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Prezzo del latte. Protesta Libera. Perché non unitaria?

11 Febbraio 2022

Da sempre gli agricoltori si lamentano. Questa non è una novità. Non giova il continuo gridare ‘al lupo al lupo’ da parte dei responsabili delle organizzazioni professionali  che rilanciano e amplificano il malumore pressoché costante della base associativa. Ma oggi hanno ragione da vendere, come ha detto il direttore generale del Consorzio del Grana Padano, Stefano Berni, a un webinar organizzato dalla Coldiretti di Brescia sulla vergognosa situazione che si è venuta a creare per il mancato adeguamento del prezzo del latte. Una situazione causata dall’inflazione. L’aumento dei costi di produzione è pari almeno al 30 per cento. Gli allevatori sono allo stremo e almeno stavolta non drammatizzano una situazione di difficoltà che è reale.

Stamane la Libera associazione agricoltori, col suo presidente Riccardo Crotti, ha organizzato davanti all’ingresso di CremonaFiere una manifestazione alla quale è intervenuto, tra gli altri, l’assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi, dando alla protesta con la sua presenza il crisma dell’ufficialità politica e al tempo stesso della sua impotenza. Se non è affrontata e risolta in sede politica, ma viene lasciata alla libera contrattazione tra le parti, la trattativa sul prezzo del latte è senza sbocchi, come si è constatato in tutte le passate negoziazioni tra industria e allevatori. Altra considerazione: oggi si è persa un’occasione. Ben altro impatto avrebbe avuto una manifestazione unitaria, eventualmente organizzata a livello regionale, a Cremona. La presenza non di decine, ma di centinaia di trattori e non di un centinaio, ma di migliaia di allevatori, tipo quella promossa con successo ad Arcore, con una massiccia partecipazione anche della Libera, davanti alla residenza dell’allora presidente del Consiglio  Silvio Berlusconi avrebbe avuto ben altro impatto mediatico. Anche quella organizzata a Cremona quando ministro per le Politiche agricole era Alfonso Pecoraro Scanio è entrata negli annali delle prove di forza vinte dai produttori, al punto che il suo successore Gianni Alemanno, temendo contestazioni, visitò la Fiera in forma privata in occasione della Mostra internazionale del bovino. Confagricoltura, Coldiretti e Cia hanno interessi convergenti sulla partita del latte, che oggi è quella della vita. Giocarla con una formazione ridotta è autolesionistico. Adesso dobbiamo aspettarci la contro-manifestazione della Coldiretti. Il latte non ha colore. Almeno in queste occasioni  i  principali sindacati dovrebbero accantonare le rivalità e procedere compatti verso l’obiettivo comune, che è il bene della categoria.

Lo scorso gennaio il prezzo medio del latte bovino ha raggiunto 41,79 centesimi al litro, con una crescita di 0,48 centesimi sul mese precedente (+1,2%) e di ben 6,92 su base annua, pari a un aumento del 19.8%. Un aumento vertiginoso cominciato a febbraio 2021 quando il prezzo medio nell’Unione Europea era di 34,97 centesimi. In Germania, dove fino a poco tempo fa il latte costava meno che in Italia, il prezzo a gennaio è stato di 42,31 centesimi, in Irlanda ha toccato quota 49,03, in Francia 41,29, in Olanda 45 e in Belgio 47,72.  In Italia è cristallizzato da mesi a 38,38 centesimi, in base all’accordo stabilito alla presenza del ministro Stefano Patuanelli da Assolatte e produttori. Ma ad alcuni allevatori viene addirittura pagato un prezzo inferiore. ‘Con i prezzi che ci sono sul mercato è un anacronismo che va rapidamente corretto – osserva Berni – . In questo momento la remuneratività del latte trasformato a Grana Padano in un caseificio ben condotto non è inferiore a 52 centesimi più Iva. Il mercato sta tirando’.  Ma a beneficiarne sono solo le aziende industriali che trasformano il latte in formaggi e prodotti caseari.

 

Vittoriano Zanolli 

Una risposta

  1. Intese tra chi produce latte chi lo trasforma e chi lo vende. Forzando il libero mercato con vincoli istituzionali che impongano intese e il loro rispetto.

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