Nuovo Codice appalti – Galimberti: “Servono modifiche per applicazione certa e omogenea”. Per il sindaco di Cremona, intervenuto ad un convegno Ance, le misure dovranno tutelare gli investimenti degli enti locali. “Per il nuovo Codice appalti bisogna garantire maggiori semplificazioni, non solo sulle procedure di affidamento ma anche per le fasi di pianificazione, programmazione e progettazione degli interventi”. Lo ha sottolineato Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona e membro del direttivo ANCI, partecipando al convegno Cantiere Italia – Tra PNRR, emergenze e nuovo Codice degli appalti, organizzato mercoledì 18 gennaio a Roma dall’ANCE nazionale alla presenza del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini.
“Il nuovo Codice dovrà entrare in vigore entro il 31 marzo 2023, come da PNRR di cui costituisce una delle riforme richieste in sede europea – ha proseguito Galimberti – quindi i tempi sono molto stretti a fronte dell’assoluto rilievo del provvedimento che riscrive le regole per l’affidamento di lavori, servizi e forniture. Va considerato che tali attività sono elementi essenziali dell’azione amministrativa e di sviluppo territoriale dell’ente locale e che i Comuni – secondo i dati della Corte dei conti, esposti in audizione al parlamento a febbraio 2021 – sono i maggiori investitori del Paese: nel
triennio 2018-2020 hanno proseguito il trend di crescita, avviando 70.219 opere (oltre l’80% del totale), con un +12% rispetto al triennio 2015-2017”. “In merito a ciò – ha aggiunto il sindaco – è necessaria una normativa chiara che dia certezza alle amministrazioni ed agli operatori, per innescare un circuito virtuoso di collaborazione, specie in questa particolare fase storica, per il raggiungimento di obiettivi condivisi. Su questo è positivo l’accoglimento nel testo del nuovo Codice delle richieste ANCI di messa ‘a regime’ di alcune discipline ora utilizzate invece in deroga al Codice vigente. Tuttavia, vanno risolte alcune problematiche: è necessaria la semplificazione in fase di programmazione delle opere, servizi e forniture ma, soprattutto, va modificata l’impostazione della qualificazione delle stazioni appaltanti, al
momento prevista per le fasi di progettazione, affidamento ed esecuzione; bene la prevista soglia oltre la quale vige l’obbligo di aggregazione, che andrebbe però aumentata’.
“Su tale importante tematica, l’ANCI ribadisce la condivisione della volontà di ‘professionalizzazione’ delle stazioni, come richiesto dall’UE – ha evidenziato Galimberti – ma, alla luce dell’impatto della nuova disciplina anche rispetto
all’attuazione del PNRR e nell’ottica di accelerazione delle procedure, ritiene essenziale eliminare la prevista qualificazione per l’esecuzione del contratto, contraria al principio della responsabilità civile sui contratti pubblici, nonché disporre la qualificazione ‘di diritto’ anche per le Province, le Città metropolitane ed i Comuni capoluogo”.
“Infine chiediamo che la disciplina sulla qualificazione operi in base ad un criterio di ragionevolezza e che sia modificata la prevista e farraginosa procedura dello schema del nuovo Codice, inerente l’affidamento per le stazioni appaltanti che non sono qualificate. Va prevista la possibilità di poter procedere autonomamente da parte delle stazioni appaltanti non qualificate nel caso in cui non ve ne sia una qualificata che in tempi rapidi possa effettuare tale procedura, senza ulteriori attese. Come Associazione – ha concluso Galimberti – riteniamo altresì fondamentale disporre una fase transitoria adeguata per l’entrata in vigore del sistema di qualificazione, tenendo conti dei tempi del PNRR, nel rispetto degli
impegni presi in ambito europeo”.