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Il nuovo ospedale di Cremona e i silenzi sospetti del Sindaco

10 Gennaio 2024

Signor Direttore                                                                                                

a volte la memoria ci lascia a piedi. Stavolta è capitato a intervistato e intervistatore. 

Il Sindaco di Cremona in un’intervista rilasciata a La Provincia.it il  5 gennaio scorso fa un bilancio del suo doppio mandato. Molte le domande e ampie le risposte. All’appello manca però quello che si può considerare il botto finale di questi mandati, frutto di una lunga gestazione molto sotterranea, con solo qualche annuncio sparso con misura per non rovinare la sorpresa finale. “Tutti sapevano”, detto da chi ha partecipato alla costruzione del ‘prodotto’, precisato così “ne abbiamo parlato tra di noi”. Di questo non dubitiamo, solo che ci si è dimenticati dell’obbligo, imposto ad amministrazioni e istituzioni dal dl. 833 istitutivo del Servizio Sanitario Nazionale, di favorire la partecipazione dei cittadini alle decisioni di interesse generale. 

Parliamo dell’ ‘affaire ospedale’ che il Sindaco con Asst si è intestato: si demolisca il Maggiore e si edifichi un griffato ospedale-parco delle meraviglie dalle verdi ciclovie aeree, con lago bioclimatico e boschetto delle farfalle, aperto alla convivialità e allo shopping, “luogo di armonia tra uomo e natura anche attraverso il rispetto delle altre specie e con l’inclusione degli animali sia come…” e così per le 179 pagine del Documento di Indirizzo e Progettazione. Naturalmente pagano i contribuenti, sollevati dalla fatica/diritto di dire la loro nel merito.

Perché tacere dell’ ‘affaire ospedale’ in un’intervista di bilancio di fine mandato? 

Che il Sindaco non ne sia del tutto convinto o, come si dice oggi, ‘orgoglioso’? E perché non dovrebbe esserlo? Certo per Cremona è un azzardo ambizioso che non risponde a quell’assenza di sanità diffusa sul territorio che il covid ha messo a nudo e a cui è imputabile in parte il nostro primato mondiale per morti in percentuale. 

Come non risponde al bisogno che abbiamo da subito di un presidio ospedaliero sostenibile e “adeguato alle necessità della popolazione” (come deve essere un ospedale, così il dottor Walter Ricciardi del Consiglio Esecutivo OMS), che soccorra con personale preparato ogni esigenza, ben organizzato, digitalmente attrezzato, vale a dire dotato di tutto ciò che attiene alla gestione e che ‘nuovi muri’ pur griffati non possono per principio garantire.

L’ospedale c’è già ed è uno tra i più recenti della Lombardia e dei più moderni nell’impianto, aspetto che ne rende possibile l’adeguamento ai canoni previsti dal bando del progetto a costi dimezzati, mentre il recupero a stralci consentirebbe di intervenire con soluzioni sempre aggiornate ai progressi tecnologici e alle sopravvenienti necessità assistenziali.

E dunque, insistiamo, si riqualifichi il Maggiore come altrove si è scelto di fare.                              

Ma tacere dell’ ‘affaire ospedale’ potrebbe avere un’altra ragione. Meglio non provocare. Occhio non vede, cuore non duole o, meglio, conviene lasciare nell’ombra, e dunque non nominarlo, quello che già agita la piazza se migliaia di cremonesi hanno detto no al progetto e c’è un Movimento che si è fatto carico dell’ onere di fare informazione su ciò che si decide dei destini sanitari di un’intera collettività, mentre chi ha il dovere di parlare tace. Nella speranza che torni la bonaccia e il Movimento si areni? 

Ma il “Movimento” resiste. 

O c’è qualcosa d’altro? L”affaire ospedale’ ha assunto i contorni di un giano bifronte perché su di esso ha messo il cappello chi a sinistra si intesta il progetto e chi a destra promette di sostenerlo e condurlo in porto. È un carico da 90 da tenere in caldo per le elezioni. Ma chi delle due parti riuscirà a calare l’asso sul tavolo e sbancare? La posta è alta, occorrono strategie sottili che è prudente non giocarsi in un’intervista di inizio anno.

Sono solo supposizioni? Forse. Anche antipatiche. Ma per evitarle bastava e basta concertare con la cittadinanza le scelte ancorandole saldamente ai bisogni . 

Noi del Movimento per riqualificare il Maggiore, e con noi migliaia di cittadini, non abbiamo dimenticato quello che in un difficile Consiglio comunale aperto, in pieno dramma covid, è stato salutato con un corale  applauso. Si invocavano istituzioni locali e sanitarie capaci di “dialogare” con un’utenza e un territorio da non considerarsi come fruitori passivi di ciò che il convento passa perché, come richiamava con passione un medico in forza al Maggiore, “le alleanze sono fondamentali perché la salute non è di destra o sinistra ma è di tutti e per questo bisogna costruire “reti di cittadini” e “reti di salute”. 

Il Movimento per riqualificare l’ospedale di Cremona, memore della tragedia, ha risposto all’appello, ha lanciato la ‘rete’, rete di cittadini e rete di salute, e continuerà a farlo. 

Dall’alto ci aspettiamo, e siamo ancora in tempo, un gancio. Che non può essere il silenzio e la burocratica consegna ora di un progetto e poi (tra due lustri?) di un pur griffato e accessoriato di costosissimi orpelli “pacco”  battezzato Parco della salute.         

 

Movimento per la riqualificazione dell’Ospedale di Cremona.

Una risposta

  1. A mio personale, ma convinto parere, il progetto elaborato dal cosiddetto “archistar” Cuccinella è talmente “singolare” e insieme così poco “ben calibrato” sulle reali attuali necessità della sanità cremonese, che, difficilmente potrà essere effettivamente realizzato. Personalmente ritengo che le sue effettive conseguenze pratiche, molto probabilmente, saranno solo quelle di ritardare e, nel contempo, di far costare molto di più gli interventi di aggiornamento effettivamente necessari.

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