Obbrobrio all’ex Snum, il vicesindaco Virgilio spiega

11 Luglio 2023

In risposta all’interrogazione presentata il 16 giugno scorso da consiglieri comunali vari
(primo firmatario Carlo Malvezzi) sul nuovo edificio situato nel comparto ex Snum posto tra le vie Giordano, Cadore, Ratti e Mosa, alla riunione odierna del consiglio comunale di Cremona ha risposto il vicesindaco Andrea Virgilio.. E’ stato spiegato che è in fase di realizzazione un edificio prefabbricato (orrendo) in elementi di calcestruzzo armato. I firmatari dell’interrogazione fanno presente che  il comparto sud della città attende da decenni l’adozione di soluzioni viabilistiche volte alla mitigazione del traffico e che, malgrado le reiterate promesse, agli atti non risulta depositata alcuna soluzione progettuale concreta. Nel 2007 l’ex deposito Snum venne alienato a soggetti privati unitamente al cambio di destinazione d’uso (da area per servizi pubblici a tessuto consolidato a destinazione mista residenziale commerciale) con l’unico scopo di massimizzare i ricavi. Tale comparto ricade nell’ambito urbanistico denominato ‘Ambiti di prima
espansione’ interno del Piano delle Regole del PGT. Le norme attuative relative all’ambito in oggetto prevedono in considerazione della rilevanza tipologica che l’ambito riveste gli interventi devono ‘prevedere, per le nuove edificazioni, il ricorso a tipologie edilizie compatibili con quelle
prevalenti in ambito ma non esistono in tale ambito altri edifici tipologicamente simili a quello in fase di realizzazione. Il Regolamento edilizio per la Qualità Paesaggistica, la Sostenibilità Ambientale e Efficienza Energetica prevede al Titolo VI, capo II (Qualità architettonica e ambientale degli edifici), art 45 (interventi di nuova edificazione: definizione degli elementi e dei
criteri per la verifica di conformità ai caratteri architettonici ed ai valori del contesto). ‘Gli
elementi sui quali si attua la verifica della qualità architettonica ed edilizia e delle
modificazioni indotte sul contesto urbano, ambientale e/o paesistico – si legge nell’interrogazione – sono i seguenti: modalità di aggregazione e inserimento della nuova costruzione rispetto ad, altre costruzioni già presenti nel contesto urbano di riferimento in rapporto ai modelli
aggregativi già esistenti; tipologie edilizie adottate, in riferimento a quelle già presenti o
caratterizzanti il contesto; altimetria dei fronti, facendo riferimento alle altezze degli
edifici circostanti esistenti, orientamento dei fronti verso gli spazi pubblici o d’uso
collettivo, in rapporto alle linee di orientamento dei fabbricati che determinano, nello
stato di fatto, la delimitazione degli spazi stessi (tracciati guida e direzioni prevalenti);
coperture previste con riferimento alla tipologia, all’inclinazione, ai materiali ed al colore
delle coperture già presenti nel contesto considerato; caratteri architettonici e
compositivi degli edifici con riferimento particolare ai volumi (semplici o articolati) ed ai
prospetti (rapporto pieni/vuoti, moduli, materiali, colori); elementi di delimitazione degli
spazi privati coerenti con quelli esistenti”. Il Regolamento Edilizio riconosce gli elementi sopra elencati come “principi regolatori” che si aggiungono ai criteri progettuali contenuti nello strumento urbanistico, ai quali deve rapportarsi la nuova edificazione perché la stessa possa considerarsi coerente con il contesto che accoglierà l’intervento, “al fine di perseguire l’obiettivo di una qualità architettonica ed edilizia diffusa”;

il Comune di Cremona, lo scorso 17 novembre, è stato promotore, insieme ad altre realtà
del territorio, di un convegno dal titolo Il paesaggio come fondamento per la gestione
della città durante il quale sono state presentate le “Linee guida della Commissione
Paesaggio del Comune di Cremona”, documentando la volontà dell'Amministrazione
comunale di entrare nel merito delle valutazioni paesaggistiche, attraverso interventi di
tecnici e c0mponentì della Giunta comunale. Seguono altre valutazioni in punta di regolamento nell’interrogazione presentata dalle opposizioni.
Tutto ciò premesso, si interroga il Sindaco e la Giunta circa i seguenti quesiti:
1. L’Amministrazione comunale ritiene che nel caso dell’edificazione in oggetto siano stati
rispettati i “principi regolatori” contenuti all’interno della strumentazione urbanistica del
Comune di Cremona? E più in particolare, l’Amministrazione comunale ritiene che:
siano state correttamente valutate le modalità di aggregazione e inserimento della nuova
costruzione rispetto ad altre costruzioni già presenti nel contesto urbano di riferimento?
la tipologia edilizia adottata sia rispettosa dì quelle già presenti o caratterizzanti il
contesto?

L’edificio in oggetto è stato correttamente inserito rispetto alla altimetria dei fronti,
facendo riferimento alle altezze degli edifici circostanti esistenti? L’orientamento dei fronti verso gli spazi pubblici o d’uso collettivo, in rapporto alle linee di orientamento dei fabbricati che determinano, sia corretto?

