Il giorno di Natale 2022, potendo all’ultimo lavorare, accettai di farlo. Puro masochismo, direbbe qualcuno; non proprio, e non solo per umana pietà!! Il lavoro paradossalmente mi permette di coltivare alcune passioni, che in parte mi riguardano professionalmente: combinazione perfetta. Mi recai in un paese della provincia di prima mattina e svolto il servizio, dovendo attendere per un’altra chiamata nei pressi, mi concessi un po’ di tempo per guardarmi attorno cercando funghi, vista la stagione favorevole ( chi l’avrebbe mai detto, dopo la prolungata siccità autunnale!). E’ vero che ci sono i funghi invernali, che pure vidi, ma qua siamo ben oltre le più rosee previsioni, segno che il clima sta cambiando. Funghi che dovrebbero essere già scomparsi, compaiono a valanga; lungamente assenti d’autunno invece, nella loro stagione elettiva. Mah!…
Su una corteccia muschiosa notai dei funghetti rossi. Intuii subito di cosa poteva trattarsi: non certo del “brinin” la Flammulina velutipes, che è il fungo che più gli assomiglia per habitat stagione, colore, dimensione nel piccolo… Qualcosa invece di molto più inquietante, drammatico!! Uno degli avvelenamenti fungini più gravi e famigerati è quello da Amanita phalloides, che porta a morte nel 70/80% dei casi ed è talmente peculiare che gli han dato il nome di Sindrome falloidea. C’è in natura un funghetto che sa riprodurre perfettamente questa sindrome, anzi da alcune ricerche risulta ancora più potente, visto che il contenuto di amatossina riscontrato in percentuale, rispetto al peso del fungo secco, risulta essere in certi casi superiore a quello della stessa Amanita. Il funghetto in questione è quello da me trovato, il suo nome è Galerina marginata (Batsch) Kuhner. Una piccola opera d’arte; ma come si può parlare spudoratamente di opera d’arte rispetto ad un fungo mortale? Si può, basta cambiare la prospettiva, il punto di vista. Il fungo ha un bel cappello rosso che rimane a lungo convesso e con delle caratteristiche striature per trasparenza verso il margine che rimane più chiaro, da cui il nome di specie marginata. Risente molto del grado di umidità (igrofaneità) che ne determina le modificazioni cromatiche, diventando giallastro/ocraceo col secco, e questo potrebbe ingannare nella determinazione superficiale. Cresce su legno/cortecce muschiose tanto di latifoglie quanto di conifere, preferendo queste ultime, dall’estate al tardo autunno per cui la sua presenza adesso non sorprende, rispetto ad altri funghi. Ma attenzione, perché sono stati descritti casi su muschio apparentemente non collegati a substrato legnoso!! Altro tranello. Il mondo dei funghi ne è pieno, eccone un altro, il seguente: di pochi centimetri di diametro, il cappello, eccezionalmente sono stati trovati esemplari ben più grandi. Le lamelle non sono molto fitte, con numerose lamellule, ocra nocciola brunastro e il gambo ocraceo/brunastro è tipicamente ricoperto nella parte inferiore dai residui bianco sporco del velo, evanescenti. Come pure evanescente è l’anello, che è sito nella parte alta del gambo. Caratteri volubili, dunque, e a cui l’occhio esperto è abituato ma che possono ingannare chi non lo è.. Cresce solitamente gregario a gruppi anche numerosi.
E’ evidente che ciò che lo rende nocivo è l’azione maldestra dell’uomo, quando lo scambia con esemplari piccoli di funghi commestibili e con analoghe abitudini lignicole . Da noi, oltre al citato brinin, il pioppino e il chiodino in particolare. In collina/montagna la Pholiota mutabilis. Fortunatamente negli ultimi 30 anni, sebbene siano stati registrati tra Europa e Nordamerica migliaia di casi di intossicazione da amatossina, quelli ascrivibili al fungo in questione sono pochissimi, presumibilmente per la sua scarsa appariscenza o la scarsa appetibilità di funghi morfologicamente simili come la Flammulina, e non come qualcuno ha pensato erroneamente, per il ridotto contenuto di carico
tossico dovuto alla piccola taglia. Al contrario, piccolissime dosi di veleno per chilogrammo di peso corporeo sono sufficienti per renderlo letale. Alla tossicità del veleno e all’ insidiosità della sindrome che determina, va ricondotta la sua evoluzione spesso fatale. Già la fase di latenza, quella che intercorre tra l’assunzione e l’insorgenza dei primi sintomi, è insidiosa perché essendo lunga, mediamente dalle 6 alle 24 ore ma anche fino a 40, ne ritarda il riconoscimento e la cura; ad essa segue una fase gastroenterica caratterizzata da vomito, diarrea
disidratazione …che già di per sè può portare a morte. Se la si supera può seguire una fase di remissione apparente che è quella più ingannevole perché può illudere della guarigione, ed invece è quella più devastante perché in maniera silente le tossine attaccano il fegato portando ad una necrosi massiva del suo tessuto e quindi alla morte in pochi giorni.. Nei casi fortunati che si salvano, spesso si rende necessario il trapianto del fegato.
Potenza straordinaria della natura, nel bene e nel male. Si dice che la natura è matrigna, ma ho saputo di matrigne molto migliori di tante madri. La natura ha le sue regole, spesso non facili da decifrare; spetta a noi pertanto saper approcciarsi ad essa con prudenza ed umiltà. “Primo non nuocere” diceva Ippocrate a proposito dell’assunzione dei farmaci. Lo stesso vale per l’assunzione delle sostanze naturali. Saper vincere le tentazioni della gola, il vizio della voracità, è una virtù fondamentale per la tutela della salute umana e la sopravvivenza.
Ero andato in quel paese per un morto, ed in attesa di un altro morto, mi ero messo a cercar funghi presso un cimitero facendo questo straordinario incontro col fungo chiamato in America “funeral bell”, tradotto, “campana a morto”. Tutto secondo logica. Il mio Natale non poteva incominciare meglio…non è da tutti..
Stefano Araldi
8 risposte
Articolo che si legge piacevolmente, con interesse e si scoprono i terribili scenari che potrebbero accadere ad incauto raccoglitore di funghi che non sa rispettare la natura nella sua integrità.
Non capita tutti i giorni
Un ottimo articolo, veramente istruttivo rispetto alla pericolosità di certi funghi. Trovo interessante la riflessione finale sulla potenza della natura che appare pericolosa e magnifica allo stesso tempo.
Come disse Francis Bacon:”Alla natura si comanda solo ubbidendole”.
in effetti è lei che comanda, anche se ci illudiamo di essere noi a dominarla. E se facciamo danni, prima o poi ci farà pagare il conto, tanto più salato quanto più grave sarà il danno fatto.
Peccato che queste consapevolezze non sfiorino chi sta perfezionando con ulteriori scelte demenziali, tipo un nuovo polo logistico, il nostro status di provincia capitale dei tumori. Altro che violini e auto sviolinate degli attuali amministratori. questa è la drammatica realtà.
Grazie Stefano, Ottimo Articolo Istruttivo.
Leggendo l’articolo oltre che svelare incognite pericolose provenienti dal mondo dei funghi, tra l’altro da me apprezzatissimi in cucina, si nota la passione per la botanica che davvero non è da tutti come accettare di lavorare il giorno di Natale. Complimenti Dr. Stefano.
Con stima Claudia.