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Ospedale, biogas, scuola, supermercati: perché comunicare

9 Settembre 2023

La prima lezione di comunicazione inizia con la frase: “comunicare significa: farsi ricordare”. Quante realtà, istituzioni e aziende pubbliche o private, anche del privato sociale e dell’associazionismo, vogliono farsi ricordare. Chiunque abbia approntato un servizio, un progetto, una proposta vuole che si sappia, soprattutto presso gli stakeholder (che poi sono i portatori di interesse). Se mi fanno un impianto a biomasse sotto casa, non sono vittima della sindrome del “not in my backyard”, ma pretendo di sapere quali saranno i benefici o gli svantaggi di tale scelta.

Ho esordito con questo tema, ma ve ne sono parecchi altri sotto il sole. Pochi sembrano capire che la comunicazione non è una parente scomoda: è un’alleata. Ma a Cremona sembra andare diversamente. Mi chiedo se esista un ufficio stampa o un ufficio comunicazione attivo relativamente alla realizzazione del nuovo ospedale. Ho chiesto ad un amico architetto  e mi ha spedito il bando architettonico di 129 pagine. Mi assicura che un bando così porterà a Cremona una struttura firmata da architetti di grido, mi convince in parte. L’idea mi piace. Ma io pretendo, da cittadina, che un comunicatore mi scriva un comunicato lungo massimo un A4 e mezzo (2 visto il tema) e me lo spieghi. Magari anche scrivendo a casa una lettera chiara. L’ospedale è di tutti. Sarò romantica, poi, ma voglio che mi si dica che fine farà l’ospedale “vecchio”, voglio capire. Altrimenti resto della mia opinione: non è un problema di muri, ma di servizi e risorse umane. Perché è così. Sono un’utente vera. Sono venti anni che per vari motivi bazzico l’ospedale, che era un fiore all’occhiello e oggi è un crisantemo appassito. La comunicazione è potentissima, perché: se non me lo spieghi tu, perbene, in modo chiaro, le conclusioni le devo tirare da solo, oppure mi affido ad un movimento che fa raccolte firme e petizioni (e fa pure bene). 

Passiamo al supermercato di via Cadore. Stessa cosa. Non c’è stata comunicazione. Un punto di riferimento per la spesa in quella zona, soprattutto per l’utenza anziana, ci può stare, ma non credo che siano contenti quelli che si sono visti erigere, nottetempo, un muro davanti a casa. Ma perché non è stata adeguatamente comunicata? Perché non condividere? Perché non convocare i portatori di interesse?

Potrei andare avanti a lungo. Risparmiare sulla comunicazione non è una buona idea. Soprattutto in un’epoca come questa, dove le notizie scivolano facilmente. Dotatevi di uffici con addetti sensibili e preparati. Vedrete che 129 pagine diventano fruibili anche per la famosa casalinga di Viggiù. Ma anche il supermercato, le ciclabili e la scuola.

Parliamo della scuola. Così restiamo sul pezzo. Se l’Ust (che è il Provveditorato agli studi) avesse avuto un ufficio comunicazione efficace si sarebbe evitato un mare di chiacchiere. Il 31 agosto è arrivata via mail la nomina per i supplenti, che il giorno dopo hanno preso servizio (anche quelli di Napoli) nella scuola assegnata. Lunedì già girava voce, un chiacchiericcio impazzito, dove hanno messo il naso un po’ tutti, sindacati, politici e chi più ne ha più ne metta, che sarebbe stato tutto resettato. Nel frattempo questa settimana i supplenti hanno lavorato e impostato il lavoro. Non è alla fine stato azzerato quasi nulla. Girava la notizia di un intervento “chirurgico” solo per rivedere i ricorsi. Assurdo! In sostanza manca trasparenza. L’algoritmo, messo sotto accusa, è manovrato da persone. Si può sapere come? La rivoluzione digitale è una barzelletta. L’Italia è il paese dei cachi, come cantava Elio. Da rimpiangere la scuola delle Autonomie. Questa ricentralizzazione crea disagio. Manca di chiarezza.  

Al tempo dei social, che sono quaraqquaqqua puro, dotarsi di un ufficio comunicazione è obbligatorio. Per serietà e per esigenze di ufficialità. Le notizie devono essere formalmente chiare. Per farsi ricordare. O… “dimenticare”.

 

Un’insegnante

Cremona

5 risposte

  1. Meglio mettere l’utente di fronte al fatto compiuto!!! A quel punto non è più possibile fare retromarcia. Comunque ci sono anche i dirigenti scolastici che, non so se ancora adesso, per anni riescono a scegliere abilmente gli insegnanti che preferiscono. Con buona pace degli altri e degli algoritmi.

  2. La sua ospite poteva aggiungere anche il caso della costruzione di una struttura privata nel parco pubblico del Morbasco. Oltre alla prepotenza subìta, chi osa rivendicare il diritto per tutta la città di avere a disposizione un polmone verde incontaminato rischia di essere additato come insensibile per il fatto che l’edificio ospiterà strutture di sostegno a persone disabili e alle loro famiglie. Come se altrove la finalità potesse risultare meno meritevole. Anche in questo caso i cittadini sono stati messi davanti al fatto compiuto.

    1. Quella che ha indicato è stata una delle mosse più scorrette di questi due mandati amministrativi. Al secondo posto ci metto le fette di salame sugli occhi per quanto riguarda la situazione viabilistica in via Giordano che ha portato a cassare in modo preconcetto l’unica soluzione reale, la strada Sud e senza confrontarsi coi cottadini. Invece il biomerdano si può fare. Stessa zona. Stesso parco. Stessi vincoli.

  3. È un pezzo che la politica decide ( non per cose importanti come le riforme, si capisce) chiusa nelle proprie stanze e il popolo resta in strada a guardare ; la delusione più cocente sta nel fatto che la “sinistra “ – che in realtà è il partito dell’establishment – non parla più con la gente (le feste dell’Unità servono per ingannare gli ingenui nostalgici) e per questo perde voti, ma non la spocchia. Quelli appena arrivati, le destre, non sembrano essere migliori… penso ai miei figli e nipoti, che tristezza!

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