Le coperture del manufatto sono state previste in modo adeguato con riferimento alla
tipologia, all’inclinazione, ai materiali e al colore delle coperture già presenti nel contesto
considerato?

I caratteri architettonici e compositivi dell'edificio con riferimento particolare ai volumi
(semplici o articolati) ed ai prospetti (rapporto pieni/vuoti, moduli, materiali, colori), siano
compatibili col contesto?

Gli elementi di delimitazione degli spazi privati sono coerenti con quelli esistenti nelle aree
attigue?

In termini generali sono stati adottati criteri utili al perseguimento della qualità architettonica e alla valorizzazione del contesto urbano?

L’Amministrazione comunale ha valutato approfonditamente anche la compatibilità
funzionale ed ambientale dell’edificazione in oggetto relativamente agli aspetti viabilistici,
di carico e scarico delle merci tenuto conto della vicinanza delle abitazioni?

Considerato il nuovo carico veicolare che una struttura commerciale di quelle dimensioni porterà, l’Amministrazione intende accompagnare questa trasformazione con la presentazione di un progetto concreto e completo di crono-programma e finanziamento adeguato dell’assetto viabilistico di via Giordano e via Cadore?

All’interrogazione ha risposto il vicesindaco Andrea Virgilio: ‘Prima di entrare
nel merito dell’interrogazione mi preme evidenziare come questa abbia intenzionalmente
cavalcato il momento di “disagio”, per certi aspetti comprensibile, manifestato da alcuni
cittadini che, come spesso accade di fronte ad eventi che intervengono a modificare lo
“status quo”, si sono trovati da un giorno all’altro davanti ad un cambiamento sostanziale
dello stato dei luoghi. Complice anche il fatto che l’area, dopo le demolizioni del
preesistente, sia stata per troppo tempo in una situazione di stasi quanto meno
“apparente”. Perché, in realtà, i tempi di apparente inattività sull’area sono stati necessari
ad eseguire le opere di bonifica oltre ai lavori di restauro delle mura rinascimentali e del
manufatto della Cremonella eseguiti con la supervisione della Soprintendenza. E’ una
reazione assolutamente normale, sono gli esperti a dirci che il motivo principale della
paura del cambiamento è determinata dalla nostra (e con nostra intendo di tutti me
compreso) incapacità oggettiva di prevedere i risultati ai quali porterà il cambiamento. Ma
pensandoci bene, non è prevedibile nemmeno cosa potrebbe accadere se tutto restasse
come così com’è oppure come era nel caso specifico. Prima di analizzare nel dettaglio i quesiti posti, vorrei sottolineare che ho trovato singolare che l’interrogazione, nelle sue premesse, richiami l'art. 45 del vigente Regolamento Edilizio e non il successivo art. 47 che pure è stato concepito durante la “reggenza” di uno dei firmatari delò’;interrogazione. Posto che la Commissione Edilizia non esiste più dal 2012, sempre per scelta dell’Amministrazione in carica all’epoca di cui uno dei firmatari, ripeto, oltre che essere stato assessore alla partita era anche vice sindaco, l’esame del progetto è stato più volte sottoposto alle valutazioni della Commissione Paesaggio di cui era presidente il compianto architetto Massimo Terzi, e mi sento di dire come il richiamato art. 47 del vigente Regolamento Edilizio sia stato lungimirante rispetto al tema delle modalità di approccio progettuale, secondo le scuole di pensiero, rispetto ad un contesto consolidato (sia esso centro storico o meno). Ed ora nel merito, analizzo punto per punto. La conformità urbanista e edilizia del progetto in tema di destinazioni, d’uso, indici fondiari, indici di copertura, altezza, distanze, standard urbanistici è stata valutata positivamente dagli uffici preposti da cui ne è disceso il rilascio del Permesso di Costruire convenzionato n. 117 del 16 dicembre 2021′.

La replica del vicesindaco Andrea Virgilio

Relativamente alla tipologia edilizia si fa presente che edifici “a blocco” come quello in fase di realizzazione sono presenti in parecchie zone della prima espansione cittadina. Si tratta di tipologie tipiche degli insediamenti commerciali e artigianali che si sono, in diverse
epoche, posizionati anche a ridosso delle mura cittadine. Già i fabbricati della ex Snum
costituivano esempio di tipologia “a blocco”. L’edificio progettato rispetta le altezze massime previste dal Piano delle Regole del vigente Piano di Governo del Territorio per l’ambito di riferimento (C.E.R. 1 / Città Esistente da Riqualificare – Ambiti di prima espansione regolato dall’art. 23 delle Disposizioni Attuative del Piano delle Regole del vigente PGT) pari a 14 metri e l’edificio in argomento si attesta ad una altezza massima di 9 metri comprensivi di una veletta di circa 2 metri funzionale alla schermatura degli impianti tecnologici posizionati sulla copertura. Si fa presente che il nuovo edificio avrà un’altezza massima, comunque inferiore alla gran parte
degli edifici limitrofi, fatta eccezione per una breve cortina (3 unità abitative) prospiciente
via Cadore che, peraltro, è costituita da soli due piani fuori terra (piani terra e primo) non
assumibili come riferimento. Il nuovo edificio si pone comunque a 10 metri di distanza
dalle pareti finestrate rispondendo così ai dettami del D.M. 1444 del 1968.

