrale, dopo l’incidente, vi rimase col suo team di circa 50 persone a curare l’emergenza, ma quando si ammalò,  nel novembre di quello stesso anno, in una delle rare interviste concesse quand’era ricoverato in  ospedale, disse che “lui e i suoi collaboratori sarebbero morti di cancro (Sky Tg24 , 9/7/2013), ma  qualcuno doveva pur cercare di fermare questa catastrofe”. Ammissione indiretta di quelle  radiazioni come causa tumorale. 

Eppoi della sorte dei suoi collaboratori, a parte i due operai citati, non s’è saputo più nulla. Almeno  nulla sono riuscito a rintracciare. 

Eppure se si voleva condurre uno studio serio sulle conseguenze dell’incidente. Quella era la  situazione ideale, e materiale umano non ne mancava di certo. Perché invece non se n’è fatto niente? La cosa appare un po’ sospetta, perché la prima impressione fu che si volesse negare o minimizzare  a tutti i costi, pena un grande danno d’immagine non solo per l’azienda stessa, non solo per il  governo del Giappone, ma per l’intera industria dell’energia nucleare. 

A meno che fosse, come pensa Filippo, e cioè che la perdita di radiazioni era stata così bassa da  ritenersi innocua per la salute, sia a breve sia a lungo termine.  

In merito, la Rivista Energia online dell’11/3/2021, riporta che l’11/3/2011, il giorno dello tsunami,  l’Agenzia Kyodo di Tokyo, una delle principali fonti di stampa del Giappone, riferiva che quel  giorno il livello di radioattività dell’impianto di Fukushima era in risalita, e che la sera stessa era  cresciuto di 1000 volte la soglia normale. 

Quindi che il portavoce del governo. Yukio Edano, il 12 di marzo ordinò l’evacuazione dei residenti entro 10 km dalla seconda centrale. 

Quindi che il 13 marzo l’Autorità per la sicurezza nucleare francese dichiarò che il rilascio di radioattività dalla centrale di Fukushima per l’esplosione del reattore 1 era elevato. 

Quindi che il 23 marzo gli Stati Uniti d’America bloccarono le importazioni di centinaia di prodotti  alimentari dal Giappone. 

Quindi che il 26 marzo la NISA, l’Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese, dichiarò che il  livello di radiazioni vicino ai reattori 1 e 4 era di1.250 volte superiore al normale.  

Quindi che il 27 marzo fu accertata la presenza di iodio radioattivo 131 attorno al reattore 2 a un  livello 100 mila volte superiore alla norma. 

Quindi che il 12 aprile la Nisa attribuì all’incidente di Fukushima il massimo livello della Scala  INES, il 7 (l’unico caso di tutti i tempi assieme a quello di Chernobyl) , per la continua fuoriuscita di materiale radioattivo, sebbene di gravità inferiore a Chernobyl. 

La Scala INES, un parametro istituzionale introdotto nel 1989 dall’AIEA, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, serviva a rendere immediatamente percepibile al pubblico e agli enti, in maniera univoca, la gravità degli incidenti nucleari: il livello 7 era quello dell’incidente c atastrofico, che comporta il più alto grado di rilascio del materiale radioattivo. 

Perciò, tra il livello 7 della scala INES e i bassi livelli di radiazioni assorbite. del quale parla Filippo, ne passa!! 

Tornado a Yoshida, egli fu dipinto come un eroe perché non solo sfidò gli alti livelli di radiazioni,  ma disobbedì ai dirigenti dell’Azienda perché l’acqua di mare che lui voleva introdurre per  raffreddare l’impianto, e quindi ridurre al minimo i danni per il Giappone, per loro significava invece danneggiare irrimediabilmente la centrale.  E i fatti gli diedero ragione: parzialmente riuscì nella sua impresa, ma a discapito della sua vita. Come previde, perché nel novembre di quello stesso anno si ammalò e quindi morì dopo due anni e qualche mese dall’incidente. Versione però mai accettata dalla Tepco. 

E’ evidente anche che farlo passare da eroe, per tutta la stampa nazionale edinternazionale,  significava riconoscere l’alto rischio che si era assunto, non per lo tsunami, bensì per la  radioattività. 

Molto altro ci sarebbe da dire, ma vorrei concludere con Carlo Rubbia, Premio Nobel per la fisica nel 1984.  Egli disse: “Ora noi sappiamo che quello che si misura è la quantità di radiazioni che uno riceve, e  si misura in Sievert . Con 250 sievert c’è una probabilità del 50% di morire. Ora sappiamo che in  questi reattori la quantità di radiazioni è dell’ordine di 10 miliardi di sievert, quindi una quantità  infinita di radiazioni. Il problema è quanto di queste radiazioni potrà sfuggire al controllo”. 

