‘All’inizio del secolo scorso, la decisione di costruire un nuovo grande ospedale a Cremona fu preceduta da un colossale lavoro riassunto in un grande volume messo a disposizione dei cremonesi di allora (ne posseggo una copia ereditata da mio padre). Il successivo avvento della guerra e del fascismo, ritardarono poi di ben settanta anni la realizzazione di quell’opera così razionalmente preparata. Ai cremonesi contemporanei nulla di analogamente studiato e motivato è stato messo a disposizione per giustificare le bizzarre decisioni di: 1) demolire integralmente un grande edificio costruito a regola d’arte appena cinquanta anni or sono; 2) non completare le opere di aggiornamento e di manutenzione già realizzate nel medesimo mezzo secolo; 3) costruire un mini-ospedale senza neppure precisare a quale effettivo ruolo tale nuova struttura sarà poi chiamata a sostenere nel futuro sistema ospedaliero lombardo. Mala tempora currunt! (soprattutto per i cremonesi!)’. Autore di questo commento all’articolo di Antonio Grassi pubblicato domenica 27 febbraio sul nuovo ospedale di Cremona è Michele De Crecchio, architetto, già assessore comunale. Sia l’articolo di Grassi sia quello scritto da Pietro Cavalli sulla Breast Unit e sui numeri (utenza, guarigioni e decessi delle pazienti) di quel reparto del nosocomio cremonese hanno suscitato ampio dibattito sui social. E’ la dimostrazione che almeno una parte della cittadinanza non è indifferente, come sembra, al futuro della sanità cremonese. ‘Si chiede un incontro pubblico di presentazione a tutta la cittadinanza’ si legge sempre su Facebook. ‘Non è questione di fare allarmismo becero ..è che è mancata, e manca, l’informazione’ scrive un altro cittadino. ‘Le donne che sono in cura adesso nella Breast – scrive una donna a proposito dell’articolo di Cavalli – pare non abbiano risposte. Se fossi una paziente attuale e non una ex paziente starei sulle spine. Fortunatamente non sono coinvolta in prima persona ma ho un’amica che lo è ed è molto preoccupata
Mi auguro che tutto si risolva non appena entrerà in servizio il nuovo primario dell’oncologia’. Un’altra lettrice che interviene su Facebook: ‘Sono passati 7 anni ma non per questo mi hanno abbandonata (anche se non sono arrivata alla chemio). Sono sempre in cura con i controlli annuali e dirò di più: sono proprio loro a incitarmi a fare sempre i controlli’. Un altro commento: ‘E’ indubbio che la Breast Unit sia un’eccellenza di Cremona. Il timore è che venga sminuito.
Probabilmente verrà ridimensionata (il dottor Generali non è dipendente ma vi lavora in convenzione e non ha vinto il concorso di primario di oncologia). Il timore è che in questo modo la Breast Unit perda la sua peculiarità perché diventerà una appendice dell’oncologia’, Un altro: ‘Non resta che attendere’.
C’è anche chi si schiera senza tentennamenti né dubbi a favore del progetto del nuovo ospedale così come lo conosciamo: ‘Veramente non ho parole. Continuiamo come sempre con i ‘no’ a tutto. Dove hanno portato Cremona? All’isolamento’. Un altro replica: ‘Fate funzionare quello che c’è con nuovi dirigenti’. ‘Sante parole – commenta un altro lettore -. Con 300 milioni di finanziamento per il nuovo general hospital magari ristrutturavi quello esistente. Purtroppo è vero, ma perché correre se poi non sappiamo se arriviamo??? Chi ci guida dovrebbero essere più consapevole e attento a non buttare via tutti quei miliardi quando già c’è un ospedale funzionante’. ‘Cremonesi vogliamo il nuovo ospedale?!… Esprimiamoci… – tuona un altro lettore -. Sempre solo decisioni dall’alto?! Perché non completare la riqualificazione del nostro ospedale?… Con quei soldi non si può potenziare la sanità del territorio?!.. Con parte di quei soldi non si può completare lo studio epidemiologico? Con quei soldi e con il contributo del Rotary non si può mantenere l’Area Donna e magari riaprire il reparto della Tin per i nostri piccoli?! Meritiamo risposte. Gli enti e le autorità interessate ci devono spiegare e non continuare nel loro percorso a stanze chiuse’. ‘Fate Funzionare quello che c’è! – chiosa un altro -. Assumete medici e infermieri! Scappano tutti!’ E infine un altro commento all’articolo di Cavalli sul presente e sul futuro della Breast Unit: ‘È ovvio che la risposta della popolazione, vista la mancanza di informazioni e confronto, sia di ‘pancia’ e quindi ci si muova subito protestando, per evitare di ritrovarsi poi dinnanzi a giochi fatti. Si pensa alla migrazione sanitaria da sud a nord ma conosco molti che da Cremona vanno a Brescia tanto per citare una città a un passo da noi. Essere pazienti oncologiche e non sapere se si potrà continuare come fatto finora penso sia devastante’.
3 risposte
Il parere di De Crecchio deve essere ascoltato. Personalmente sarei per una consultazione popolare, con alla testa le 23 associazioni di volontariato che fondarono il Tribunale per i diritti del Malato nel lontano 1983. A pagare saranno i Cremonesi e non il dr. Rossi o chi per esso. Poche chiacchiere, non siamo nati ieri! Il nostro ospedale non si tocca, va solo migliorato dove occorre.
L’Ospedale di Cremona ha circa 50 anni ed è stato il mio Ospedale per 19. In 19 anni gli hanno cambiato nome tre volte (da Istituti Ospitalieri di Cremona ad Azienda Ospedaliera di Cremona, da ultimo ASST di Cremona). In 19 anni è stato governato da 6 Direttori Generali. Sono stati spesi tanti, tanti soldi (il Quartiere delle sale operatorie, la Palazzina degli Infettivi, sono stati spostati interi reparti da un piano all’altro e , poi, da un piano all’altro ancora). Sono entrati nella disponibilità dell’Amministrazione tanti milioni di Euro grazie a donatori generosi – ricordate l’Ing. Gianni Carutti ? – parte delle donazioni sono state spese per finalità diverse da quelle indicate dal Donatore…
È mancata completamente una programmazione degli interventi nel medio termine. È mancata una manutenzione ordinaria e straordinaria. Le Amministrazioni si sono fatte « scippare » con l’aiutino della Regione alcune attività ad alta specializzazione…
Nessuno dei DG di questi ultimi 20 anni proveniva dal territorio, nessuno si è sentito davvero in dovere di rispondere ai reali bisogni dei cittadini garantendo e proteggendo le elevate professionalità dei tanti operatori.
Ora Regione e Amministratori sono impegnati a distogliere l’attenzione del cittadino da quanto è stato perso ad un pugno di mattoni (forati) nuovi.
La ringrazio dottor Poggiani per la fotografia fedele, da lei riportata, delle vicende e delle responsabilità che hanno più segnato la vita e il destino dell’ospedale di Cremona. Meditate gente, meditate.