La scelta progettuale è stata correttamente impostata sull’edificare lungo il perimetro del
lotto (peraltro come lo era la preesistenza) destinando la parte est del lotto (verso Porta
Mosa) e gli accessi da via Giordano ai necessari spazi per la sosta anche e soprattutto nel
rispetto delle mura rinascimentali che, per l’occasione, sono state restaurate sotto l’attento
controllo della Soprintendenza.

Le coperture non sono visibili dagli spazi pubblici in quanto la veletta di mascheratura le
copre completamente. La copertura (con lieve inclinazione) è comunque adeguata alla
tipologia edilizia. L’edificio avrà le seguenti finiture superficiali delle facciate prospicienti gli spazi pubblici: parti intonacate con cromia bianca, alternate a parte rivestite in lamiera stirata con finitura color bronzo ed un fronte completamente vetrato in lato est che affaccia sulla porzione di
lotto libera destinata a parcheggio. Il linguaggio architettonico utilizzato è quindi di natura
“contemporanea” che, volutamente, si discosta dalle preesistenze (mura rinascimentali)
per meglio valorizzarle creando un chiaro contrasto. Premesso che le scuole di pensiero rispetto alle modalità di approccio ad un progetto che deve interfacciarsi con un contesto “misto” come in questo caso (con cortina di edifici storici, seppur di edilizia minore, in via Cadore, altri anni ’60 in via Ratti, altri ancora più recenti anni ’70 su via Giordano e contemporaneo nel caso di quello prospiciente via Mosa), possono essere varie e spesso tra loro alternative. Da una parte il restauro
dell’esistente, inteso come chiusura ad ogni possibilità di intervento che non sia di
conservazione fissa e immutabile dello stato dei luoghi oppure, dall'altra una spinta
progettuale verso architetture più contemporanee. Diciamo che nel contesto in esame
prevalgono sicuramente preesistenze post belliche rispetto a quelle ascrivibili al centro
storico. Ma, comunque, non sta a me dire quale sia l’approccio più corretto. Detto questo è
pur vero che in un Paese come il nostro, ricco di sedimentazioni storiche, non si può
eludere il rapporto fra un’architettura contemporanea e le preesistenze. Inevitabilmente le
mutate esigenze della società contemporanea portano spesso alla trasformazione di spazi e
luoghi del passato (per quanto recente) in oggetti più contemporanei anche per ragioni
legate alla loro funzione. Questi interventi più contemporanei, piaccia o non piaccia,
aiutano ad alimentare un rapporto dialettico fra antico e nuovo. La questione del
contemporaneo nei cosiddetti ‘centri storici’ o a ridosso dei centri storici, come il caso in
argomento, è assai più ampia di quanto sembri: non c’è luogo, infatti, dei nostri territori
che non sia impregnato di storia, più o meno densa, più o meno nota o conosciuta. Eppure
assistiamo prevalentemente alla “benpensante” sfiducia verso il nuovo, il che determina,
da noi, nei contesti ricchi di sedimentazioni del passato – gli interventi più contemporanei
non siano ben accolti. Anche gli interventi contemporanei appartengono alla storia, nel
senso che andranno a formare, a loro volta, patrimonio del futuro.

Ciò detto nel merito delle scelte progettuali e di approccio contemporaneo, vorrei far
presente che la Soprintendenza, al riguardo, già dal 2015 veniva interessata dal Comune di
Cremona relativamente al progetto in corso vista la presenza sull’area delle mura
rinascimentali e della Cremonella. La Soprintendenza stessa pretese, giustamente, di non
limitare il proprio parere alla valutazione degli interventi su tali elementi storici, ma di
poter entrare nel merito del progetto complessivo per valutare compiutamente il rapporto
tra il nuovo complesso, le preesistenze storiche ed il contesto urbano di riferimento. A
seguito di un lungo e approfondito iter che ha visto tre versioni progettuali (di cui l'ultima
ulteriormente revisionata) la Soprintendenza, con nota del 13 settembre 2017 rilasciava la
propria autorizzazione all'esecuzione delle opere per la realizzazione di nuovo “Edificio
commerciale nell’area ex Snum”.

Infine, possiamo dire che c’è stata la massima attenzione all’esame e all’approfondimento
degli aspetti viabilistici commessi al nuovo insediamento. Lo stesso è stato corredato da un
puntuale e approfondito studio della viabilità che è stato esaminato dagli uffici comunali
competenti che hanno espresso un articolato parere (che tra le altre cose prevedeva una fase sperimentale della nuova rotatoria su via Giordano-via Mosa) oltre ad altre prescrizioni relative alla mobilità indotta dal nuovo insediamento commerciale. Tale parere espresso è diventato parte prescrittiva nel Permesso di Costruire rilasciato.

La replica

Il consigliere Carlo Malvezzi si è detto non soddisfatto della risposta ricevuta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *