Ospedalino-resort da fantascienza, 179 pagine per illudere il territorio

17 Settembre 2023

Stupefacente. Angosciante.  Esaltante. Deprimente. Straordinario. Visionario. Linfa per il futuro prossimo. Estrema unzione per il presente.  Fantascienza. 

Caleidoscopio di sorprese, cilindro per prestigiatori, mazzo di carte di Maverick e Cincinnati Kid, il documento di Indirizzo della progettazione del  Nuovo Ospedale  di Cremona (https://www.cr-new-hospital.concorrimi.it/allegati/2.%20Documento%20di%20Indirizzo%20della%20Progettazione_Nuovo%20Ospedale%20di%20Cremona.pdf) è  la lampada di Aladino. È tutto. È di più. È di più ancora. È straripante.  Velleitario. È il passaggio del Rubicone, il «dado è tratto» di Giulio Cesare.

Centosettantanove pagine di marketing. Non eccezionale. Ottima confezione. Comunicazione non da fuoriclasse.

Il documento descrive, reclamizza, promuove l’ottava meraviglia del mondo. La impone.

Vende un sogno. Titilla l’orgoglio cremonese. E con l’impiego di droni per la gestione della struttura (pagine 24 e 79), propone una sanità pubblica ai confini della realtà (Pietro Cavalli in Vittorianozanolli.it, 15 settembre).

Centosettantanove pagine per illudere il territorio d’essere ai vertici dell’assistenza sanitaria, senza avvertire che dietro l’angolo si  trova un deserto distopico. 

Il progetto è ambizioso.  Presuntuoso. Senza limiti. È mantra e ossessione: sarà «paradigma di un nuovo modello per l’ospedale del futuro» (apertura pagina 5). 

Sarà «paradigma per la realizzazione di nuovi ospedali nell’era post pandemica» (chiusura pagina 5).  

Sarà «modello tipologico, un esempio di best practice internazionale sul tema dell’ospedale del futuro» (pagina 7).

«L’ospedale diventa un luogo per il benessere olistico del paziente, in armonia con l’intero ecosistema» (pagina 40). Minchia.

Centosettantanove pagine per concionare sul sacro Graal e sul vello d’oro. Considerazioni interessanti, ma non da convincere che la vecchia carretta meriti d’essere abbattuta. 

Ripetitivo e ruffiano, il racconto insiste su aspetti esistenziali oggi di moda. Su tematiche   mainstream. Ma le banalizza. Le rende slogan pubblicitari.  Le trasforma in sceneggiatura di film di sci-fi di serie B.  Spunto per grafic novel.   Teatrino. Propaganda da imbonitori di fiera. 

«La struttura ospedaliera e il Parco della salute (previsto al posto dell’attuale ospedale, ndr) integrano servizi e spazi che promuovono uno stile di vita salutare, con attenzione alla nutrizione, all’esercizio fisico, all’interazione sociale, alla serenità e al rilascio dello stress» (pagina 40). 

Non risulta che negli ospedali old style di oggi – tra questi quello di Cremona –  i pazienti conducano una degenza sregolata. Difficilmente si ubriacano, si fanno una canna, s’impasticcano extra terapia. Non consumano pasti pantagruelici. Piuttosto francescani.  Non cantano Siamo solo noi.

Centosettantanove pagine per precisare che: «Il benessere della persona coinvolge l’intero ecosistema: l’ospedale diventa un luogo di armonia tra uomo e natura, anche attraverso il rispetto delle altre specie e l’inclusione degli animali sia come accompagnatori che quali supporto alla terapia nelle prestazioni clinico assistenziali che possano giovarsi del loro contributo (IAA – Interventi Assistiti con gli Animali)» (pagina 4o). Poetico e grottesco.

Il maneggio per i traumatizzati non è contemplato. Pazienza.   Sono invece previste un’area recintata, verdi recintati per il pascolo degli animali per pet-therapy e una farmacia veterinaria (pagina 43).

