Paginate, commenti, editoriali, slurp e, per non farsi mancare nulla, anche un fotomontaggio un po’ kitsch con i volti dei sette magnifici condottieri locali e quello di un intruso straniero.
I sette non possono competere con Steven McQueen, Charles Bronson, James Coburn e gli altri del film di John Sturges, ma la loro bella figura la fanno. Anzi un figurone. Per l’apoteosi manca la colonna sonora di Elmer Bernstein, ma siamo in
provincia, non si può avere l’America. Si potrebbe sottilizzare sui componenti del settebello e sul numero risicato dei migliori, sui
criteri di selezione, sull’assenza di alcuni nomi della cultura, della medicina, dello sport e di altri settori meritevoli anch’essi delle luci della ribalta e degli applausi, ma sarebbe inopportuno sindacare. Le classifiche fondate sulle opinioni dell’estensore vanno sempre rispettate. Tuttalpiù non si condividono.
È stata la settimana dei peana agli uomini e alle donne che contano a Cremona e in provincia. Dei canti e degli inni ai comandanti preparati e tostissimi. Tutti special one da
annichilire José Mourinho. E poi lungimiranti, coraggiosi e con un briciolo di culo. Gente che, secondo gli aedi locali, fa la differenza, valore aggiunto da spendere sui tavoli
decisionali di Milano e Roma. Sull’altare per la beatificazione, accanto ai sacerdoti in grande spolvero, c’erano
imprenditori, economisti, influencer e rappresentanti di associazioni di industria, artigianato, agricoltura. Una messa cantata in gloria all’economia con contaminazioni inedite di gregoriano e pop. Di Magnificat, Te deum e Grazie d’esistere di Eros Ramazzotti. Un’enfasi a rete unificate con ammiraglie e barchini dei media locali quasi tutti concordi nel celebrare la ritrovata rappresentatività del nostro territorio per merito indiscusso dei concittadini ai vertici delle associazioni di categoria regionali e nazionali.
Tanta roba. Ma il troppo stroppia e induce a riflettere. Invita a diffidare, soprattutto se la trippa per i gatti è abbondante, invece che scarsa come la tradizione impone. Un ambaradan apparentemente distonico rispetto al comportamento di industriali e artigiani abituati a muoversi sempre con uno scopo preciso e senza la grancassa. La risposta ai dubbi è semplice e si legge nel fotomontaggio e nel contorno, messaggi espliciti e niente affatto subliminali che comunicano ai cittadini chi comanda in provincia. Informano dello sfratto della politica nella gestione del territorio e accreditano l’economia unico punto di riferimento credibile e affidabile per guidare le truppe. Il pompaggio mediatico è il manifesto pubblico della discesa in campo dichiarata dei rappresentanti delle categorie economiche. Un cambio di strategia lodevole. Spazza via ogni ambiguità e ufficializza, appunto, l’agonia della politica. Forse la morte. Non è una novità e neppure una tragedia. Da anni, politici e molti pubblici amministratori hanno dimenticato la delega ricevuta dai
cittadini che li autorizza a governare il territorio con un occhio attento al bene comune. Da anni, ad eccezione di qualche voce che grida nel deserto, nessuno ha mai sollevato il
problema. Da anni, i partiti sono zombi che vagano nel cimitero degli ideali traditi. Da anni, le forze politiche si scontrano per i posti nei consigli di amministrazione di loro competenza, ma tacciono se a un tavolo per la programmazione territoriale vengono invitate le partecipate e ignorati i sindaci. Da anni, pubblici amministratori si arrabattano per difendere un’operazione bocciata dall’Anac e, per tenere il punto, spendono decine di migliaia di euro pubblici (Cremonasera
2 ottobre). Da anni, a Crema è in corso la liquidazione di una partecipata, ma nessuno dei soci protesta per i tempi biblici dell’operazione. Da anni, otto sindaci pretendono di fare valere il proprio diritto di recedere da questa società, ma la richiesta è sempre stata respinta. In accordo con la partecipata si è andati all’arbitrato. I sindaci hanno vinto, ma non è bastato. I perdenti hanno ricorso al tribunale di Brescia. La sentenza è prevista per novembre del prossimo anno.
Questa è la politica nel nostro territorio. È ripicca ed esibizione di muscoli. Chiacchiere e distintivo. Arroganza. Presunzione di essere intoccabili. C’è dell’altro. La maggioranza di centrosinistra che amministra Crema si dichiara basita e preoccupata per lo scontro intestino della minoranza di centrodestra sulla vicenda A2A-Lgh. Un documento di difficile interpretazione. O è una genialata che rivede e pensiona il classico divide et impera. O è una cazzata mostruosa degna di Fantozzi sulla quale stendere
un velo pietoso. O è qualcosa di ingiudicabile con i parametri della politica e che retrocede Machiavelli dalla Champions League alla terza categoria.
Per chiudere il cerchio è d’obbligo un accenno ai sindacati. In provincia di Cremona la difesa dei lavoratori ha una forte e radicata tradizione. Oggi cosa rimane? Domanda
imbarazzante. Un tempo almeno uno dei segretari di Cgil, Cisl, Uil sarebbe entrato di slancio nei magnifici sette. Oggi è difficile ricordare i loro nomi se non si è addetti ai lavori. D’acchito, senza sforzi mnemonici viene da citare Pierre Carniti e Sergio Cofferati, due che hanno fatto la storia del sindacato italiano. Altri tempi. Altra tempra. Altri uomini. Erano cremonesi.
Il sette ha molti significati. È anche il numero dei colori dell’arcobaleno. Nel cielo della nostra provincia tarda a presentarsi. Non bastano sette special one per farlo comparire.
Bello e impossibile. Per ora.
Antonio Grassi
2 risposte
Con le leggi elettorali che ci lasciamo imporre da decenni, personale politico e campagne per rinnovarlo non possono essere come dovrebbero e vanno peggiorando. Questo è ben espresso e con eleganza polemica nell’articolo. Vorremmo però invertire la tendenza dibattendo errori e correzioni.
Riesci a far sorridere nonostante la serietà dell’argomento, grazie alla tua inconfondibile verve di giornalista scrittore. Bravo Antonio i tuoi articoli sono come recita una famosa canzone d’ antan……come fari abbaglianti…. yeeeee….( Mal )