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Ospedale nuovo, la direzione Ats gioca su due tavoli?

3 Maggio 2022

Una riunione interessante, quella tra l’Assemblea dei sindaci, alcuni politici del territorio ed i vertici dell’ospedale di Cremona, per una volta apparentemente unanimi nell’impegno per un futuro ospedale sede di DEA di secondo livello. Il tutto in competizione con quello di Mantova, che però non sta certo a guardare.

L’impegno dichiarato è quindi quello di (ri)portare a Cremona, tra gli altri, alcuni reparti specialistici indispensabili per l’attribuzione formale della qualifica di eccellenza.  Ad esempio, ma non solo,  la neuroradiologia e la  terapia intensiva neonatale.

Peccato che la TIN da Cremona sia stata trasferita alla Poliambulanza di Brescia.

Peccato che la neuroradiologia sia stata trasferita da Cremona all’Ospedale di Mantova.

Se per la prima brutta storia è possibile incolpare principalmente (ma non solo) il precedente assessore regionale Gallera , per la neuroradiologia la responsabilità è del tutto cremonese e va divisa equamente tra la precedente Direzione dell’Ospedale di Cremona e l’attuale Direttore dell’ATS, che consapevolmente hanno privato Cremona di un importante tassello per la crescita professionale del suo ospedale. Stendiamo un velo pietoso sulle dichiarazioni che hanno tentato di giustificare questa scelta per porre una domanda fondamentale che nessuno, al momento, ha pensato di porre: da che parte sta oggi il vertice ATS Valpadana, con sede a Mantova e competenza su quella provincia e su quella di Cremona? E’ vero che il suo Direttore deve intrattenere ottimi rapporti non solo con gli Uffici Regionali dai quali è stato nominato, ma anche con l’ospedale di Cremona e con quello di Mantova ed è altrettanto vero che andare d’accordo con tutti (a parole) è una soluzione spesso fantastica. Appare invece un po’ sospetta quando è necessario decidere quale, delle due parti in competizione, conviene appoggiare: se oggi la sfida sulle competenze dell’ospedale si gioca tra Cremona e Mantova, sarebbe bene conoscere l’orientamento dei principali attori coinvolti e capire se l’attuale vertice ATS sia in linea con la politica, l’ospedale, i rappresentanti del territorio cremonese. Visti i precedenti, il dubbio appare legittimo.

Stiamo certamente sbagliando, ma certamente anche il pasticcio dell’Area Viadanese Casalasca attribuito a Mantova con un ospedale di mezzo, l’Oglio Po, dipendente da Cremona, non fa che rinforzare l’ipotesi di una direzione ATS che, pur a fronte di dichiarazione e proclami a favore della sanità cremonese, nei fatti non sembra agire di conseguenza.  Se poi questa scelta è stata fatta, come dichiarato, dopo una ‘corretta valutazione dei bisogni’, allora viene spontaneo chiedere in che modo e chi ha eseguito questa valutazione, su quale base e con quali confronti, quali siano i bisogni valutati, su quali dati poggiano queste affermazioni.  Altrimenti siamo, come si dice a Cremona (non sappiamo a Mantova) nel ‘campo delle cento pertiche’ e quindi ci stiamo perdendo in una metafisica che di progetto sanitario ha ben poco.

Speriamo ovviamente di sbagliare e che a queste nostre perplessità si contrapponga un chiarimento comprensibile e tuttavia, a fronte della apparente unità di intenti tra amministratori/politici del territorio e vertici ospedalieri sul futuro del nostro ospedale, il dubbio che una posizione importante come quella della direzione ATS possa giocare su due tavoli (Mantova e Cremona) non lascia per niente tranquilli.

 

Pietro Cavalli

Una risposta

  1. Per diventare direttore devi “obbedir tacendo” – dopo aver fatto atto di sudditanza – ai vertici regionali, sull’operato di questi ultimi potrebbe influire l’autorevolezza (?) di qualche politico locale …non aggiungo altro…

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