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Profondo rosso

11 Novembre 2023

“Nonno, ti ricordi che quando ero piccola mi portavi a bere il Lambrusco nelle tazze alla Festa dell’Unità?”

“Te lo facevo solo assaggiare”. 

“E a me sembrava una super trasgressione, poi c’erano tanta allegria, le bandiere rosse, gli stand gastronomici, i canti, il ballo liscio, i comizi, beh quelli erano davvero noiosi”.

C’era caldo nella stanza 118 dell’hospice di Sesto San Giovanni. Anna teneva compagnia al nonno, cercando di attivare ricordi positivi. Sapeva che toccare quell’argomento avrebbe entusiasmato il nonno, per poi un po’ deprimerlo. Dipendeva dai giorni: a volte si apriva il vaso di Pandora, a volte no. Ma non era male, il nonno doveva sfogarsi. Andarsene risolto. 

Il nonno era spesso solo, ogni tanto qualche amico, o compagno, come amava chiamarlo lui, passava per una visita. Rivangavano ‘avventure’ passate alla Marelli. Il nonno era andato a lavorare presto in fabbrica, era piccolo durante la guerra, c’erano le bombe, e non aveva potuto completare gli studi. Aveva letto moltissimo. Era attivo nel sindacato. Era stato un tipo battagliero. Famose le sue lotte per la sicurezza dei lavoratori. Quando l’amico se ne andava il nonno, con la voce fioca, chiedeva alla nipote: “La sai l’origine della parola compagno?”. L’aveva sentita mille volte, ma fingendosi interessata rispose: “Certo, dimmi, ti ascolto”. Il nonno si accendeva quel tanto e trovando fiato a fatica sibilava: “Dal latino Companius o medioevale Companio: colui che ha in comune il pane, è un calco sul gotico gahlaiba, dove ga è ‘con’ e hlaib è ‘pane’, la a finale indica il nome d’agente, chi compie l’azione. Negli eserciti dei goti c’era colui che aveva il compito di procurare il cibo per gli altri, quando gli eserciti romani hanno incontrato questa ‘figura professionale’, hanno voluto appropriarsene”. 

“Nonno, è sempre una storia suggestiva, mi piace sentirla, prima o poi mi citerai la fonte”.

“Vedi, Anna, noi combattevamo per il ‘noi’, noi avevamo delle idee, dei valori, degli ideali. Quel pane lo volevamo davvero mettere a fattor comune”. 

Il nonno amava leggere i libri di storia. Gli piacevano soprattutto quelli di storia della lingua. Diceva che dall’origine delle parole si capisce tutto di un popolo, che cosa ha mangiato, chi ha incontrato, da dove viene, dove sta andando.

Il repertorio narrativo del nonno prevedeva ora il funerale di Berlinguer, la ‘maledizione’ dell’Ulivo e una piazzata contro Renzi, che lui preferiva Bersani, che non c’è più poesia, anima ecc… ecc… Non voleva contraddirlo, a volte è crudele torturare un animale già ferito. Il PCI era stato la sua vita. Il nonno quando pronunciava questo acronimo gonfiava il petto, cercava il respiro con tutte le sue forze, gli occhi si illuminavano e scandiva fiero, litigando con la dentiera, ogni lettera. 

Quell’ultimo giorno, Anna aveva deciso di andare fino in fondo. Voleva lasciarlo andare con un bagaglio leggero, togliergli qualche peso dal cuore. Gli chiese: ”Ti manca qualcosa di quel mondo?”.

“Non ho nessuna nostalgia, ho solo rimpianti”. Disse, laconico. “Abbiamo avuto fra le mani la più grande scommessa per riformare il Paese, un partito forte, coeso, che sapeva accompagnare la vita delle persone dalla culla alla tomba, un’articolazione perfetta, l’abbiamo sgretolata, annacquata, indebolita. Era qualcosa di immenso”. 

“Sei ancora arrabbiato con Renzi perché voleva cambiare la Costituzione?”

“Ci sono voluti 20 anni e una rivoluzione culturale e sociale, che passò per il sessantotto e l’autunno caldo, per ottenere uno statuto che desse dignità ai lavoratori. Abbiamo dato la vita per l’articolo 18”. 

“Questa è un’altra faccenda”.

“No, sì, vedi, oggi viviamo un’epoca superficiale, giocano sui social con le nostre utopie, forse abbiamo sbagliato qualcosa noi che ne siamo i padri, certe cose hanno un’estetica, la forma è sostanza, la Costituzione non è intoccabile, ma è bellissima. E’ stata scritta con sangue, fatica, lacrime e sudore. E’ ben fatta. Non si possono trovare altre parole. Noi a volte ci dimentichiamo del passato. Ci sono riti che non vanno rimossi. La Costituzione è il nostro Vangelo. Io pretendo la Messa cantata, ogni giorno”.

