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Comitati contro decisioni calate dall’alto: Cremona alza la testa

6 Agosto 2023

Dal marzo dello scorso anno ad oggi, a Cremona sono sorti quattro comitati spontanei, con relativa raccolta di firme in calce a petizioni avverse ad alcune scelte operate da Ats e Comune.

Nel mirino del dissenso decisioni su Area donna, supermercato in via Giordano, biometano in via Bosco ex Parmigiano, nuovo ospedale.

Quattro questioni complesse gestite con superficialità dagli enti delegati al compito. Operazioni delicate condotte con arroganza e sicumera. Con miopia. Con un organo anatomico umano visibile dal suo proprietario solo con lo specchio.

Quattro esempi di una classe politica e di pubblici amministratori inadeguati ad affrontare situazioni articolate e impattanti in maniera significativa su cittadini e territorio.

È sacrosanto il diritto-dovere di esercitare il dissenso in forme diverse e più incisive di un lamento e senza violare la legge.  È inoppugnabile e onesto ammettere che la formazione di quattro aggregazioni di questo tipo in un lasso di tempo ristretto provochi perplessità e generi interrogativi. 

Da un lato, quattro comitati esaltano la partecipazione, il confronto, la dialettica, condizione auspicabile e da incentivare. Dall’altro, rivelano un endemico e preoccupante stato di conflittualità tra i cittadini e i rappresentanti delle istituzioni. 

Quattro comitati e altrettante petizioni in diciotto mesi non possono essere archiviati solo come incidenti di percorso degli organismi di riferimento.  Sono qualcosa di più e di diverso.  Costituiscono e palesano un segnale di allarme. Un’anomalia, ampliata dalle caratteristiche socio-antropologiche e culturali di una comunità che per natura non è barricadiera. E quando, in passato, Cremona è stata vandalizzata, i protagonisti avevano targhe forestiere, anche se aiutati da soggetti locali.

Quattro comitati avvertono della crisi di un sistema. Ammoniscono del pericolo e invitano a modificare registro e rotta. Offrono l’occasione per uscire dal ghetto di una monade autoreferenziale e governata con logiche perdenti. Spingono ad abbandonare asservimento e fedeltà a conquistadores scaltri e cinici che in cambio di una promessa di un piatto di lenticchie e di qualche avanzo della loro mensa da ricchi, si pappano le risorse migliori del territorio. 

I quattro comitati sono una chance per alzare la testa.

Cremona è la città della tranquillità, del stum schiss, del vivi e lascia vivere. Dell’imprenditore che vede e provvede. 

È la città che pone il   proprio ombelico al centro del mondo. Che trasforma il vergognoso aborto e enorme spreco di denaro pubblico del canale navigabile nel paradiso dei pescatori sportivi. 

È la città che si genuflette al cospetto delle organizzazioni di categoria.  Che accoglie come un messia qualsiasi assessore regionale o suo tirapiedi e sparge petali di rosa dove costui cammina. Veni, vidi, grazie è stato bello. Bye, bye. Alla prossima.

È la città con politici e notabili pronti a sottoscrivere un patto con Belzebù, se funzionale per rimanere in sella. Che per eleggere il presidente della Provincia ineleggibile e imposto dalle segreterie dei partiti, annulla una consultazione elettorale e la ripete. 

È la città che eleva le vacche a star di Hollywood e le celebra con il calco dello zoccolo. Che si nutre di un’informazione di regime. Che è piazzata ai vertici europei dei luoghi per inquinamento da polveri sottili.

È la città che ha tradito il risultato del referendum sull’ubicazione dell’inceneritore. Che si è venduta e sottomessa ad A2a.

Cremona è la città che fa di tutto questo la sua Baedeker.

Certo è anche la citta dei violini, del torrone, dell’acciaio. Di Mina e della Ferragni. Di Padania Acque. Di molto altro, ma una rondine non fa primavera.  E l’eccezione conferma la regola.

La nascita dei quattro comitati in un lasso di tempo ristretto, merita una riflessione non superficiale e un’analisi precisa delle cause. 

Di chi è la colpa?  Piaccia o no, non esistono alternative: del postiglione che tiene le redini della diligenza. Non degli indiani che l’assaltano.  

Piaccia o no, viene più facile parteggiare per gli apache di Geronimo, anziché per i John Wayne e ai Gary Cooper di turno.  Per i Rod Steiger che rapinano i notabili sulla carrozza di Giù la testa.  E non è qualunquismo, ma banale realismo di chi si sente tradito. Abbandonato da coloro ai quali aveva concesso la sua fiducia.  Di chi è rimasto solo e la rabbia gli è compagna.

I contestatori non sono tutti e sempre mammolette o gigli di campo, ma questo non inficia il dato di fatto che chi amministra e decide i destini della cosa pubblica salga automaticamente sul banco degli imputati e divenga oggetto di critiche e non solo di encomi.

Onori e oneri.  Sta nelle regole del gioco e Cremona non è esentata da questo giogo.  Atteggiarsi a vergini violate o duellare all’arma bianca per uno smodato vaffanculo non paga. 

Più vantaggioso per gli occupanti della diligenza e per Cremona   identificare eventuali errori commessi, confrontarsi senza pregiudizi con gli indiani, senza relegarli nella riserva dei tapini che non capiscono un cazzo.  Definizione affibbiata ai ribelli che rifiutano la narrazione mainstream, che non sono allineati.  Che non si conformano al pensiero unico.   

I quattro comitati sono un monito per i partiti, i sindacati e la pletora di associazioni, gruppi deputati a difendere gli interessi dei cittadini, ma troppo spesso impegnati a conservare i propri privilegi derivati dalla   vicinanza e dalla contiguità con le persone che contano.

I quattro comitati sono uno schiaffo alla politica e ai politici locali.  Sono un rigetto del consociativismo, della melassa, della palude silenziosa e immobile che si muove solo per scacciare intrusi, preventivamente già inseriti tra gli agitatori ancora prima di conoscerli.  Sono uno sberleffo allo stagno dove tra Pd e morotei democristiani dei tempi andati è difficile cogliere le diversità. 

Quattro comitati sono il pane e le rose. Sono Roy il replicante di Blade runner, Punto zero di Richard Sarafian, l’Urlo di Allen Ginsberg, Blowin’ In The Wind di Bob Dylan, Il conte di Montecristo di Alessandro Dumas,  No Logo  di Naomi Klein.  Potrebbero essere lotta dura senza paura. 

Sono uno slogan: siamo realisti chiediamo l’impossibile. 

Sono le oltre 700 firme raccolte in questa settimana dai contestatori del nuovo ospedale.

I quattro comitati sono una speranza. Cremona c’è. È anche questa.

 

Antonio Grassi

 

 

Una risposta

  1. Conosciamo bene la storia dei 4 comitati. Quello di Area Donna mi ha personalmente visto come promotore e fra le 4 referenze nelle firme on line (più di 700 raccolte fisicamente davanti all’ospedale e oltre 3.500 on line su Chang Org).
    Eravamo davanti ai tigli di via Giordano e alla Madonnina di via Bosco per il Comitato BiometaNo, ed infine grazie alla decisione del gruppo di Francesca Berardi, abbiamo tutti appoggiato anche l’ultimo Comitato di Riqualificazione del nostro ospedale.
    Siamo sempre noi, che ci crediamo e ci proviamo… Dobbiamo andare avanti uniti x ottenere qualcosa di più della “protesta” …
    Buona domenica a tutti

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