Muoversi in Lombardia non è semplicissimo. E’ pur vero che per andare a Milano da Crema, Cremona, Mantova esistono svariate possibilità alternative rispetto al treno: auto, scooter, monopattino, bicicletta ed è altrettanto vero che da Lodi a Milano è possibile andare a piedi per incontrare la bella Gigogìn. Si tratta della famosa libertà di scelta, orgoglio della Sanità lombarda ma applicabile anche alle esigenze dei pendolari lombardi, liberi di scegliere la corda alla quale impiccarsi. Se infatti tra Cremona e Crema ci si imbatte solamente in nutrie e trattori, il bello viene tra Spino d’Adda a Milano, dove usare l’automobile rappresenta una scelta molto coraggiosa. Tuttavia spesso il coraggio non basta ed il tragitto richiede il ricorso ad almeno due delle virtù teologali (fede e speranza), mentre per la terza (carità) è necessario attendere il ritorno a casa per portare fuori il cane e distribuirne i bisognini sul territorio.
Qualcuno sostiene che esista anche un’autostrada a pedaggio, anzi due, e tuttavia, al netto di incidenti stradali e camion in fiamme, l’arrivo al casello di Melegnano non costituisce il traguardo, bensì l’inizio di una Via Crucis che richiede il ricorso alla prudenza, alla giustizia, alla fortezza e alla temperanza.
Né d’altra parte il ricorso a Trenord produce risultati migliori, visto che a Milano si arriva quasi sempre in ritardo, quando pure ci si arriva. Va rilevato purtroppo che l’utilizzo della ferrovia è in grado di indurre nei pendolari un profondo degrado morale, trainato dal prevalere dei sette vizi capitali: la lussuria (tanto per ingannare l’attesa), la superbia (nei confronti dei migranti sui barconi), l’avarizia (con i soldi che spendo per l’abbonamento avrei potuto farmi le vacanza in Sardegna); l’invidia (verso i pendolari veneti e svizzeri); la gola (nel senso che stare delle ore al freddo determina la comparsa di tosse e faringite); l’ira (del tutto comprensibile e più che giustificabile); l’accidia (che non si sa bene cosa sia, ma descrive bene quel distacco emotivo necessario per giustificare l’ennesimo ritardo sul lavoro).
Come possibile alternativa, qualcuno propone il monopattino, che sfortunatamente non ha una batteria sufficiente a garantire il tragitto di andata e ritorno, mentre altri suggeriscono lo scooter che però, nelle giornate gelide e nebbiose, non garantisce neppure il ricorso al suicidio assistito. La bicicletta infine presuppone polpacci gagliardi, apparato cuore-polmoni efficiente e soprasella solido, condizioni spesso incompatibile con lo stato di pendolare.
Tuttavia la speranza è l’ultima a morire, anche se chi vive sperando muore ….comunque. In effetti la disastrosa situazione attuale dei collegamenti ferroviari e stradali tra il sud della Lombardia e la Capitale Morale presenta almeno due elementi positivi. Da un lato il recupero di una condizione religiosa che si era un po’ persa (per strada), dall’altro il progetto per la costruzione dell’autostrada Cremona-Mantova, per la quale il grande Paolo Villaggio, visti i disastrati collegamenti attuali, avrebbe sostenuto trattarsi di una boiata pazzesca.
Octopus
Una risposta
Ormai il principio è arcinoto: più treni -meno macchine, con tutti i risvolti positivi del caso ( meno inquinamento, caro vita rallentato..). A chi giova questa inconsistenza operativa? Perché non si fanno investimenti adeguati? Ricordo che i miei “vecchi “ erano soliti dire che nemmeno Farinacci era riuscito a collegare la città con la strada ferrata, qualcuno non voleva…è così anche oggi?