E’ comprensibile ma fuorviante sospettare che l’Amministrazione comunale di
Cremona sia spinta da interessi diversi dalla tutela della sicurezza pubblica nell’attuare con eccessiva fretta il devastante piano di abbattimenti di piante in corso. Forse motivazioni differenti da quella ufficiale darebbero un senso a ciò un senso non ce l’ha, per dirla con Vasco Rossi. Ma la spiegazione più plausibile alla risolutezza con la quale quel piano procede è solo il frutto di una sconcertante serie di errori politici compiuti dall’amministrazione in carica con buona pace dell’esercito di dietrologi che da giorni sui social azzardano le ipotesi più fantasiose, dalla necessità di eliminare il verde per cementificare, alla volontà di facilitare la connessione 5G ostacolata dalla presenza delle fronde. Il prezzo che sindaco & C. stanno pagando e pagheranno in termini di popolarità è talmente salato che ogni congettura appare inverosimile. La mancanza di comunicazione che ha accompagnato ogni fase del piano è ascrivibile a una disarmante sottovalutazione dell’impatto negativo che questo genere di operazioni ha sull’opinione pubblica.
Per evitare la levata di scudi e possibili noie giudiziarie bastava ricordare la mobilitazione di partiti, cittadini, ambientalisti e stampa provocata dall’annunciato e poi realizzato abbattimento dei tigli e delle magnolie che incorniciavano piazza Cavour. Quegli alberi andavano eliminati non perché fossero ammalorati ma per consentire la riqualificazione di quella zona, programmata nel 1997 dalla giunta Bodini che non senza difficoltà portò a compimento il progetto.
Ha fatto scuola anche il comitato a difesa di ‘Nonna quercia’ che si è battuto contro la costruzione del terzo ponte sul Po per salvare la pianta secolare presente sul tracciato. Quell’albero deve la vita alla mancanza di copertura finanziaria che ha impedito la realizzazione di un’infrastruttura faraonica e inutile.
E’ più pericoloso toccare una pianta che i fili dell’alta tensione. Ne sa qualcosa il consiglio della società canottieri Baldesio che propose all’assemblea dei soci la realizzazione della piscina olimpionica nello storico parcheggio ombreggiato da tigli meravigliosi votati al sacrificio per lasciare spazio alla nobile attività natatoria. Si diceva che erano malati per giustificarne la rimozione. Il progetto naufragò, il consiglio si dimise e trent’anni dopo le piante sono ancora tutte lì.
L’11 novembre 2020 i tecnici hanno avviato le ispezioni su 393 alberi presenti sul suolo comunale. L’amministratore previdente avrebbe fatto precedere la tappa iniziale da un’informativa al consiglio comunale e da una discussione in commissione ambiente. Contestualmente avrebbe reso edotta la cittadinanza della necessità di monitorare lo stato di salute del verde pubblico visto che scopo dell’indagine, come risulta dalla relazione pubblicata dal Comune, era verificare la stabilità degli alberi. In 187 casi si è ritenuto necessario approfondire l’analisi attraverso l’esame strumentale e per 133 piante è stata decretata la pena di morte. Non siamo in grado di valutare le conclusioni alle quali sono giunti i tecnici come non lo sono tutti gli improvvisati agronomi da tastiera che dalle foto giudicano lo stato di salute delle piante. Ma una cosa è certa: non tutti i tecnici sono concordi. La materia è scivolosa e i pareri sulla necessità di abbattere sono discordanti, in questo come in molti casi analoghi. Si imponevano massima cautela e un confronto aperto con le forze politiche presenti in consiglio comunale. Anche le associazioni ambientaliste andavano coinvolte. Niente di tutto questo è avvenuto finché una mattina d’agosto cittadini ignari hanno visto i giardinieri che recidevano tigli, ippocastani, robinie e pioppi. E’ scattato l’allarme generale e la richiesta di moratoria degli abbattimenti, puntualmente ignorata dall’Amministrazione. E in un crescendo degno del film horror ‘Non aprite quella porta’ le motoseghe sono proliferate in città, da via Adda a via Cimitero, da viale Po a via Serio, da via Fulcheria a via Marmolada, dai bastioni di porta Mosa a via dei Cipressi, da via Aglio al Boschetto a via Ippocastani. L’amministratore previdente avrebbe atteso l’autunno prima di avviare l’eventuale decimazione, avendo già lasciato passare quattro mesi anche per non creare disagio nella stagione più calda agli abitanti delle zone interessate allo sfoltimento. Il Comune avrebbe dovuto temporeggiare anche per il forte impatto negativo che ha nell’immaginario collettivo sapere che Cremona è la seconda città più inquinata d’Europa. Respiriamo veleni, ci tolgono gli alberi e chissà quanto dovremo aspettare prima che arrivino le piante sostitutive. Intanto ogni giorno il Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia bombardano sindaco, maggioranza e giunta.
E’ da escludere che Gianluca Galimberti voglia essere ricordato come l’Attila di Cremona, che dove passa non cresce l’erba, immaginando anche le sue future ambizioni politiche. Gli errori commessi sono parecchi e gravi. Fermarsi e riconoscerli è buona prassi per ripartire con un passo diverso.
Vittoriano Zanolli
2 risposte
Al dì là della tristezza della nostra città privata del verde e sempre più cementificata da supermercati, centri commerciali e quant’altro, al di là che gli spazi verdi non vengono considerati e tenuti malissimo, chi di dovere si rende conto che questa è una delle cause che porterà alla morte del nostro pianeta? Gli allevamenti intensivi, le auto inquinanti e soprattutto la cementificazione saranno la rovina del nostro ambiente! Come vivranno i nostri figli e i nostri nipoti in un pianeta che chi ha il potere di farlo distrugge? Se noi nel nostro piccolo contribuiamo a fare del nostro meglio, qualcun’altro fa del proprio peggio per la nostra città…
Gli alberi non sono solo preziosissimo schermo contro i disastrosi effetti di un inquinamento ambientale che vede Cremona al top europeo. Sono anche parte integrante di un contesto storico ambientale impunemente massacrato a colpi di motosega. Finiti gli alberi perché non passare dunque a monumenti, palazzi ecc.? Chissà quanti supermercati, magari cinesj, potrebbero trovare posto e…pasto.