Centosettantanove pagine per proporre un resort-ospedale extralusso dotato di spazi privati e intimi per il raccoglimento. Di spazi multifunzionali per terapie di gruppo. Di spazi musicali con strumenti. Freudiano e inconscio omaggio degli estensori del documento al passato del direttore generale Giuseppe Rossi, in gioventù chitarrista, con il nome di Gegè, dei Distretto 51? 

Ci saranno spazi per la preghiera, il relax, la decompressione.

Non mancheranno giardini terapeutici per diverse tipologie di utenti, biblioteca all’aperto e zone per book crossing. Poi specchi d’acqua e benessere. Ciliegina: area beauty, spa. O yeah! 

Poi ancora, ristorante, caffetteria, cucine condivise, spazi commerciali e area mercato di prodotti alimentari. Spazio sorvegliato per il nido per i figli di pazienti e staff, doposcuola e ludoteca. Poi altro ancora. A pagina 43 l’elenco completo.

Centosettantanove pagine per propagandare un posto ideale per passarci qualche giorno di ferie. Non è specificato se per godere di questo angolo di paradiso sia necessario rivolgersi al classico Centro unico di prenotazione dell’Asst. Oppure a un’agenzia turistica, la quale potrebbe offrire un pacchetto completo comprendente la visita al canale navigabile, all’inceneritore, ai totem. Se verrà costruito, nel tour potrebbe starci anche l’impianto di biometano (Cremonasera, 16 settembre).

Centosettantanove pagine per informare che «l’’ospedale diventa low-carbon, dalla progettazione all’approvvigionamento dei materiali, dalla costruzione all’attività, fino al disassemblaggio, riuso e fine vita» (pagina 98).

Centosettantanove pagine per certificare la sindrome del primo della classe: «Il nuovo ospedale di Cremona intende cogliere l’opportunità di porsi come punto di riferimento internazionale nell’ambito della tutela ambientale, riducendo decisamente le emissioni prodotte nell’arco del suo ciclo di vita e costituendo esso stesso un’infrastruttura resiliente ai cambiamenti indotti sull’ecosistema (climatici, sociali, demografici, etcc.)» (pagina 99). Evvai col liscio.  

Per adesso resilienti e fottuti sono i cittadini che da anni vivono in una città ai vertici europei di inquinamento da polveri sottili.  Condizione confermata pochi giorni fa: «Già allarme polveri. Provincia Maglia nera» (La Provincia, 14 settembre). 

Centosettantanove pagine, ma alla 38 la sentenza è già pronunciata. Chiara. Limpida. Insindacabile.  Evangelicamente, a pagina 38,  tutto è compiuto. A pagina 38 è scritto: «L’ospedale del futuro non sarà più un enorme edificio in grado di accogliere pazienti con qualsivoglia patologia. L’ospedale sarà dedicato principalmente alla cura di patologie gravi e all’esecuzione di procedure complesse. I trattamenti di routine e la cura preventiva saranno distribuiti attraverso cliniche e hub di vicinato, connessi e diffusi sul territorio. Anche il domicilio del paziente si collocherà all’interno di questo ecosistema connesso grazie a dispositivi diagnostici intelligenti e collegati 24/7 con le centrali di controllo, mediante i quali i medici potranno monitorare lo stato di salute del paziente in tempo reale, anche presso la sua abitazione. L’Intelligenza Artificiale sarà utilizzata per ottimizzare i processi e definire modelli di previsione per proteggere gli individui vulnerabili prima che essi debbano raggiungere l’ospedale».

Se l’assistenza è programmata per degenti gravi e patologie complesse, l’ambaradan sopra descritto a cosa e a chi servirebbe?  Chi usa la spa, gli spazi ludici, le cucine condivise. Chi porta a passeggio il cane?

Ma non basta. C’è pure questo: «L’ospedale digitale del futuro avrà un sistema di controllo simile a quello utilizzato per il traffico aereo, in grado di monitorare costantemente i pazienti e intrecciare i dati per indicare le migliori ‘traiettorie di volo’» (pagina 109). 