Il nonno era pallidissimo, per lo sforzo. Anna, incalzò: “Mi spieghi allora perché se abbiamo una cosa bella la dobbiamo tenere sul comodino o in garage? A proposito, andiamo a fare un giro?” Il nonno non sembrava convinto. Anna chiamò le oss che spostarono il nonno sulla carrozzina. Era ancora troppo caldo per uscire, decise di portarlo lì intorno, anche se i corridoi verdini facevano tristezza e smorzavano la conversazione. Poi c’era un silenzio spettrale. Solo da una camera arrivava il rumore inutile di un televisore e si sentiva il respiro rantolante di un ospite nella stanza giù infondo.

“Abbiamo sbagliato in tanti, Anna. Anch’io. Ci abbiamo creduto troppo. Quindi ogni cambiamento vagamente avversativo ci fa paura. Il cambiamento ora sei tu. Io sono vecchio e malato e non arrivo a stasera”. 

“Nonno, tu sei stato un leone, il mio leone. Ora dimmi, la Schlein ti piace?”. Aveva chiesto troppo, con cinismo e indelicatezza, il vecchio leone era allo stremo. Sbiascicò pensieri confusi: “Il lessico, Anna, non la capisco, le parole… non ho più le parole…le parole sono importanti. Parla per slogan. Ma non è l’unica. Mi sembra che tutti recitino un copione. Le parole le devi cercare, le devi avere nel cuore, devono essere frutto di un pensiero spontaneo, non meccanico”. Poi riprese vigore: “L’hanno eletta i simpatizzanti, non gli iscritti, tutto regolare, per carità, la loro impresa è di tenere insieme massimalisti e riformisti. Ma i duri e puri sono scavalcati dai cinque stelle e i riformisti, beh ci sono dei bravi amministratori. Non c’è alternativa. Ma basta. ‘Basta’ dice Schlein (lui pronuncia slain) alla guerra. Lo dicono anche gli amici che si incontrano al bar. Sono stanco, queste cose non le voglio più sentire. Parlano tutti di guerra. Io l’ho vista la guerra. Occorre fare la pace”.

Lo riportò in camera e il nonno si addormentò. Si aggravò in serata. Anna chiamò il prete. Il nonno rifiutò l’estrema unzione, alzando e dimenando debolmente l’indice della mano destra, non appena intravide quella sagoma nera. La mattina dopo sentì la nipote al telefono, sembrava si fosse ripreso, invece no, si spense. Ha voluto un funerale laico. Erano rimasti pochi altri leoni ad omaggiarlo, un paio di discorsi, toccanti, rievocativi di impegno sociale e democratico. Sulla bara bandiere rosse e rose bianche e tante foglie verdi. Si è fatto cremare. Ateo, comunista a modo suo illuminato, lo zoccolo duro, di una generazione che sta scomparendo, con la lucidità consapevole di essersi impegnato, nel suo piccolo, con qualche nota amara, umana e civilissima di inadeguatezza, per una società più giusta e un mondo migliore.  

 

 

 Francesca Codazzi

14 risposte

  1. Toccante, mi è proprio salita una lacrima leggendolo. La tematica mi è cara, lo sai Francesca, ma come tu l’hai avvicinata tramite il dialogo tra due generazioni lontane, mi è piaciuto moltissimo. Delicatezza, profondità, malinconia, ma anche speranza che la generazione della nipote raccolga un po’ della fierezza e dell’impegno che i vecchi del PCI hanno lasciato in eredità.

  2. Un altro bellissimo racconto che si sofferma sulla capacità di questo nonno di vivere l’ideale nel quale aveva creduto per tutta la sua esistenza fino alla fine con fierezza. Purtroppo se usciamo dal racconto e pensiamo a quanto avviene attualmente non si vedono persone che sappiano lottare per il loro ideale senza essere influenzati da interessi di altro genere. Bravissima!

  3. …..’le parole le devi cercare, le devi avere nel cuore…’ …verissimo! E tu questo lo sai fare molto bene. Come sempre, mi è piaciuto!

  4. Bello, brava. Io non sono mai stato iscritto al PCI, ma non ho capito, non capisco neppure oggi, per quale motivo quella comunità sia stata sciolta, sperduta , centinaia di migliaia di persone nella diaspora, per costruire un’ameba, un soggetto senza anima, una riproduzione in peggio del partito democratico americano. Grazie Occhetto, grazie Veltroni, grazie D’Alema. Il capitalismo non vi ringrazierà mai abbastanza, distruggere una comunità solidale per costruire il nulla.

  5. Il nonno protagonista, comunista, é un personaggio importante per la sua scelta di vita politica e non solo.
    Sai sollecitare i sentimenti in modo semplice e reale.
    Hai sempre il mio plauso per le tematiche che affronti, ma anche per lo stile narrativo perfetto. Buona continuazione. Un caro saluto.

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