I dati riportati recentemente da un articolo apparso sul Journal of Medical Virology a firma di Massimo Ciccozzi (Campus Bio-Medico di Roma) e Fabio Scarpa (Università di Sassari), ci informano che una nuova variante del virus Sars-CoV-2 soprannominata “Pirola” (Ba.2.86) è stata isolata in cinque Paesi (non ancora in Italia). Essa comprende un numero significativo di mutazioni, fino a 40, che potrebbero aiutare il virus a eludere la sorveglianza immunitaria; due in particolare renderebbero più facile la diffusibilità dell’infezione virale: una richiama quella presente nel ceppo originale di Wuhan e l’altra ricorda la variante Delta. Ad oggi, prosegue l’articolo, è ancora presto per sapere se la nuova variante abbia parentela con Omicron, né si può sapere se rispetto a quest’ultima sia caratterizzata da una maggiore pericolosità. Il primo caso di questa nuova variante è stato segnalato in Danimarca nel luglio scorso, successivamente la variante è stata isolata in Sud Africa, Stati Uniti, Israele e Regno Unito.
Secondo gli autori dell’articolo, l’aumento dei casi rilevati nelle ultime settimane in Italia (col bollettino del primo settembre i nuovi casi sono aumentati del 28.1% e del 3.9% i pazienti attualmente positivi) non è dovuto alla nuova variante “Pirola”, di cui al momento non sono stati segnalati casi in Italia. I sintomi della nuova variante sono caratterizzati da una sindrome febbrile con punte non superiori ai 38° associati per qualche giorno a cefalea e raffreddore, perdita di gusto e olfatto. Pertanto, al momento non vi è alcuna indicazione che porti a considerare questa variante come significativamente preoccupante.
Questi dati confermano la versatilità di covid e la capacità di sapersi adattare ad ogni genere di condizione ambientale per sopravvivere e per potersi alimentare a spese dell’organismo ospite – noi – che mette in atto ogni genere di risorsa per evitare l’infezione. In uno scenario come quello descritto dal Journal of Medical Virology, poco può fare il vaccino che al massimo è in grado di compendiare un numero limitato di varianti con la necessità di aggiornamenti frequenti a fronte di una spesa importante. “Abbiamo bisogno di un vaccino a prova di varianti” afferma Eric Topol, responsabile dello Scripps Research Translational Institute in California . Al momento l’industria del vaccino ne è sprovvista, ma non bisogna abbassare la guardia. Non dobbiamo spalancare le porte al negativismo, ma dobbiamo esercitare il buon senso e cercare soluzioni più efficaci e più efficienti a un prezzo più ragionevole. Significa garantire comunque il vaccino, nel bene e nel male, alle persone anziane e con elevata fragilità, alle gravide e agli operatori sanitari.
Giova ancora ricordarlo: ciò che abbiamo chiamato equilibrio epidemiologico sarà in grado di determinare una tregua nella sfida tra virus e ospite. Nel frattempo questa tempesta di varianti sappiamo che è caratteristica della vita dei virus, come se volessero intrattenere una sorta di public relation per conoscerci meglio. Ma quanti malati dovremo ancora contare e quanti morti piangere fino a raggiungere quella tregua? Non è possibile rispondere con certezza. Forse la tregua che stiamo attendendo con impazienza altro non è che una chimera, un equilibrio impossibile. D’altronde la vita e la sopravvivenza dell’uomo su questo pianeta è sempre stata condizionata non solo dalle epidemie, ma dalle carestie, dalle guerre, dai cataclismi naturali e più recentemente dalla crisi climatica. Tutti i sistemi unicellulari e il resto dei patogeni fanno la loro parte mietendo comunque un numero di vittime di gran lunga inferiore rispetto alle guerre, come afferma Tito Flavio Giuseppe nelle Antichità giudaiche (VII, 321-324).
Tornando all’articolo firmato da Ciccozzi e Scarpa, si evidenzia che la variante “Pirola”, diversamente dalle altre conosciute, manca di un nesso epidemiologico nell’insieme dei casi segnalati. E’ come se ciascun caso non fosse collegato agli altri. In ogni nazione in cui è stata isolata, la variante sembra essere fine a se stessa. Ricordo un vecchio film di fantascienza dove gli abitanti di una città diventano ostaggio degli extraterrestri che si sostituiscono ad essi senza modificarne la morfologia. Ciascuno identico ma al tempo stesso diverso. Per gli infettivologi c’è ancora molto da lavorare.
Fernando Cirillo
Una risposta
Complimenti a Fernando Cirillo, che segue con scrupolo e competenza professionale l’evoluzione del covid e l’andamento dei contagi. Anticipa anche infettivologi di chiara fama quali Roberto Burioni che ha scritto in settimana di Pirola sul Corriere Salute ed è stato preceduto da Cirillo. È solo l’ultima di una serie di anticipazioni forniteci dal medico cremonese.