Cinque anni e 12 miliardi di lire (al cambio attuale meno di 100 milioni di euro): tanto c’è voluto per la costruzione dell’attuale ospedale di Cremona, nel 1973 dichiarato il più moderno d’Italia.
Duecentottanta (280) milioni di euro dichiarati per la costruzione dei muri (solo i muri) di quello nuovo, con tempi non precisati ma verosimilmente non brevissimi. Anche il prossimo sarà l’ospedale più moderno d’Italia, per di più ecosostenibile. Che non si sa bene cosa voglia dire, anche se qualcuno mormora che avrà le pareti fatte di marzapane e frutta candita. A noi basterebbe molto, molto di meno, magari una struttura in grado di affrontare con una certa tranquillità una prossima emergenza sanitaria e quindi con un numero di posti letto adeguato, un ospedale in grado di garantire cure eccellenti a tutti, evitando di dover ricorrere alla sanità privata. Che poi tanto eccellente non è, specie se ci si riferisce all’appropriatezza, vale a dire al ricorso disinvolto alle prestazioni sanitarie più costose, mentre la sanità pubblica rimane con il cerino in mano e deve garantire tutte le altre prestazioni. Il che ci porta per l’ennesima volta all’interrogativo iniziale: a parte l’ecosostenibiità, cosa ci metteranno nel nuovo ospedale? La Regione, a dispetto delle richieste dei rappresentanti del territorio e degli attuali vertici ospedalieri cremonesi, ha deciso che il DEA di secondo livello sarà a Mantova, dando ragione a chi ipotizzava la costruzione di un ospedalino di campagna a Cremona. Cattive notizie quindi per la città ed il territorio, che si vedranno affibbiare un nuovo contenitore privo di contenuti, peraltro molto carino e tirato a lucido, immerso in un parco verdissimo, praticamente la casetta di Hansel e Gretel.
Nel sottolineare che la Regione ha finanziato solo i muri e nessuno sa cosa ci metteranno dentro, si dichiara che le attrezzature che servono a curare i pazienti verranno definite più avanti, dove quel “più avanti” non lascia presagire nulla di buono.
Riassumiamo: esiste un ospedale di cinquant’anni che mostra qualche acciacco, anche perché chi doveva fare manutenzione era in tutt’altre faccende affaccendato (ma non esiste alcuna responsabilità civile/penale per chi fa andare alla malora un ospedale?). Si decide quindi che l’attuale struttura non va risanata e si opta per la costruzione di un nuovo ospedale con una capacità di posti letto più che dimezzata rispetto all’attuale e quindi con la volontà di favorire le strutture private del territorio indirizzandovi quasi il 50% dei pazienti attualmente seguiti dalla sanità pubblica. In tal modo sarà anche naturale una corrispettiva riduzione del numero degli operatori sanitari. Fermiamoci un attimo a riflettere: avremo una struttura ospedaliera (l’attuale) che va in rovina e, appena di fianco, un ospedalino di campagna, in grado di assistere (non si sa come) la metà dei pazienti che vengono seguiti oggi. Gli altri andranno a Milano, a Brescia, a Mantova, in case di cura private. Meno letti significa meno personale di assistenza e meno servizi e quindi ulteriore riduzione dell’occupazione del territorio. La speranza che il nuovo ospedale potesse costituire un passo in avanti per l’assistenza ai nostri pazienti è naufragata dopo le dichiarazioni dell’assessora Letizia Moratti (la stessa che ha sostenuto che medici di base sono dei fannulloni): l’ospedale di riferimento sarà quello di Mantova. Cremonesi cornuti e mazziati: ci stanno portando via tutto, adesso anche il diritto alla salute.
Il tutto nell’illusione che i gravi problemi della sanità possano venire risolti dall’importante impegno edilizio per la costruzione di nuovi ospedali, nuove case della salute, case di comunità, di quartiere, di condominio, distretti e centrali operative, naturalmente senza personale disponibile per farli funzionare. Una gioia per i costruttori edili ed i loro amici, un trionfo per la parte burocratica e amministrativa, un disastro per gli operatori sanitari ed i loro assistiti, gli unici ad avere compreso che i muri da soli al massimo servono a sbatterci la testa. A meno che non siano ecosostenibili, magari fatti di marzapane e frutta candita.
Pietro Cavalli
4 risposte
Le opere pubbliche, ovvero la via più semplice (e un po’ criminale) per aumentare il fatturato, il PIL. È cio che succede quando la “non conoscenza” è la “cifra” di chi ci governa. Il “cemento”, infatti, vuole dire edilizia, dimenticando che la sola produzione del cemento pesa per il 5% nella emissioni di gas serra.
Mi piacerebbe sapere in che condizioni edilizie sono gli ospedali di Mantova e Brescia dove verremmo inviati in mancanza di operatività del nostro ospedale. Con solo muri nuovi e senza attrezzature sarà una struttura di accoglienza per immigrati clandestini👺. Nessuno ha pensato quanto si spenderebbe per la ristrutturazione del vecchio ospedale, cosa sarebbe necessario fare, e potenziare i reparti carenti di personale e apparecchiature? Sono indignata da queste decisioni
Patrimoni di carità plurisecolari in fumo. Calma ragazzi; per le emergenze ci son sempre i canadesi e i russi!
Cavalli sempre il n.1 A esternazioni politiche …..non proprio ….sincere…rispondi sempre con argomentazioni precise documentate e a prova di replica (mai vista). Da te dovrebbero imparare i nostri politicanti.