Gesù condannato a morte, processo illegale

3 Aprile 2023

Qualche notizia su Gesù. Il concilio di Nicea 325 d.c. fissa arbitrariamente la nascita al 25 dicembre e da quella data parte l’anno zero. Più probabile che Gesù sia nato tra il 4 e il 5  a.c. quando Quirino era governatore della Siria.

Certamente la cometa che guidò i Re Magi a Betlemme non poteva essere la Halley, corpo celeste periodico, ogni 76 anni, che al tempo di Gesù passò tra il 29 a.c. e il 47 d.c. Più probabile la grande congiunzione di Venere e Giove ben visibile da Betlemme.

E veniamo alla Pasqua che è festa mobile. Perché? Sembra che Gesù sia morto nel mese di Nisan che cadeva tra marzo e aprile ma non si sa quando con precisione. Sempre a Nicea si decise che dopo l’equinozio di primavera e dopo la prima luna piena la successiva domenica dovesse essere celebrata la Pasqua.

Oggi è molto facile vedere sul calendario le varie fasi lunari ma al tempo di Nicea non c’erano calendari cartacei. Allora  come stabilire la data della morte di Gesù? Bisognava conoscere l’epatta della luna al primo di gennaio e cioè quanti giorni aveva la luna in tale data. Epatta in greco significa indietro. Quindi aggiungendo i giorni mancanti si trovava il primo plenilunio di gennaio e successivamente aggiungendo 29,5 giorni del mese lunare, sino al mese di Nisan, con accettabile margine d’errore si trovava quando cadeva il primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera e quindi a partire dal successivo giovedì-venerdì iniziò il processo, poi la morte e infine la resurrezione di Gesù. Quindi ecco fissata la Pasqua.

Per gli Ebrei la Pasqua significava l’uscita dei medesimi dalla schiavitù in Egitto.

E veniamo al processo. Legale, illegale? In tempi odierni si penserebbe a qualcosa di legale. Ma bisogna portarsi indietro nel tempo quando sostanzialmente non esisteva alcun sistema veramente legale, nemmeno nel diritto romano.

Il codice più antico è quello di Hammurabi, in Babilonia, inciso su una stele, 1700 a.c. ed è il famoso occhio per occhio, dente per dente, cioè la legge del taglione. Indubbiamente più preciso ed affidabile era il diritto romano ma il medesimo consisteva in una miriade di sentenze dettate dai precetti dei famosi giuristi (Papiniano, Paolo, Ulpiano etc. circa 100 d.c.)

Giustiniano, imperatore d’Oriente, tentò e riuscì in parte a riordinare i precetti dei giuristi in una struttura organica che diede vita al “  corpus iuris” ma niente di più.

Il vero  coordinatore e fondatore del moderno diritto è Napoleone. Tutto ciò per dire che al tempo di Gesù, ogni provincia romana aveva una propria legge basata sulla consuetudine o su principi del diritto romano.

In Giudea il sistema era ancor più complicato perché l’organo supremo giudicante era il Sinedrio che altro non era che un’assemblea religiosa, politica e infine anche giudiziaria. E Gesù venne trascinato davanti a tale organo che lo voleva morto ancor prima di iniziare il processo. Ma il sistema era ancor più  complicato perché per le condanne a morte  bisognava mediare con l’autorità romana, in quel caso con il governatore Ponzio Pilato ( “26 – 36 d.c.”) il quale tentò in  tutti i modi di salvare Gesù che, terminata la predicazione nella più che favorevole Galilea, si era spostato nell’infida e ostile Giudea. Lo fece perché si potessero adempiere le profezie delle scritture.

E’ probabile che tra giovedì e venerdì Gesù sia apparso davanti al capo supremo del Sinedrio, Caifa, che gli chiede se lui è il figlio di Dio. Questo era l’unico capo d’imputazione. Siamo quindi ben lontani dall’habeas corpus inglese: dobbiamo attendere il 1700 perché nemmeno il re possa condannare  a morte qualcuno senza un preciso capo d’accusa.

All’insidiosa domanda di Caifa, Gesù si limita a rispondere “ Tu l’hai detto”, sostanzialmente non risponde come in seguito farà anche davanti a Pilato ed Erode (non è quello d’Egitto). Caifa non attendeva che tale conferma ed emana subito la sentenza: “ Costui ha bestemmiato e quindi deve essere messo a morte”. Ma il Sinedrio non poteva giustiziare Gesù senza il consenso di Ponzio Pilato. Gesù  viene portato davanti al governatore romano che lo rende edotto  delle  gravi accuse del Sinedrio e lo stimola a rispondere. Vorrebbe salvarlo, ma Gesù tace.

Allora Pilato se ne lava le mani, lo rimanda al Sinedrio dicendo che non aveva trovato colpa alcuna nell’imputato e che ne facessero ciò che volevano. Pilato ordina però che Gesù venga frustato per non mettersi completamente contro al Sinedrio. Si tenga conto che la Provincia della Palestina era forse la più difficile da governare per le continue ribellioni e sommosse dei rissosi Ebrei.

Quindi processo legale o illegale, considerando anche che era uso del governatore, nel tempo della Pasqua, concedere la grazia ad un condannato a morte, Pilato voleva salvare Gesù  ma il  Sinedrio lo voleva morto e quindi  scelse di graziare Barabba. E’ stato certamente un processo illegale perché senza capo d’accusa, senza difesa, senza procedura. Ma queste considerazioni rientrano nell’ottica moderna.

Poco più di 1600 anni dopo, lo stesso capitò a Galileo: nessun capo d’accusa preciso, nessuna difesa, nessuna procedura. Galileo con l’abiura si salvò, pur avendo già 70 anni al tempo del processo, ma non evitò la prigionia a vita e  cioè gli ultimi 10 anni scontati nella sua villa a Firenze.

Il Cristo avrebbe forse potuto salvarsi abiurando, ma non lo fece perché le scritture dovevano adempiersi.

Galileo scelse la  vita, Gesù la morte.       

            

Pietro De Franchi    

    

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