Non solo, mise in guardia sulla poca sicurezza del nucleare attuale (a cui preferiva gli impianti al  Torio, il primo dei quali sarebbe stato recentemente avviato in Cina), invitando il presidente  dell’Agenzia della sicurezza nucleare, Umberto Veronesi, a fare personalmente una visita alla  centrale di Fukushima “per capire quello che sta succedendo.., anche perché quello che noi  riceviamo come informazione dal Giappone è poco chiaro e incompleto, controllato da  mass media,  mentre serve capire cosa sia realmente successo”. ( greenme, 29/3/2011 ). 

 

Stefano Araldi

 

Da Chernobyl a Fukushima… parliamo di ‘nucleare pulito’

 

 

 

7 risposte

  1. Complimenti al Dott. Stefano Araldi, per la ricca raccolta d’ annotazioni e l’ approfondita ricerca.
    Bravo .

  2. Complimenti, dottor Araldi, per questa aggiunta al suo precedente articolo sul tema del nucleare. Non mi ero inserita nel dibattito, e non intendo farlo nemmeno ora, perché sono consapevole di non avere adeguate competenze in materia. Sento, però, il desiderio di congratularmi con lei per il lavoro serio, ampio e documentato che ha condotto e per quella appassionata ricerca della verità che caratterizza ogni suo articolo.
    Mi piacerebbe che il dibattito tra competenti continuasse a vantaggio di tutti!

  3. Mi sento lusingato, un articolo solo per me, già un po’ meglio dell’altro, ma delle conclusioni e considerazioni sono comunque sbagliate.
    Iniziamo che non ho presente il video di Geopop, ma l’affermazione che fosse vittima della radioattività è comunque sbagliata, è stato riconosciuto il risarcimento dalla Corte, ma non costituisce un fatto scientificamente dimostrabile. Il consenso scientifico è che sotto i 100 mSv/y (limite comunque operativo, il processo alle base dosi non è noto e non è misurabile, richiederebbe campioni di miliardi di persone e per avere evidenze statistiche, il valore “vero” quindi può variare, ci sono evidenze di popolazioni sottoposte a dosi molto più elevate con incidenze di tumori persino più basse della media per esempio) le evidenze statistiche di un aumento del rischio di tumore sono indistinguibili dallo zero. Non lo dico io, o geopop, ma gli esperti di radioprotezione. Rimane sempre il principio di precauzione e ALARA, e il modello LNT alle basse dosi rimane il più praticato, ma proprio a seguito dell’evacuazione smisurata di Fukushima non è raccomandato per studi epidemiologici della popolazione. Poi se vogliamo parlare di morti per evacuazione è un’altro discorso, ma le morti per radiazioni sono zero.
    Le morti per evacuazione ci sono state, soprattutto per le complicazioni degli anziani nell’evacuare, ma oggi sappiamo che erano evitabili date le basse dosi in gioco, ovvio facile dirlo a posteriori, ma così come per TMI-2 l’impatto alla popolazione per la radiazione è trascurabile (dai report linkati sopra leggi una massima di 8mSv il primo anno, 0,31 mSv ora, o 36 nSv/h, la radiazione di fondo a Milano è 106 in questo momento). Infatti quando dici “sono tra i primi a insorgere dopo un’importante esposizione radioattiva” è giusto, ma sottolineare “importante” che per la radioprotezione ha un valore allegato, ma usata così qualitativamente è solo una fallace “correlation equals causation”. Inoltre non reputerei un’intervista di Sky TG24 come fonte al pari di studi scientifici.
    Riguardo alla sorte dei collaboratori nemmeno io ho informazioni, ma posso solo aggiungere che dai report ho letto che sono sotto osservazione, dei lavoratori dell’impianto fino ad oggi 6 hanno ricevuto dosi stimate superiori a 250mSv e 168 tra i 100 e 250mSv, a quanto ne so però non viene specificata la distinzione tra i 50 e gli altri operatori (privacy immagino).
    “tra il livello 7 della scala INES e i bassi livelli di radiazioni assorbite. del quale parla Filippo, ne passa!!” Qui stai facendo confusione perché:
    1) La radiottività intorno all’impianto era elevata corretto, ma rimane sempre da distinguere radioattività e dose efficace assorbita, che è consultabile nel report.
    2) la scala INES ed uno strumento per quantificare e comunicare il livello di un incidente e non va cito testualmente “It also should not be used to trigger emergency response actions.” Non funziona come una scala 1 ad 1 per quantificare gli effetti delle radiazione alla popolazione, ma indica solo che c’è stato un rilascio di radioattività. Quindi puoi avere un livello 7 come Chernobyl con 200 morti per radiazione così come un 7 come Fukushima con 0. Nulla di sbagliato, se non cercare di accoppiare una scala qualitativa di incidenti ad un incremento di rischio di tumori.
    Ancora, usare l’opinione della stampa nazionale non ha nulla di scientifico. (Un po’ off topic, ma se vogliamo fare un po’ di strawmanning allora prendiamo il corriere della sera che scrive che nell’inverno boreale la terra è nell’afelio come fonte di saggezza scientifica).
    Riguardo a quello che dice Rubbia è corretto, ma fai un’errore sensazionalizzazione, quella è la dose all’interno del reattore, e ovviamente non puoi stare di fianco ad un reattore in funzione perché muori per il solo flusso di gamma, ma non è la dose efficace assorbita in caso di rilascio. Per arrivare a quella in caso di incedente si sono messe apposta barriere mitigative, come il contenimento, che la tagliano a livello trascurabili (vedi TMI-2 e infatti… Fukushima). Logica al livello di “numero grande = spaventoso” completamente rimossa di alcun contesto o nozione di come funziona il sistema.
    Inoltre riportare Rubbia perché è un premio Nobel antinuclearista è un po’ una fallace di appello ad autorità, poi però qualche paragrafo sopra sopra io che richiamo gli inquisitori dogmatici… L’ “ufficialità” ci piace quando viene dal nostro lato ehh.