E anche quest’altro: «I sensori mobili collegati ai pazienti e al personale non solo forniscono informazioni sul loro comportamento e sullo stato di salute, ma permettono anche di capire quali siano le loro preferenze» (pagina 114).  

È Gattaca. È Minority report. È I sogni segreti di Walter Mitty.  È  Il mondo nuovo di Huxley. È il controllo totale. È la dittatura della tecnica magistralmente illustrata da Umberto Galimberti all’assemblea generale dell’Associazione industriali tenuta a Cremonafiere lo scorso novembre. (https://www.youtube.com/watch?v=7xP0cIXJ5cs&ab_channel=AssociazioneIndustrialiCremona). 

È Brivido che vola via e un equilibrio sopra la follia di Vasco Rossi

È la privacy gettata nel cesso. È la sordina all’etica e il trionfo del cinismo produttivo. 

Il documento Indirizzo della progettazione del Nuovo Ospedale è la brioche di Maria Antonietta per il popolo che chiede il pane. È la non risposta alle liste d’attesa e al pronto soccorso sovraffollato.  Ai disservizi quotidiani della sanità locale.  È sicumera. 

 

Antonio Grassi.

 

19 risposte

  1. Grazie per la pazienza con cui si è preso la briga di leggere 179 pagine di avvincente propaganda. Grazie per aver sottolineato gli innumerevoli motivi per cui varrà la pena di farsi venire qualche malanno ( grave e non si sa di che tipo: oncologico? Cardiologico? Respiratorio? Qui da noi si può scegliere…) per avere il privilegio di soggiornare in uno dei pochissimi posti disponibili all’interno di questa meraviglia.

  2. Un’oasi meravigliosa all’interno di un territorio che primeggia nelle classifiche dell’inquinamento, dove( come qualche giorno fa scriveva Maria Grazia Bonfante) vengono utilizzati fertilizzanti pericolosi oltre che nauseabondi, dove la cementificazione la fa da padrone. E chi più ne ha…

  3. La singolare vicenda del nuovo ospedalino miniaturizzato che dovrebbe sorgere a Cremona al posto di quello monumentale costruito solo cinquant’anni or sono sembra uscita da una fiaba nordica scritta per incantare i bambini. L’autore della storiella potrebbe chiamarsi Andersen o Grimm (autori di certe mie affascinate letture di tantissimi anni or sono, ormai, purtroppo, così lontane nel tempo da impedirmi di poter essere più preciso).

  4. Infinitus est numerus stultorum! La bibbia aveva ragione, cremonesi in primis. Avanti col piccone, quello sì risanatore.

  5. È il caso di dire “non ho parole”. Spero solo di non ammalarmi e lo stesso augurio lo estendo a tutti i crmonesi

  6. Ci ricordiamo ancora quando l’ex ministro Toninelli descrisse quello che sarebbe diventato il Ponte Morandi di Genova dopo la ricostruzione. Un luogo di aggregazione, dove le famiglie si sarebbero ritrovate a trascorrere momenti piacevoli di grande serenità… Anche per il nostro ospedale sarà così: tutti faranno a gomitate per poter essere ammessi a soffrire in un luogo che offre svaghi e divertimenti. Una sorta di Paese dei balocchi dove i degenti ( gravi ) dalla finestra vedranno asinelli al pascolo, laghetti e spazi verdi, cascatelle e così via. Disùmela: i è toeti preciis.

  7. A leggere questo articolo mi sorge però un dubbio feroce. Grassi cita spazi per la dimensione intima. Si riferiscono in pratica a stanze dove poter fare sesso col partner? Ma se sono pazienti gravi, che voglia possono avere? A meno che le stanze siano per i parenti in attesa, si sa mai, tra un coma e l’altro l’attesa può essere lunga e bisogna renderla un po’ più piacevole. Frutto dell’innovazione digitale ma l’arte dello scopare è vecchia come il cucù e non ha mai avuto bisogno dell’intelligenza artificiale.

  8. La cosa ancora più strana è che solo 2000 persone abbiano firmato per il no! Cremonesi dove siete ? Leggete e fatevi sentireeeee!

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