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One life, la toccante storia dei bimbi salvati dai nazisti

3 Gennaio 2024

Sta per scoppiare la seconda guerra mondiale. Siamo a Praga. L’agente di borsa londinese Nicholas (Nicky) Winton, con l’aiuto della mamma Babette e di altre figure cruciali mette a punto l’operazione Kindertransport. Riuscirà a portare a Londra centinaia di bambini, strappandoli alla furia nazista, e ad assegnarli ad altrettante famiglie affidatarie. C’è una storia vera alla base del film One Life, attualmente nelle sale. Il film di James Hawes, alla sua prima prova con il grande schermo, dopo aver girato serie di successo, è un film struggente, commovente e prezioso. 

Il film è l’adattamento per il cinema della biografia If it’s not impossible… The life of Sir Nicholas Winton. Finalmente un film che mette al centro non un’impresa bellica, ma un atto d’amore, l’eroismo domestico di un uomo che ha legato tutta la sua vita a questa vicenda umanitaria di portata eccezionale. Gli resterà appiccicata addosso come un grande segreto, indeciso se divulgarlo oppure no.  Si intrecciano infatti due piani narrativi, caratterizzati da tempi diversi: tempi lenti, riflessivi, negli anni 80 quando Nicky, ormai anziano (è deceduto nel 2015 a 106 anni!) culla il suo diario che documenta dettagliatamente l’operazione con le foto, i nomi, i nuovi indirizzi dei bambini, le nuove famiglie e quelle di origine, ritagli di giornale e tempi concitatissimi nel 1938, con una guerra alle porte e Nicky determinato nella sua causa umanitaria che gli permetterà di salvare in prima persona 669 bambini ebrei, riempiendo senza sosta otto treni per Londra. Era pronto il nono, ma il giorno che doveva partire, il 1° settembre del 1039, Hitler ha invaso la Polonia e i confini europei sono stati chiusi.  

Ormai anziano, Nicky deciderà di rendere pubblica la sua storia, dopo una profonda tribolazione interiore. Alcuni di quei bambini, ai quali è molto affezionato, sono diventati quasi un’ossessione. Chissà in cuor suo quante volte ha pensato al loro destino, che cosa ne è stato e come si è sviluppata la loro vicenda personale. Affida il suo diario, fra mille remore, alla BBC per il programma That’s Life, una sorta di Vita in Diretta britannica. Il finale è toccante, molto, molto commovente e in sala non si trattengono le lacrime. Li incontra tutti. Il sentimento di gratitudine che la salvezza ha procurato negli animi di tante persone e l’umiltà, la remissività, quasi l’imbarazzo di Nicky, non abituato ai riflettori, restituiscono un affresco umano unico e irripetibile che è la storia di cui sono testimoni. Questo film biografico non è propriamente un film. E’ una testimonianza. 

L’opera ha un taglio documentaristico. E un lungometraggio, con salti temporali, che sottrae qualcosa al sogno cinematografico. Non è Schindler List, per capirci, anche se Nicky è noto come lo Schindler britannico. Il film lascia parlare la storia, in sé epica, adatta al Natale, e restituisce una narrazione genuina, semplice, utile, senza troppi orpelli. Non ci sono false pretese, nulla sovrasta la vicenda. E’ un prodotto narrato sottovoce, stando un passo indietro. Nulla è urlato. Non è un film retorico, non è spettacolare, altisonante o ridondante, ma è potentissimo. 

Nicky è un eroe che ha fatto qualcosa di straordinario, in punta di piedi. Con una valigetta piena di nomi, foto e un telefono. Ci insegna molto. E’ un’opera didascalica, adatta per edificare qualcosa, qualcosa che riempie lo spazio che concediamo alla bontà, all’altruismo, alla bellezza, contro il male manifesto di un’epoca, che questa storia ci dice di non dimenticare. 

Nel cast figurano attori importanti: Anthony Hopkins (Nicky anziano), Johnny Flynn (Nicky giovane), Helena Bonham Carter (la mamma Babette). 

Le sale del CremonaPo durante il periodo Natalizio sono state prese d’assalto. A Santo Stefano era tutto esaurito. Sono tornata a Capodanno. Era il compleanno di Anthony Hopkins: ha compiuto 86 anni ed è un mostro di bravura.  

 

Francesca Codazzi

 

7 risposte

  1. Splendida recensione con la quale mi trovo completamente d’accordo avendo già visto il film. Un uomo, il protagonista, che speriamo possa essere fonte di ispirazione ,perché nella nostra società, di questi tempi, ne abbiamo un grande bisogno.

  2. Devo ancora vederlo…e lo farò a brevissimo. Descrivi tutto il profondo in modo sublime, senza svelare nulla… grazie Franci. Come sempre…brava!!!!!!

  3. Non ho ancora potuto assistere alla proiezione del film che hai ben recensito e come sempre sai fare tu!
    Il contenuto é toccante per la sua tragica verità storica.
    Hai anticipato con questa narrazione “Il giorno della memoria” che sarà tra poco.
    Complimenti Francesca!!

  4. Due sono le cose che mi colpiscono sempre quando scrivi: la tua capacità di cogliere anche ogni piccola sfumatura e l’utilizzo sempre preciso, mai banale delle parole, degli aggettivi che rendono la tua scrittura lieve ma profonda al tempo stesso.

  5. È una recensione cristallina.
    La drammaticità degli eventi che stavano accadendo ha mosso il coraggio di quell’uomo….sono certa che questo è potuto accadere perché il suo cuore, il suo essere era predisposto all’altro. Non sentirsi in pace con sé stessi se non si è fatto tutto ciò che è nelle proprie possibilità per aiutare l’altro, anche nel quotidiano vivere….quante persone oggi possono dire di provare questa sensazione. È una delle eredità che mi ha lasciato mio padre…

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