Padania Acque, la bolletta aumenterà e la politica gioca sul rinnovo del cda

14 Aprile 2024

Water for peace.  Il tema è stato declinato in molti modi il 24 marzo scorso, giornata mondiale dell’acqua.  Tra gli slogan utilizzati, Conserviamo l’acqua e costruiamo la pace merita una citazione. Fuori dal coro, snob, originale, politicamente all’anno zero, il nostro territorio ha preferito: Conserviamo l’acqua e prepariamoci alla guerra.

Il 9 maggio si terrà l’assemblea di Padania Acque. All’ordine del giorno l’approvazione del bilancio e il rinnovo del consiglio di amministrazione della società pubblica. Sul bilancio i conti sono da applausi. Ma non da standing ovation. Inferiori al record dello scorso anno.  We are the champions può starci. Però non sparata a palla. I numeri tornano. Da leccarsi le dita. Ma non on fire. Non bollenti. Tiepidi.  La diminuzione dei consumi, rispetto gli anni precedenti, ha contribuito ad abbassare la temperatura. A rendere il bilancio meno caldo Tanta acqua aveva alimentato il fuoco del passato. Viceversa poca acqua lo ha soffocato quest’anno. Il contrario di quanto avviene nella vita quotidiana: si getta acqua sul fuoco per spegnerlo. L’anomalia è presto spiegata.  Meno spreco d’acqua, meno entrate. Meno entrate, meno disponibilità di cassa per investimenti. Meno investimenti, meno possibilità di intercettare finanziamenti europei e aggiudicarsi i premi Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente). Meno finanziamenti, meno investimenti, maggiori difficoltà a rispettare i progetti programmati. Meno introiti, bilanci più risicati, banche in defcon3 con relative conseguenze. Gli istituti di credito aprono l’ombrello quando c’è il sole. Quasi mai se piove. Se il trend negativo dei consumi proseguirà, sarà la tempesta perfetta.

Che fare? O si limitano gli investimenti, ma chi si ferma è perduto. Oppure si trovano gli euro mancanti e si prosegue nei programmi già in agenda. Come?  Bazzecole, quisquilie, pinzellacchere per Totò. Nodo gordiano e mal di pancia per gli amministratori di Padania Acque.

La soluzione più facile e lineare per raggiungere l’obiettivo è il ritocco al rialzo della tariffa, Viagra per il bilancio. Nel futuro dietro l’angolo, sarà questa la strada che verrà percorsa. Nel dibattito sul problema compaiono pochi verbi al condizionale o avverbi dubitativi. Se presenti, sono formalità. Modo per pararsi il culo, anche quando la corazza è pleonastica.  

La via è tracciata. I soci già avvertiti. L’assemblea residenziale di Crema di Padania Acque che si è svolta l’11 aprile è testimone.

Un grosso guaio che non vede sul banco degli imputati l’attuale consiglio di amministrazione. Al contrario, merita un apprezzamento per il lavoro svolto.  Se qualcuno o qualcosa deve essere processato è il sistema in cui viviamo, ma non è questo l’argomento in discussione.

Dopo anni di propaganda, pubblicità, narrazione, storytelling sulla improrogabile e imprescindibile necessità di non sprecare acqua.

Dopo il mantra asfissiante sull’opportunità di preferire la doccia al bagno nella vasca, di limitare il bidet a una risciacquata veloce e via.  

Dopo la rottura di coglioni derivata dall’imperativo categorico d’innaffiare vasi di fiori e giardini con il contagocce e di utilizzare le lavastoviglie a pieno carico.

Dopo l’impegno profuso di cittadini virtuosi e consapevoli nel seguire i consigli di esperti e catastrofisti.

Dopo la dimostrazione di un diffuso e notevole senso civico.

Dopo la modifica di abitudini.

Dopo qualche scatto di nervi, questi stessi cittadini vedono il loro impegno essere gratificato con un avviso, non tanto velato, che sulla rampa di lancio è posizionato l’aumento della tariffa dell’acqua.

L’osservazione che meno consumo e tariffa più alta non comporti una spesa maggiore di una bolletta con più consumo e tariffa meno alta è un gioco di prestigio. È una realtà virtuale.   È un miraggio.  Un avatar. Palle di fra’ Giulio.  

