Una denuncia da non dimenticare è quella di R.S.E. (Ricerca Sistema Energetico). «L’impatto antropico … nelle attività agricole e zootecniche causa emissioni molto intense di ammoniaca, importante precursore delle polveri sottili». Sulla scorta di questa premessa vengono spontanee una domanda retorica e due considerazioni. La domanda: in nome di sempre più alti livelli di produttività, le attività agricole e zootecniche non hanno forse ignorato le leggi della fisica e della chimica? Le due considerazioni: la prima è quella che ritiene essere divenuti indilazionabili gli interventi per cambiare la zootecnia intensiva in una zootecnia più compatibile col rispetto dell’ambiente; la seconda è sulla rozza operazione condotta dalla Regione Lombardia per spostare a Montichiari la Mostra internazionale del bovino da latte, un colpo grave per l’economia di Cremona e del suo territorio e al tempo stesso una offesa alla storia stessa della zootecnia da latte in Italia.
Centocinquant’anni fa furono degli allevatori cremonesi a importare dall’Olanda i primi soggetti di ‘pezzata nera’, oggi razza frisona. In soli 40 anni quei pochi capi giunsero a 60 mila unità ed oggi a circa 1 milione in 11mila aziende. A Cremona, quindi, non restano, oltre all’acciaieria con le sue note criticità, che le feste del torrone e del salame. Intanto i giovani cremonesi culturalmente più preparati emigrano, se non all’estero, in altre aree del Paese.
Si faccia anche l’impossibile perché questo colpo di mano della becera politica di campanile dei nostri vicini di casa non sia fatale per il futuro di questa nostra città. Per la sua difesa si facciano pure ricorsi e denunce, ma pare difficile che quei due signori bresciani abbiano ordito il ‘colpo di mano’ senza prepararsi a delle prevedibili reazioni.
Non mi permetto in questa sede di individuare le responsabilità di innegabili colpe e sottovalutazioni da parte di chi doveva tutelare la cittadinanza cremonese mantenendo qui la Mostra del bovino da latte. Di certo la sua perdita è un colpo durissimo, forse letale, per il futuro di questa città. L’imperativo è reagire con uno sforzo da parte di tutta la comunità per dare qualche speranza ai nostri giovani.
Probabilmente, l’unica via di salvezza per questo territorio è ritagliarsi, almeno a livello interregionale, una nicchia di eccellenza dall’alto peso specifico per la politica (badando poi a non farsela scippare). Ad esempio, fare nascere una sorta di ‘Silicon Valley’ per quelle startup interessate ai fronti più avanzati della ricerca applicata, magari anche del settore della zootecnia da latte, e comunque coerenti con la cultura dello sviluppo sostenibile.
Una scelta obbligata per la nostra città quindi è farsi motore di sinergie con il mondo universitario e con tutti quei soggetti capaci di contribuire allo sforzo per rendere Cremona attrattiva nei confronti di queste attività capaci di creare realtà economicamente anche importanti.
Da ultimo, ma non per importanza, una richiesta politica alla Regione Lombardia forte e irrinunciabile: anche a compensazione del danno subito dal territorio, l’urgente costruzione di una metropolitana leggera Milano-Cremona. Si faccia in modo, insomma, che Cremona non entri in agonia.
Benito Fiori
(per l’associazione ABC-La Rete)
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