Queen e Slim sono due giovani di diversa estrazione sociale che programmano un appuntamento, lui più convinto, lei svogliatamente, La serata non si rivela in effetti memorabile se non che un banale evento (un improvviso sbandamento della macchina) provoca l’intervento di un poliziotto ottuso e brutale. Da qui, a cascata, una successione di gesti istintivi che provocano un ferimento e un omicidio, e la conseguente odissea dei due giovani, trasformati dall’opinione pubblica nei Bonnie e Clyde neri. I due fuggono attraverso l’America in cerca di salvezza, aiutati dalla gente semplice, e da uomini di colore che vedono in loro la rappresentazione vivente della loro rabbia e del loro desiderio di riscossa.
Il film di Melina Matsoukas assomiglia a prima vista a tante altre pellicole del genere, che del resto vengono citate esplicitamente nei dialoghi: Gangster story e Thelma e Louise, soprattutto, ma anche il giovanile film di Spielberg Sugarland express. La trama risulta comunque avvincente, il ritmo buono e decisamente in parte i due attori principali, il già affermato Daniel Kaluuia e l’esordiente Jodie Turner – Smith.
La differenza e il valore aggiunto dell’opera stanno nell’esplicita volontà della regista di affondare la trama nel vivo della cronaca e in una realtà sociale, quella della piccola e media borghesia nera, della gente qualunque, che di solito è poco rappresentata nel cinema americano. Qui invece, complici le continue citazioni di Edward Hopper, il pittore della gente e degli ambienti comuni (bar notturni, stazioni di servizio, ecc.), la periferia e le interminabili strade dell’America di provincia rivivono con un’immediatezza che risulta uno dei pregi dell’opera.
Il contesto storico è esplicitamente quello dell’epoca trumpiana, un presidente che ha fatto di tutto pur di esasperare le tensioni di classe e di razza, creando un clima di aggressività e di diffidenza che ha pesato molto negativamente sul vissuto e sulle relazioni sociali di tanti americani non appartenenti alle classi più agiate. Il clima, infatti, è diventato così oppressivo e soffocante che basta una disattenzione, un gesto banale per provocare una tragedia: gli uomini, insomma, compiono le azioni, ma è il contesto sociale che le esaspera. Se volessimo passare dalla fiction alla realtà, forse l’elezione di Biden può rappresentare uno spiraglio, una via d’uscita minima per questa America tanto travagliata.
Vittorio Dornetti