    Comunque rimangono considerazioni ancora mancanti della conoscenza dei concetti di base, ginnastica logica e sensazionalismi (anche se mi sembrano di meno dell’altra volta). Per il terzo articolo consiglio di leggere questi documenti.

    https://www.unscear.org/unscear/en/publications/2020_2021_2.html

    https://publications.jrc.ec.europa.eu/repository/handle/JRC125953

    https://www.unscear.org/unscear/en/publications/whitepapers.html

    https://nucleareeragione.org/fukushima-daiichi/

    1. “Ovviamente non puoi stare di fianco ad un reattore in funzione perché muori per il solo flusso di gamma, ma non è la dose efficace assorbita in caso di rilascio. Per arrivare a quella in caso di incedente si sono messe apposta barriere mitigative, come il contenimento, che la tagliano a livello trascurabile (vedi TMI-2 e infatti… Fukushima)…..”. Rispetto a questo passaggio e più in generale al senso delle sue argomentazioni mi chiedo come mai in caso di incidente ad una centrale si prendano provvedimenti così drastici di allontanamento della popolazione residente, allontanamento che dissesta un habitat umano e costringe ad una lunga marcia di recupero della vivibilità del territorio con prezzi umani e sociali pesantissimi. Se le radiazioni fossero acqua fresca mi chiedo quale sia la ratio di questi provvedimenti e perché si insista in questa direzione pur a fronte delle magnifiche sorti e progressive della gestione di incidenti nucleari. La logica ha le sue ragioni e millantare certezze quando magari ci sono ampi margini di incertezza è un abuso e una roulette russa con la vita altrui.

  4. Riguardo a quanto scrive Filippo, solo un paio di obiezioni. 1) Perché mai dovrebbe essere “fallace ” il richiamo a Rubbia, visto che poi ammette che il riferimento è corretto? Rubbia che poi non è vero che sia un antinuclearista, tant’è che l’ho citato in riferimento anche agli impianti al torio che preferiva anche perché non danno problemi di scorie e la Cina ne ha avviato uno in tempi recenti, pur dicendo, Rubbia, che è bene dare impulso anche alle rinnovabili. Infine il richiamo all’autorità di Rubbia non è nel contesto di un tribunale dell’Inquisizione scientifica, ma al contrario alla libertà di pensiero di un’eminente figura che esula dal dogma ufficiale. 2) il disprezzo del giornalismo. Forte della sua scienza ufficiale, (la lingua batte dove il dente duole) Filippo ancora una volta cade nell’irresistibile tentazione di dimostrare la superiorità della scienza, la sua scienza, l’unica depositaria della suprema verità. A confronto quelle giornalistiche sono verità da strapazzo (supremo disprezzo della categoria dei giornalisti). Eppure è grazie anche ad un impudente giornalismo cheladdove la cosiddetta scienza e la giustizia pensavano di aver definito i problemi, si sono riaperti casi che hanno portato ad interpretazioni ben differenti. Pensiamo al caso Resinovich. Pensiamo ai due pescatori scomparsi ad Olbia dalla vigilia di Pasqua, dei quali solo ora si arriva a pensare a una possibile collisione…nonostante tutti i mezzi e tutta la scienza che sinora chi di competenza aveva a disposizione….

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