Il consigliere regionale Ventura: «Uscire dalla logica dei singoli reparti per privilegiare prestazioni specialistiche in rete con Cremona e i servizi territoriali».
La linea dell’emergenza-urgenza il vero punto di forza e una priorità per i cittadini.
I dati pubblicati ieri dall’Asst di Cremona sugli ottimi risultati dell’attività ambulatoriale e le oggettive criticità dell’Oglio Po rappresentate dal direttore generale Giuseppe Rossi, offrono lo spunto per qualche riflessione sul futuro possibile dell’ospedale di Casalmaggiore. È arrivato il momento di mettere da parte l’ideologia e guardare ai fatti. È un fatto che i cittadini di quel territorio per raggiungere l’ospedale di Cremona o l’ospedale di Mantova impiegano in entrambi i casi 45 minuti. Questo ci dice che l’Oglio Po dovrà continuare ad essere una struttura dotata di una linea di emergenza-urgenza ben strutturata, che comprende pronto soccorso e terapia intensiva. Diverso è continuare a pensare a questo ospedale secondo logiche e modelli del secolo scorso. Vale la pena chiedersi: ha ancora senso pensare a un ospedale fatto di singoli reparti? A primariati dedicati? Perché non costruire percorsi specialistici integrati, come in parte già sta avvenendo, con l’ospedale di Cremona e i servizi territoriali? In tal senso la gastroenterologia è un esempio virtuoso; La Pediatria e l’Ostetricia stanno garantendo servizi essenziali e una gamma di attività ambulatoriali molto funzionali, secondo una logica aziendale. Il cambiamento epocale che stiamo vivendo nell’era post-covid, la fisiologica carenza di personale che coinvolge tutto il Paese, le diverse esigenze di una popolazione che invecchia, le abitudini dei più giovani che non hanno più difficoltà a spostarsi e che tendenzialmente vanno ad abitare in città, ci invitano a trovare nuove soluzioni sostenibili. Per questo mi chiedo: e se l’Oglio Po diventasse un polo specialistico per tipologie di prestazioni molto specifiche, anche colmando eventuali mancanze? Come, ad esempio, la creazione di un Hospice che oggi non c’è per il quale esiste un progetto che aspetta di essere finanziato. Anche un “vecchio” ospedale può farsi nuovo attraverso i modelli di cura che adotta: posti letto commisurati alle esigenze reali, degenze brevi, alta qualità alberghiera (e in questo l’Oglio Po parte avvantaggiato), massima accessibilità a orari diversi, forte integrazione con la rete dei servizi territoriali, potenziamento della telemedicina a bassa intensità e uno sviluppo massivo della digitalizzazione e magari un percorso per i grandi anziani con patologie acute. Per dimensioni e caratteristiche l’Ospedale di Casalmaggiore bene si presta per essere re-inventato e, perché no, diventare qualcosa di unico. Anziché recriminare, stiamo nel presente e proviamo a immaginare un ospedale più contemporaneo e in rete. Io sono disponibile a provarci.
Marcello Ventura
consigliere regionale Fratelli d’Italia