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Paludi locali interrate: bodrio Vacchelli, parco fantasma

27 Dicembre 2023

Anche Cremona ha i suoi sepolti vivi e i suoi fantasmi. Poco tempo fa Paola Pieri mi ha chiesto dove Legambiente avrebbe portato i novelli naturalisti alla scoperta del territorio cremonese. Ecco, m’è venuta una bella idea: al bodrio Vacchelli, periferia di Cremona tra via Tavernazze e via Bosco, vicino al termocombustore. Bodrio definito sul sito come “Parco ecologico in Italia” ( Vai!), (foto 1) con tanto di orari di apertura e di chiusura e possibili variazioni sotto Natale… ( Però!).   Addirittura sono indicati gli orari di maggiore e minore affollamento e il suo punto forte: è adatto per i bambini (foto 2).

Caspita che organizzazione! Avrà anche un recinto con tanto di custode ed eventuale pagamento ticket, ho pensato. Attratto anche da questo,  visto poi che era dall’età della pietra che non ci mettevo piede, il 9 dicembre scorso ho deciso di farvi un sopralluogo.

I bodri sono stagni originati per lo più dalle piene (rotte) del Po e poi mantenuti, al ritiro del fiume, dalla falda acquifera  per il tramite di corsi d’acqua, in parte  impaludati.  Nel caso specifico la MORTA, così chiamata perché rappresenta un braccio chiuso, morto appunto, del fiume.

I bodri hanno quindi delle peculiarità floristico/vegetazionali e faunistiche speciali, da tutelare in via prioritaria.

Mi sono recato pertanto tutto baldanzoso sul posto ma, appena arrivato, grande delusione. Dell’organizzazione non c’era alcuna traccia e l’acqua del bodrio era completamente sparita (foto 3 centrale e 4), e il suo fondo ricoperto da erba arsa dal sole, e forse anche da qualcos’altro, tanto pareva strano quel colore rosso. Eppure aveva piovuto lo scorso autunno, senz’altro di più dell’anno precedente. “Non a sufficienza – mi scrisse un esperto – per riempire il bodrio. Si sarebbe potuto ovviare dandogli acqua tramite la Morta, ma non gliel’hanno data”. 

Perché?

Una risposta probabile viene dal bravissimo Riccardo Groppali, professore di fama, in un’intervista a Telecolor del 15 ottobre 2020, e cioè perché ” l’odio per le paludi è rimasto (nei cremonesi) incrollabile per secoli”. Forse, aggiungo io, per la malsana idea che siano sempre foriere di chissà quali malattie (malaria ad esempio)  o forse per la prolungata siccità l’acqua è stata stornata per altri impieghi, agricolo ad esempio.

Al contrario, soprattutto gli acquitrini vicino alla Morta, svolgono “una funzione di depurazione naturale” (Groppali) della Morta stessa, questa sì contaminata ma non dal bodri, bensì dai reflui fognari ancestrali provenienti dalla città. I bodri invece sono dei preziosissimi “scrigni” di biodiversità, luoghi dove pullula la vita senza esporre a chissà quali rischi la popolazione urbana che se ne sta distante. Oh certo, ci sarà anche  qualche nutria che spesso però fugge alla vista dell’uomo e che rimanda  ad un diverso problema di cui l’uomo è ancora responsabile, non il bodrio.

La cosa più grave, dice Groppali, è che il bodrio Vacchelli è una delle poche rimaste delle paludi locali, le più belle delle quali sono state sepolte vive, con tutto il loro ben di Dio di vita animale e vegetale, dalla montagna di rifiuti solidi riversata nel tempo dalla città, non solo per liberarsene utilizzando i bodri come discariche, ma anche per bonificarle, fregandosene del fatto che i rifiuti, via via decomponendosi, avrebbero intaccato la falda acquifera inquinandola fortemente.

E non è finita qui. Il terreno veniva poi tirato al livello della montagna allo scopo di renderlo coltivabile ( Sic!!)

Ma ora  è in gioco anche la sopravvivenza del bodrio Vacchelli, uno dei pochi rimasti.

L’assenza prolungata dell’acqua può comportare enormi danni, spesso irreversibili. La sua fauna è la prima a risentirne, e quindi a scomparire: anfibi, pesci, rettili chissà dove sono finiti, in particolare la Testuggine di palude Emys orbicularis (L 1758 ), visibile nel video di Groppali. Già era in difficoltà anche per la concorrenza dell’aliena  tartaruga dalle orecchie rosse che rimanda ancora alla responsabilità umana per aver introdotto nei nostri ambienti degli animali che Groppali definisce inutili, in quanto venduti al solo scopo di far divertire un po’ i bambini, per poi liberarli, quando ormai scomodi da gestire, sulle rive di un corso d’acqua. Cosa che in sè non sarebbe negativa se questi animali non entrassero in forte concorrenza con le nostre tartarughe, rendendone ancor più difficile la sopravvivenza. Perciò, in tempi recenti, è stata fatta una normativa per impedire la liberazione degli animali alieni nelle nostre acque, rivelatasi però assolutamente inutile perché la liberazione è proseguita abusivamente.

Nel caso del bodrio Vacchelli ,tuttavia, in assenza d’acqua non c’è vita né per le une né per le altre. 

Ora, se è vero che le zone umide, per loro natura, tenderanno a scomparire, grandi laghi compresi, è anche vero che questo processo, in presenza di una siccità sempre maggiore, può essere fortemente accelerato dall’uomo per le aree paludose, semplicemente non dando loro l’acqua di cui necessitano, come nel nostro caso, finché la flora acquatica scomparirà lasciando il posto ad una flora terrestre, quindi ad arbusti e alberi che, una volta insediati, porteranno alla formazione di un bosco e quindi alla scomparsa di un grande patrimonio di vita animale e vegetale.

