Sabato pomeriggio, dopo il flash mob CESSATE IL FUOCO, ci siamo spostate al Cascinetto per un incontro pubblico del Movimento Riqualificazione Ospedale Maggiore. La sala era piena, con oltre ai residenti del quartiere che circonda l’ospedale anche persone che a Cremona seguono attentamente le molte problematiche, come la consigliera comunale ed ex sindaca di Vescovato Maria Grazia Bonfante.
L’incontro ha visto una parte iniziale, portata avanti dal geometra Giorgio Mantovani che ha ribadito l’assurdità del progetto di costruzione di una nuova struttura, per quanto avveniristica, accanto all’attuale monoblocco, con per di più il progetto finale di abbattimento di quest’ultimo.
I mezzi, i materiali, le possibilità di rendere l’attuale ospedale ristrutturabile è, secondo chi da cinquant’anni si occupa di progetti analoghi, non solo ampiamente fattibile, ma anche logicamente auspicabile.
Con altrettanti dati accurati, Rosella Vacchelli ha sintetizzato l’analisi di oltre 70 pagine del documento di presentazione del progetto, sul quale sono emersi elementi piuttosto contradditori.
Inizialmente si parlava infatti proprio di una ristrutturazione e non di un nuovo edificio, ma come è risaputo, c’è più margine di profitto in una edificazione nuova piuttosto che “recuperare” l’esistente. Altro punto da non sottovalutare, la previsione nel documento della Regione Lombardia di avere già nel 2024 strutture funzionanti come le “case di comunità” che dovrebbero assorbire parte delle patologie minori e percorsi riabilitativi, gravando meno sui giorni di degenza in ospedale (che dovrebbero quindi ridursi) … Peccato che ad oggi, oltre a qualche taglio di nastro, fatto in pompa magna, dall’assessore regionale di turno, queste strutture sanitarie siano scatole vuote e non operative per mancanza di personale adeguato.
Interessanti gli interventi specifici del loro settore come quello del dottor Pietro Cavalli che ha posto il punto sulla semplice domanda: “A che cosa serve un ospedale?” dove l’ovvia risposta è trovare personale e strumenti adatti alla risoluzione delle problematiche di salute, non delle vetrate con aiuole fiorite a vista e un laghetto nel centro…
Altrettanto interessante è stato il punto di vista filosofico della professoressa e architetto Anna Maramotti che fa riflettere su quello che le persone desiderano trovare quando hanno bisogno di assistenza medica..
Gianluca Franzoni nel suo intervento ha cercato di dimostrare il rapporto di causalità tra la decisione di costruire il nuovo ospedale dedicato prevalentemente alla medicina ad alta intensità di cura ed urgenza e la politica sanitaria che diminuisce le soluzioni di cura per le malattie croniche e delocalizza le cure sub-intensive a strutture territoriali attualmente non realizzate. Inoltre ha cercato di illustrare le conseguenze della spinta alla diminuzione forzata delle giornate di ricovero.
Un residente del quartiere ha fatto ulteriori osservazioni e ci sono state alcune domande da parte della platea che hanno arricchito l’incontro, ma la proposta più originale è stata fatta da una ex caposala, ora in pensione, Cinzia Zampini, che ha suggerito, in segno di protesta, di formare una catena umana con nastro bianco e rosso di quelli che vietano l’accesso, e circondare l’ospedale.
Di sicuro siamo tutti a rischio, a prescindere dal progetto nuovo o vecchio. Se non si ottiene qualche miglioramento oggi e subito per la nostra sanità pubblica, finiremo come negli Stati Uniti d’America, dove il diritto alla cura esiste solo se hai abbastanza soldi da farti una assicurazione!
Paola Tacchini
2 risposte
C’è una cosa che non capisco: se il nostro sindaco, pur ” maltrattato” dai piani alti regionali, e i nostri politici, che dovrebbero rendere conto a chi dà loro la possibilità di sedere su una preziosa poltrona, sono così convinti della validità del progetto ( inteso non solo come costruzione di un colorato discutibile luna park con annessi e connessi) perché NON intervengono per spiegare a comuni mortali che forse non hanno gli strumenti per capire? Perché se ne stanno zitti e lontani dai cittadini? Ma chi credono siano e chi credono di essere? Se in 4000 non accettano quanto è stato deciso, è giusto ignorare dimostrando disinteresse e sufficienza? Perché non ascoltare e spiegare una volta per tutte scelte e posizioni?
Mi permetto di rispondere alla Sig.ra Paola Pieri.
Il movimento nell’invito ai cremonesi per la prima assemblea cittadina a Cremona del 18 novembre scorso erano compresi anche tutti i consiglieri comunali, il sindaco Galimberti e i sindacati.
Né i sindacati, peraltro interpellati precedentemente più volte e mai disponibili in quanto troppo oberati da altri impegni, né i consiglieri comunali e men che meno Galimberti si sono presentati all’incontro. A mio avviso, come dice lei, “noi comuni mortali” siamo ignorati e ritenuti incapaci di capire che un nuovo ospedale e le centinaia di milioni che stanno arrivando, non possiamo permetterci di perderli…. , anche contro ogni ragionevole dubbio, anche contro razionali proposte che il “movimento per la riqualificazione dell’Ospedale di Cremona” sta insistendo a presentare a tutti i cittadini e alle istituzioni dal 28 luglio 2023