Qualcuno ha già scritto della bizzarra idea che il problema dell’”efficientamento energetico” si debba risolvere abbandonando gli edifici attuali per costruirne di nuovi, proponendo l’abbandono dell’Ospedale, del Palazzo Comunale e della Cattedrale per ricostruirli secondo standard più attuali. Il burlone che ha proposta questa intelligente soluzione si è dimenticato però che anche il Teatro Ponchielli, la Prefettura, il Tribunale e persino l’abitazione di moltissimi cremonesi non sono proprio di recente costruzione. Anzi tutta la città, con rare eccezioni, si trova nella necessità di essere abbandonata a favore della costruzione di una nuova “Città Nova” a norma di efficienza energetica. Il problema è dove trovare lo spazio per erigerla, visto che i centri commerciali ed i poli logistici di fatto stringono la città di Cremona in una morsa di cemento e rendono difficile il trasferimento dell’attuale abitato cittadino.
Pare che l’ipotesi di abbandonare le strutture più importanti della città, a partire dall’Ospedale, non sia emersa dagli abusi alcolici durante una cena di ritrovo di vecchi compagni di scuola, ma venga sostenuta e condivisa con pochissime obiezioni da parte della politica e forse delle Associazioni di Categoria. Nessuno invece entra nei problemi concreti e magari si informa come le stesse difficoltà siano state affrontate in altri contesti. Ad esempio, secondo i dati ENEA, nel Policlinico Universitario dell’Università Campus Bio-Medico di Roma è in funzione dal 2016 un trigeneratore con motore endotermico a combustione interna da 1,56 MWh elettrici che garantisce una produzione annua di energia elettrica pari a 12,5 GWh, di cui 10,4 GWh autoconsumata e 2,1 GWh ceduta in rete. Il recupero di calore permette una produzione termica annuale pari a 13,4 GWht ed energia frigorifera mediante assorbitore pari a 5 GWhf. Il Policlinico Gemelli di Roma, paragonabile ad una città di 30 mila abitanti, consuma circa 50 milioni di kWh ogni anno e circa 16 milioni di m3 di gas naturale. L’impianto di cogenerazione fornisce alla struttura oltre il 60% del fabbisogno energetico interno (elettricità ed energia termica). L’istallazione di 12 assorbitori a bromuro di litio ha permesso nella stagione estiva di trasformare il calore in freddo, cioè di climatizzare gli ambienti senza consumare altra elettricità, ma solo sfruttando il calore come fonte energetica. Senza parlare dell’installazione e utilizzo di pannelli solari, dell’eliminazione degli sprechi, della sostituzione delle lampade……… A pochi però sfugge il fatto che queste due strutture sono di proprietà privata ed i privati magari utilizzano soldi propri, non quelli dei contribuenti. Un dettaglio non da poco.
Se poi ci si riferisce alla messa a norma antisismica valgono le considerazioni precedentemente espresse: in una zona classificata a basso rischio sismico e nella quale l’ultimo terremoto degno di nota risale a più di mille anni fa, sarebbe necessario abbattere l’intera città, visto che tutti noi abitiamo, lavoriamo, viviamo in costruzioni non a norma. No, non c’è verso: si sono fissati sulla necessità di spendere qualche centinaio di milioni di denaro pubblico per costruire contro ogni logica, stanno coinvolgendo le Associazioni di Categoria nelle quali magari serpeggia un lievissimo interesse per quel fiume di quattrini necessari per la costruzione del nuovo ospedalino, hanno arruolato i rappresentanti della politica e del territorio ….Un disegno lucido ed inarrestabile, al quale i cittadini non sembrano prestare grande attenzione. Lo stesso atteggiamento che ha portato Cremona, nell’indifferenza generale, ad essere l’unica provincia lombarda a non avere un Centro di medicina Materno Fetale, costringendo quindi le donne con gravidanza a rischio a peregrinare tra Brescia, Mantova e Milano per venire assistite. Non è per niente bello andare in giro per la Lombardia col pancione e la testa piena di brutte idee. Anche perché, nello specifico, Cremona vantava un’ottima Terapia Intensiva Neonatale e se l’è lasciata scippare. Aveva un validissimo Centro di diagnostica prenatale e l’ha lasciato andare alla deriva: scelte consapevoli o miopia colpevole? Di fatto una situazione che ha ulteriormente indebolito l’Ospedale di Cremona per favorire la Poliambulanza di Brescia e l’Ospedale Poma di Mantova. In questo contesto e nonostante lo sforzo, l’impegno e l’orgoglio dei sanitari, è interessante notare come a livello regionale il DEA di secondo livello sia passato in cavalleria. Ci dovremo aspettare allora un ospedalino coi fiocchi e senza contenuti oppure un pacco colossale? A pensarci bene, magari si tratta della stessa cosa.
Pietro Cavalli
6 risposte
Cremona, vista l’inanità dei suoi cittadini, ha la classe dirigente che si merita. I cosiddetti “pacchi”, oltre a quello appena citato, non tarderanno a venire, saranno numerosi.
Parole sante, l’Ospedale è da ricondizionare, non da distruggere. Perché anche il privato così largamente favorito dalla politica regionale non si attrezza con funzionali pronto soccorso per i codici meno gravi? Se fosse fatto ne avremmo 4 per la nostra emergenza. Grande pacco se le intenzioni proseguiranno con l’ attuale decisione.
Già da mesi sostengo tutto ciò che hai scritto, non si può organizzare una manifestazione che impedisca il proseguire di questo scempio? Io sono disponibile ad attivarmi.
Caro Cavalli ormai mi sono quasi assuefatto ad ascoltarti con tutte le osservazioni di buon senso che esponi, sarà così per tanti cremonesi che non fiatano? (stum schiss)……quanto disinteresse!!! E pensare che presto o tardi tutti passeremo dalle forche caudine della salute….se capiterà a me spero di averti come medico curante: ispiri molta fiducia. Comunque bravo un vero n.1 senza se e senza ma!!!
Finché i cremonesi non si sveglieranno si dovranno sorbire pacchi come questo aria irrespirabile ecc ecc ma sembra che a tutti vada bene così
Il privato deve prevalere sul pubblico: questo e’ il dogma di lor signori. Allora cosa fanno? Mettono alla testa degli ospedali pubblici delle persone inadeguate, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Un ospedale inaugurato nel 1971 con 1.500 posti letto viene ridotto a 400. A volte mi chiedo se in questi 51 anni Cremona, che allora contava 70.000 abitanti come ora, sia stata travolta da un terremoto devastante o da qualche sciagura simile. Caro Dr. Cavalli, non ci rimane che la strada indicata dalla Sig.ra Elda Busi: la mobilitazione dei cittadini, a migliaia. Alla violenza si deve rispondere con la violenza, il che significa che gli ‘addetti ai lavori’ (vedi i politici di professione) si devono svegliare a meno che non condividano il “pacco”. Io sono un po’ più malizioso di Lei, caro Dr. Cavalli ed opto per il ‘pacco”. Sono certo di non essere il solo cremonese a pensarla così’.