L’esborso è sì identico. La differenza sostanziale, ma non quantificabile in termini economici.  Si trova in un concetto elementare.  In una considerazione banale. In un dato oggettivo inequivocabile.  Con la stessa spesa di oggi l’utente utilizzerà meno acqua. Se vorrà mantenere i consumi ai quali è abituato dovrà spendere di più. Una condizione che solo le classi privilegiate potranno permettersi di eludere. Il prezzo non determinerà le loro scelte idriche. Potranno consumare-sprecare ettolitri di acqua senza preoccuparsi del prezzo.  

Se il risparmio idrico adesso è una scelta parzialmente autonoma dei singoli cittadini, domani sarà – volenti o nolenti – obbligatoria e ineludibile, imposta dal costo più elevato della tariffa.

L’acqua continuerà ad essere un bene accessibile a tutti, ma con le classi più abbienti favorite. 

È un discorso che porta lontano. Che conduce a disquisire su coloro che prima hanno distrutto l’ambiente ed ora fingono di salvarlo. Che prima l’hanno inquinato e ora lo disinquinano grazie anche al finanziamento pubblico e solo se è assicurato un lauto guadagno. Che non hanno mai abbandonato l’idea di entrare in maniera massiccia nel business dell’acqua pubblica.

È una riflessione che stimola a soffermarsi sui meccanismi che regolano la società di oggi. A pensare al neoliberismo esasperato e sui tecnocrati.  A ragionare sui partiti transgender e sul loro fallimento (Ada Ferrari in vittorianozanolli.it, 8 aprile). A meditare sulla perdita di identità dei politici, travet privi di ideale, indifferenti al bene comune, sostituito dalla spasmodica, ossessiva e indifferenziata ricerca del consenso.

La buona gestione dell’acqua è legata alla politica e il confronto in corso sul rinnovo del consiglio di amministrazione di Padania Acque rafforza questa enunciazione. Iniziato sugli organi di informazione alcuni giorni fa – e attualmente in corso – il dibattito ha fatto incazzare alcuni sindaci.  Come nei feuilleton dell’Ottocento o nei film, un passo indietro.  Un flash back. 

Tre anni fa la nomina del consiglio di amministrazione in carica era avvenuta con il kriss tra i denti e il Pd con la bava alla bocca. In un triste pomeriggio di maggio, durante l’assemblea di Padania Acque, al momento di votare i cinque membri del nuovo consiglio di amministrazione, il centrosinistra aveva tolto dagli arsenali bellici l’articolo 2734 del codice civile e imposto ai sindaci-soci il rinvio della conta. Una vergogna.

Cinque giorni per ribaltare un probabile 3 a 2 a favore del centrodestra e Lega. Cinque giorni e un nulla di fatto. Alla ripresa dell’assemblea verdetto beffa: 4 a 1 a favore di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e di alcuni sindaci senza bandiera, battitori liberi.  Pd bastonato. Addio sogni di gloria.  Fine del flashback

Quella pantomima resterà tra i momenti peggiori della storia politica provinciale. I sindaci-soci trattati da burattini. Pedine di un risiko. Mandati avanti indietro come un pacco postale non recapitato. Calpestati dai partiti. Espropriati, di fatto, dello status di soci.  Sindaci non esenti da colpe, ma giustificati dalla difficolta oggettiva di comunicare tra loro e organizzarsi per rifiutare metodi che li penalizzano. Che li scippano del potere decisionale di loro competenza.

Quest’anno i partiti hanno giocato d’anticipo e aperto le ostilità nei giorni scorsi, un mese prima dell’assemblea. Ma la musica non è cambiata. Ad aprire il fuoco è stato Luciano Pizzetti, top gun del PD. Per lui il rinnovo del Consiglio di amministrazione non deve avvenire prima delle elezioni di giugno.  Stessa posizione per Marcello Ventura segretario provinciale di Fratelli d’Italia. Stupefacente  questa corrispondenza di amorosi sensi. Di parere opposto Simone Bossi, segretario provinciale della Lega: a maggio si voti il nuovo consiglio di amministrazione.  Gabriele Gallina, segretario di Forza Italia e sindaco di Soncino, preciso e conciso non ha dubbi: si rinnovi la fiducia al consiglio in carica.

E i sindaci? Nessuno li ha interpellati. Intanto contano una cicca di sigaretta.

Water for peace.  In provincia di Cremona Water for war. Per uno scranno nel consiglio di amministrazione di Padania Acque.

 

Antonio Grassi

 

Una risposta

  1. Che sporchi giochini di politica di bassa lega! Ognuno pensa che sia meglio percorrere la strada che permette di poter mettere un proprio uomo al posto di comando. E chissenefrega delle bollette

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