Chi legge i romanzi di Erle Stanley Gardner, incentrati sul personaggio dell’avvocato Perry Mason, rimane di certo conquistato dall’ingegnosità della trama, dai trucchi legali escogitati dal protagonista, dal ritmo incalzante, dal martellare continuo dei botta e risposta negli interrogatori alla sbarra. Rimane perplesso però dal senso claustrofobico di quei romanzi (e della vecchia serie televisiva in bianco e nero, con Raymond Burr, che ne è stata ricavata), perché quasi tutta l’azione si svolge in tribunale, ed ogni cosa è finalizzata alla causa e al colpo di scena finale, come se il mondo esteriore non esistesse o rimanesse grigio ed inespresso sullo sfondo. I personaggi ostentano un’unica, potente ossessione (quella in sostanza di vincere), o non ne posseggono affatto.
Da questo punto di vista il serial Perry Mason trasmesso da Rai 4 fuggevolmente, e ancora visibile su Raiplay è uno smaccato, provocatorio tradimento rispetto ai romanzi. Nonostante questo (o forse proprio per questo) si rivela un piccolo gioiello, un’opera degna di palati raffinati, che non disprezza la serialità e non si vergogna di proporre un genere, largamente sdoganato del resto, come il thriller a forti tinte.
La distanza più vistosa della serie di Ron Fitzgerald e Rolin Jones (ideatori e sceneggiatori) e di Matthew Rhys (interprete) rispetto a Gardner riguarda il fatto che nel nuovo contesto Perry Mason non è ancora un avvocato, ma uno spiantato detective privato dalla moralità dubbia, cinico e misantropo, con un matrimonio fallito alle spalle, e con una drammatica esperienza nella guerra mondiale (l’azione di svolge negli anni Trenta), da cui ha riportato ricordi e rimorsi angosciosi. Solo nelle ultime puntate assume le vesti di avvocato per contrastare le mene di un fellonissimo pubblico ministero, ammanicato con poliziotti corrotti; e viene instradato nella nuova professione, per colmo di paradosso, da colui che sarà, nel futuro, il suo nemico peggiore, il procuratore Hamilton Burger. Non è l’unico caso di una deliziosa reinterpretazione (o reinvenzione) dei ruoli canonici dei personaggi di Gardner: Della Street non è solo una segretaria efficientissima, ma si rivela capace a sua volta di trovare documenti e testimoni e sarà la futura socia dello studio Mason; Paul Drake, il detective, è un ex poliziotto nero, disgustato dal razzismo e dalla corruzione della polizia e deciso a mettersi in proprio, al servizio del neo avvocato.
Bastano i pochi accenni sparsi per far comprendere come gli autori del serial abbiano immesso nella trama dosi massicce di situazioni tipiche dell’hard boiled, genere che si era sviluppato proprio in quegli anni e a cui sceneggiatura e regia offrono un risalto eccellente, dal punto di vista espressivo, con una scenografia perfettamente rispondente ai tempi, con inquadrature – specie di interni- debitrici della pittura di Hopper, con la musica jazz e un ritmo cinematografico che riproduce il passo dinamico, ma non convulso, del filone gangsteristico e poliziesco degli anni Trenta. Nell’intreccio e nella caratterizzazione dei personaggi spiccano i debiti contratti con Hammet e Chandler, splendidamente amalgamati: del secondo si incontra il detective triste e problematico, dal nascosto tormento esistenziale; del primo si colgono temi e figure ricorrenti, a cominciare da una trama complessa e un po’ cervellotica, di cui non tutto viene spiegato: qualcosa rimane sempre inespresso o fuggevolmente alluso. E poi; rapimenti di bambini, ambigue relazioni fra poliziotti e criminali in un perfetto clima da ‘poisonville’, prostitute cinesi rese complici e poi eliminate e ricatti che conducono molto in alto nella gerarchia sociale. Non mancano anche ambigue e truffaldine sette carismatiche, a metà strada tra il delirio mistico e lo spettacolo, molto attive nel Sud degli anni Trenta (erano la bestia nera di scrittori come Caldwell e Steinbeck) e che in Perry Mason arricchiscono l’intreccio, grazie ad un personaggio di affascinante ambiguità, sapientemente in bilico tra inganno e generosità.
C’è, insomma, molta carne al fuoco in questo serial di classe, che piacerà agli appassionati del genere hard – boiled e sarà una piacevole scoperta per tutto gli spettatori di Perry Mason.
Vittorio Dornetti
Una risposta
Ottima recensione / commento: l’ho visto tutto, ed è impegnativo…
Comunque vale la pena di essere visto, anche se all’inizio il bambino è un po’ raccapricciante… ☺