Che le antiche paludi siano state sepolte sotto una montagna di rifiuti, dimostra anche quanto la ricchezza della natura sia stata ampiamente sottovalutata, ed anche in tempi recentissimi. 

Tra le motivazioni addotte per convertire l’area abbandonata di via Giordano in un supermercato, ci fu anche quella che “non era preferibile vedervi scorrazzare dei topi “, ammesso che dei topi ci fossero veramente. Come se non si potesse bonificare la zona e trasformarla in un Parco usufruibile e come se la presenza di qualche animale selvatico fosse una cosa orripilante…

Altra cosa, più giustificabile, è dire che la zona era poco servita a livello alimentare.

Permane dunque dominante l’idea della natura selvaggia come luogo o da togliere e sostituire con qualcosa di “produttivo”, o da colmare soprattutto se si tratta di buchi, i bodri appunto, in particolare con materiale di scarto.

Perché non asciarla stare o mantenerla? Costa troppo?

E’ grazie a queste logiche che il processo di degrado continua  velocemente a discapito della biodiversità. Quante cose abbiamo perso e “quante ancora ne perderemo, anche se decidessimo di arrestare ora (Groppali) questo processo distruttivo. “Ci vorrebbero molti anni per recuperare –  prosegue Groppali – e tempo non ne abbiamo più”.

Citando ancora Groppali, Grassi nel suo ultimo articolo parla di 88 specie di uccelli scomparsi o a rischio estinzione “all’ombra del Torrazzo”. Tra questi, nell’area del bodrio,  la cutrettola, il cardellino, il fringuello…uccelli bellissimi e coloratissimi. E subito il pensiero corre alle monocolture, allo sfruttamento intensivo dei campi, all’uso dei diserbanti, pesticidi, alla dispersione nell’ambiente di inquinanti…

Anche le specie di farfalle si sono molto ridotte, dice Groppali.

Magra consolazione, scendendo al bodrio, avere trovato presso le sue sponde questi bei pioppini (Cyclocybe cylindracea …)  (foto 5), perché per quanto possano essere attraenti sul piano culinario, questi funghi  sono segnali della degradazione arborea di queste aree naturali. Così come il Fomes fomentarius… capace di abbattere le piante attaccandole anche alla base (foto 6) o quest’altro ancora, la Daedalea quercina (foto 7) e diversi altri. Il quadro del degrado anche arboreo presso le sponde è desolante (foto 8/9/10/11/12/13)

Altro che Parco ecologico, il bodrio Vacchelli! Potrà anche interessare qualche micologo per i funghi segnalati, o qualche altro naturalista per le residue erbe selvatiche o per qualche uccello rimasto sugli alberi ancora in piedi, ma per il resto parlerei più che altro di un  Parco fantasma , e della pubblicità che ne viene fatta sul sito, più che altro di  una presa per….

E tanti auguri per i bambini che dovessero metterci piede!

 

Stefano Araldi

 

10 risposte

  1. Sempre molto esaustivo, peraltro per un argomento che non credo infuocherà i cremonesi, ancor più durante le feste natalizie. Ma non è un argomento da poco perché riguarda la voce ambiente. Mi piacerebbe che tu scrivessi qualcosa anche del bodrio, credo all’interno di una abitazione privata, di via San Rocco e un altro all’inizio di via Brescia all’interno di un piccolo centro commerciale, un pò dopo il nostro ospizio. Grazie.

  2. Argomento interessante dimostra che l’incuria e l’abbandono dell’uomo, come sempre accade, deturpano la natura, bene comune di ogni cittadino.
    Grazie all’autore per questa attenta e documentata osservazione dell’ambiente cremonese.

  3. Gentile dottor Araldi, la ringrazio per l’attenzione e per la citazione! I suoi articoli sono molto interessanti e colpiscono la competenza e la puntualità con la quale tratta gli argomenti. Anche in questo caso, però, il luogo da cui è partito per poi allargare la sua dissertazione non è da prendere in considerazione come meta di studio per naturalisti nostrani, se non sulla carta. Potremmo invece proporlo come esempio da non seguire… Grazie mille.

  4. Questo è pertinenza del demanio dello Stato, quello del ministero dell’ambiente, fatto sta che a Cremona e per Cremona non si fa niente per ridurre l’inquinamento e per mantenere sano quello che c’è, tranne che incassare briciole e sbandierare un magro risultato in tema ambientale.

  5. Argomento molto interessante, di coraggiosa denuncia e ricco di documentazione raccolta, come sempre, con competenza. Purtroppo ai fiumi di parole sulla questione ambientale, non si fa riscontro con azioni concrete.

  6. Grazie all’autore, i cui articoli molto esaustivi dimostrano sempre una notevole competenza, per aver denunciato il degrado in cui versa una zona naturalistica che invece avrebbe dovuto essere protetta per l’equilibrio ecologico.
    Questo articolo dimostra, ahimè, quanto poco o per nulla sia avvertita l’importanza della tutela dell’ambiente.

  7. Bell’articolo.speriamo arrivi ai responsabili.Dalle mie parti,nel Lodigiano,nel parco Adda Sud non va molto meglio.Per esempio alberi piantati parecchi lustri fa,circa 25 centimetri di diametro, hanno ancora ai piedi le protezioni di PLASTICA messe alla piantumazione.

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