Costruire un ospedale senza sentire chi ci lavora: è questo il senso della lettera inviata a Giuseppe Rossi, direttore generale dell’Azienda sanitaria territoriale di Cremona dagli Ordini professionali che umilmente chiedono udienza. Quell’udienza che finora non c’è stata e che non avrebbero dovuto sollecitare perché sarebbe stato logico che fossero coinvolti prima di tutti, in quanto addetti ai lavori. Prima dei politici, degli amministratori locali, dei professionisti del taglio del nastro e di tutti quei soggetti pronti ad applaudire ma incapaci di fornire indicazioni utili alla realizzazione di un progetto così complesso.
La lettera è firmata dai presidenti dell’Ordine dei medici cremonesi Gianfranco Lima, dell’Ordine degli infermieri Enrico Marsella, dell’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica Angelo Giovanni Mazzali e dell’Ordine dei veterinari Nicoletta Colombo. ‘Lo Stato affida agli Ordini sanitari l’autogoverno della professione intellettuale e ne richiede in contropartita la protezione del diritto alla salute attraverso l’esercizio professionale – recita la lettera -. La partecipazione alle scelte politiche, economiche ed organizzative è un obbligo deontologico, comune ad ogni professione sanitaria, e riteniamo che la progettazione e costruzione del nuovo ospedale a Cremona richiedano il contributo degli Ordini. Certamente il nuovo ospedale di Cremona, in una consolidata declinazione di salute globale, con una attenzione stretta al rapporto uomo-animale, sarà, almeno in Lombardia, il primo dopo l’esperienza della covid e dovrebbe diventare una fucina di proposte, di progettualità, dunque di risposte concrete e valide da offrire alla popolazione cremonese e della cintura territoriale. La prossimità territoriale che si auspica e si cerca nella creazione della nuova e prima struttura ‘post covid’ non può prescindere dal coinvolgimento attivo del capitale umano e delle sue rappresentanze, da portare ad un Tavolo di Intesa, frutto del protocollo stilato con la Regione. Nell’incontro di venerdì 10 dicembre nell’aula magna dell’ospedale, l’assessora al Welfare Letizia Moratti ha evidenziato l’interesse delle Istituzioni regionali ad un nostro coinvolgimento per un confronto-dialogo nel quale vivere momenti di progettualità, di collaborazione nella realizzazione di un ospedale che inciderà profondamente sulla qualità e sulla quantità delle offerte sanitarie con indubbio impatto sociale. Gli Ordini professionali sanitari della provincia di Cremona auspicano l’invito ad un tavolo di ‘partecipazione e di responsabilità’ ben conoscendo le prerogative istituzionali che ci competono’.
‘Pensiamo che questo passaggio istituzionale di incontro e di dialogo sia apprezzato dalla nostra cittadinanza – conclude la lettera – che ‘sogna’ un futuro a medio e lungo termine nel quale ricevere una costante ed elevata offerta di salute pubblica, patrimonio a cui nessuno di noi vuol rinunciare’.
2 risposte
Prima di decidere di realizzare un nuovo ospedale ( posti letto, specialistica, ambulatori…) bisognerebbe potenziare la medicina territoriale che è stata “massacrata “ negli ultimi decenni. Ciò allo scopo di evitare ricoveri impropri con le note conseguenze negative che ne seguirebbero. Bene hanno fatto i professionisti della sanità a protestare. Un ospedale , vecchio o nuovo che sia, non può e non deve essere avulso dal territorio cui fa capo.Temo che , come al solito, i politici abbiano focalizzato la loro attenzione solo sugli aspetti propagandistici . Ma mi auguro di sbagliare, si capisce.
Sono convinto che non ti sbagli sulla ghiottissima occasione per i politici locali regionali e nazionali di sfruttare un’occasione di facile consenso. E sono d’accordo anche sulla priorità di investire sulla medicina territoriale.