La mobilità e il cambio di casacca dei politici, spesso frutto di lusinghe e di benefici personali, raramente dettate da motivazioni ideologiche o ideali, non fanno più notizia. I partiti, perse l’identità e la rappresentatività che li caratterizzava, si sono ridotti a conventicole autoreferenziali, interessate alla propria sopravvivenza e poco al bene comune.
Caritas laica, il partito invece di distribuire pasti e vestiti ai poveri, assegna prebende e incarichi ai fedelissimi disposti ad alzare la mano a comando e senza fiatare.
Smarrita la bussola e privi di idee, in balìa del leader che li guida, politici e pubblici amministratori vivono alla giornata, in funzione dei sondaggi, delle mode, dei social, degli influencer. Ma anche condizionati dai gruppi di pressione e d’interesse.
Gli organi d’informazione non aiutano. Preoccupati di documentare le passerelle di assessori e presidenti in visita pastorale nei territori di loro competenza e impegnati a rincorrere i post pubblicati su Facebook e gli altri network della Rete, narrano una realtà fittizia, in perenne e repentina mutazione scandita, determinata e ossessionata dal numero dei like.
In questo brodo di coltura, con la dignità politica relegata nei libri di storia e rintracciabile in qualche sopravvissuto del tempo che fu, ai cittadini non resta che piangere.
Confusi, si arrangiano. Disillusi, si schierano in base alla convenienza, alla simpatia, allo stato d’animo. Privi di punti di riferimento, stressati dal vivere quotidiano, vanno dove tira il vento e non dove li porterebbe il cuore, nella speranza di trovare ascolto e risposte ai propri bisogni.
Il populismo avanza. Il civismo incalza. L’incertezza regna. L’incazzatura monta.
In autunno in 1346 Comuni, 13 dei quali in provincia di Cremona, si terranno le elezioni ammnistrative. L’anno prossimo, sarà il turno di Crema.
Nelle piccole realtà sempre meno persone aspirano alla carica di sindaco, spaventate dal compito, dalle infinite responsabilità, dalla prospettiva di rimanere sole e ritrovarsi con il cerino in mano alla prima difficoltà. I partiti sono snobbati e fioriscono le liste civiche, che non sono intonse e comunque una colorazione politica, anche se sbiadita, la conservano.
Nei piccoli Comuni, la competizione tra più candidati non sempre è assicurata, situazione che fotografa in modo spietato lo stato di disaffezione per politica, partiti e impegno nella gestione della cosa pubblica. La maggioranza bulgara, tanto vituperata, si prende la sua rivincita. La partecipazione e la democrazia incassano una sconfitta.
Nelle cittadine di provincia non si sgomita per iscriversi alla corsa, ma il ruolo possiede ancora un apprezzabile appeal. In alcuni casi è l’ultimo atto di un percorso politico di soggetti che hanno vissuto periodi fulgidi. E’ l’oscar alla carriera. O il cimitero dell’elefante bolso. Dipende dai punti di vista e dalla simpatia del personaggio.
In città di medie dimensioni i partiti mantengono ancora un forte potere aggregante e di condizionamento, maggiore rispetto ai nanerottoli di campagna, ma assai inferiore al passato. Alle elezioni si presentano con il proprio simbolo e relativo candidato sindaco, ma dopano la competizione con numerose liste civiche a loro favorevoli. E’ il trionfo dell’ecumenismo di facciata. E’ lo specchietto per allodole. E’ la flebo energetica. E’ la presa per il culo.
Al netto del numero degli abitanti, nelle metropoli non cambia molto.
Poi c’è l’anomalia di Crema, conseguenza esasperata della crisi dei partiti.
Sostituire Stefania Bonaldi, non è semplice. Piaccia o no, ha dimostrato di possedere la personalità e i numeri per essere il leader del Cremasco. Il carattere troppo impulsivo, la mancanza di coraggio in alcune di circostanze e lo stretto legame con il Pd le hanno impedito di essere inclusiva e di unire il territorio. Un’occasione unica non disponibile per sindaci che l’hanno preceduta. Un’opportunità persa.
Centrodestra e centrosinistra trovano difficoltà ad identificare un candidato sindaco di partito o, comunque, della propria area. Cercano una persona stimata, affidabile, riconosciuta per le capacità gestionali, flessibile e collettore di consensi trasversali. Proposito apprezzabile e condivisibile, si trasforma in anomalia, se l’oggetto del desiderio è identico per entrambi gli schieramenti.
Centrodestra e centrosinistra tifano per Umberto Cabini, imprenditore di successo, già presidente dell’Associazione industriali e della Fondazione San Domenico, attualmente a capo della Fondazione Adi Compasso d’oro che recentemente ha inaugurato il Museo del Design a Milano.
Per i principali partiti di Crema è l’uomo della provvidenza, ma ammesso che accetti di scendere in campo, la squadra che ha perso ai rigori come potrebbe fischiarlo in campagna elettorale?
E il candidato che lo sostituirebbe in cima alla lista del partito rifiutato come la prenderebbe? Essere una seconda scelta, un rincalzo non è il massimo della motivazione.
Da Cabini si sono recate delegazioni di varie formazioni politiche, da Fratelli d’Italia, alla Lega, al PD ad altre di gruppi minori, ma il botto l’ha prodotto l’incontro (Il Nuovo Torrazzo, 10 luglio) con gli ambasciatori piddini.
Insieme al segretario cittadino Manuela Piloni, e al coordinatore territoriale Antonio Geraci, c’erano Agostino Alloni e Renato Strada, due figure storiche tolte dalla naftalina e rispedite al fronte, ma forse mai veramente pensionate.
Ex movimento studentesco, formazione politica alle Frattocchie, ex segretario Pci, ex parlamentare, ex direttore dell’Enea, padre delle partecipate cremasche, candidato sindaco sconfitto dal leghista Cesare Giovinetti, noto ai giornalisti per le sue conferenze stampa tenute con abbigliamento e stile eccessivamente informali, Strada ufficialmente scomparso parecchi anni fa dall’agone politico locale, compare, puntuale, nei momenti cruciali.
«In Comune c’è sempre Renato Strada, al quale hanno messo nelle mani la dismissione di società partecipate» (Cremaonline, 4 dicembre 2014) ha sempre sostenuto, mai smentito, Simone Beretta, consigliere comunale di Forza Italia.
Già, e cosa ci faceva nella delegazione che ha incontrato Cabini?
Se questo è lo stato dell’arte, l’unica soluzione possibile per Cabini sindaco passa attraverso la presentazione di una propria lista con centrodestra e centrosinistra che lo sostengono. Cabini come Draghi.
Se dovesse accadere, quel giorno, nel cielo di Crema si vedrebbe volare alto il gabbiano Jonathan Livingston. Anche questa un’anomalia. Per i partiti un’apertura di credito.
Antonio Grassi
2 risposte
E sicuramente la persona ideale per un ruolo così significativo e importante
Persona di rara sensibilità e competenza misurato e presente secondo necessità il paese.per ripartire deve poter affidarsi a personaggi come Cabini.
Umberto sarebbe il toccasana per il dopo Bonaldi, e lo sarebbe anche senza il sostegno di DX o SX, ma solo con quello della gente Cremasca che desideri veramente una svolta nella conduzione della nostra città, personalmente gli avevo consigliato di candidarsi in tempi non sospetti, Cabini prima di ogni cosa è persona capace e certamente non si farà tirare la giacchetta da chicchessia, spero abbia il tempo, la cosa più importante, il desiderio di tuffarsi in questa nuova avventura, ciao Umberto tu sai il mio pensiero, un grande abbraccio a presto