Signor Direttore, c’è dell’ottimismo nell’aria, quello che trascende le contingenze e lancia il cuore oltre l’ostacolo per arrivare a toccare il cielo con un dito e vivere il sogno di accendere una stella.
La stella di Natale di Cremona non è la cometa come si può pensare ma è la stella del nuovo ospedale-parco della Salute dell’archistar Cucinella che attizza i cuori se leggiamo titoli come “Fatemi sognare un ospedale avveniristico”, magnificato così “funzionalmente adeguato ai nuovi standard della medicina moderna con collegamenti diretti tra le varie aree anche organizzate per intensità di cura, con stanze singole e spazi integrati con l’esterno, servizi per pazienti e visitatori”, ecc.
“Che dire? Un vero sogno (al netto di un omissis di rilievo e cioè che sarà dedicato soprattutto a patologie complesse). E c’è che aggiunge legna al fuoco: ”Il nuovo ospedale firmato Cucinella è la porta d’accesso alla nuova Sanità integrata “così il dottor Gianfranco Lima, presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Cremona (16/12), “una Sanità centrata sul paziente al centro di un’alleanza terapeutica che vive della stretta relazione col medico e comporta la necessaria integrazione ospedale-territorio”.
Ovviamente serve allo scopo “una rete di professionalità che offra la migliore risposta ai bisogni sanitari di oggi”. E il sogno prende la mano: “Contro la spada di Damocle che pende sulla Sanità italiana sarà il nuovo ospedale a realizzare una Sanità cremonese attrattiva per medici, infermieri, tecnici”.
Solo che lo stesso Lima poco addietro accampava una serie di pesanti alert con denominatore comune la zavorra del denaro: “Un assioma incontestabile è che i soldi stanziati sono destinati solo alla costruzione del nuovo ospedale, spendibili in 6 anni. Per dotarlo di specialisti servono risorse non spalmate su 6 anni, ma su almeno 20. L’ospedale lo si fa una volta, lo specialista resta”. Aggiungeva poi: ”In quei soldi mancano gli investimenti in tecnologie: l’ospedale nuovo deve avere Tac di ultimo modello. E, in tema di tecnologie che evolvono sempre, vanno programmati gli investimenti pensando all’obsolescenza delle apparecchiature”. Ancora nel merito esortava: “Si provveda all’integrazione ospedale-territorio con ospedali di comunità che siano davvero funzionali, con un numero congruo di medici di base e di apparecchiature...”. Sono sempre parole del presidente dell’Ordine dei Medici di Cremona.
Aggrapparsi al sogno, quindi, o misurarsi con gli ”assiomi”, i conti che non tornano sia per soldi e che per le quote di personale di fatto “arruolabile”?
Servono medici/infermieri e servono soldi . Detto in una parola, serve programmazione.
Perché senza programmazione non ci sono medici e infermieri. E se li paghi poco vanno altrove, nel privato o all’estero.
Il quotidiano La Provincia titola (17/12) “Servono sette cardiologi. Mancano gli specialisti a Cremona e all’Oglio Po”; e argomenta che l’integrale scorrimento della graduatoria del recente concorso per cardiologi non ha consentito la copertura del fabbisogno di specialisti. Lo stesso è avvenuto col bando per assumere 80 infermieri. Il problema è nazionale visto che mancano all’appello 40.000 medici e 70.000 infermieri e la soluzione non sta, come suggerisce Lima, nell’attrattività del nuovo ospedale griffato perché la griffe non tange la medicina territoriale e “la nuova Sanità integrata”: senza la medicina territoriale è solo vecchia Sanità. Di nuovo ci sarebbero solo i muri con le verdi ciclovie aeree. Non possiamo procurarci il personale giocandocelo al tiro alla fune, al vediamo chi arriva primo o con l’imbroglio delle tre carte perché c’è sempre chi è più forte, veloce, abile (o politicamente appoggiato) di noi. Col risultato che si resta al palo, scornati.
E in più senza programmazione e oculata gestione delle risorse è garantito che si resti senza soldi. Ma senza medici/infermieri e senza soldi non c’è Sanità, né vecchia né nuova.
Così muore il sogno.
Quindi l’auspicio-certezza di Lima va rovesciato “Il nuovo ospedale firmato Cucinella NON è la porta di accesso alla nuova Sanità – come si dice – integrata”.
Chi coltiva il sogno di un ospedale da archistar Parco delle meraviglie, o ha una gallina dalle uova d’oro, o un treno dei desideri pieno di soldi che arriva puntuale alle giuste scadenze e non salta una fermata.
Fuori, nel mondo reale, c’è una collettività intera che porta ancora i segni dell’insulto del covid e chiede da subito a buon diritto un ospedale sostenibile e non selettivo che soccorra ogni esigenza con competenza e tempestività, ben organizzato, dotato di personale preparato e, insieme, una Sanità territoriale presente e di qualità.
E sempre fuori, nel mondo reale, si prepara un freddo Natale senza stelle se chi deve gestire con equilibrio, lungimiranza, discrezione e condivisione le risorse in risposta ai bisogni sceglie di perdersi nella nebbia dei sogni.
Movimento per la riqualificazione dell’ospedale di Cremona
3 risposte
Che articolo! Grazie Movimento per la chiarezza e la capacità di battere, garbatamente ma in modo deciso, lo stesso chiodo: non bastano l’estetica e il colpo d’occhio, la forma e l’effetto sorpresa. Dobbiamo pretendere la sostanza! Non possiamo restare abbagliati da una costruzione avveniristica vuota. Tra i politici nessuno è al fianco del Movimento apertamente. Ricordiamocelo!
In famiglia appena fatta una spiacevolissima esperienza al Pronto soccorso. Roba da terzo mondo.
Sono ormai sessanta anni che mi interesso delle vicende pubbliche della nostra città e per venti mi sono anche fatto carico di responsabilità pubbliche. Dopo le tragicomiche vicende del Canale Navigabile e dell’autostrada Cremona-Mantova (vicende che dovrebbero, ormai da tempo, averci insegnato a diffidare da certe megalomani proposte) è ora la volta della grottesca ipotesi di rifare completamente il nostro, ancora relativamente giovane, Ospedale Maggiore, riutilizzando il medesimo terreno del podere “Cà de’ guai” (un nome non decisamente beneaugurante!) a tale scopo individuato sin dagli inizi del secolo scorso. Solo apparentemente affascinante è, infine, la forma a “ciambella”, proposta dall’archistar Cuccinella, forma che, intuitivamente, appare assai poco funzionale sotto il profilo distributivo, come è facile verificare visitando il relativamente nuovo palazzo di Giustizia realizzato a Brescia dall’architetto Valle.