Anche Cremona si svuota, i negozi chiudono da anni, la città si spegne, le competenze si perdono, i servizi diminuiscono e, come tanti topolini, ci si infila tutti nello stesso buco, il centro commerciale, quel satellite che sta uccidendo il suo pianeta.
Si possono certamente fare tante cose per la bella Cremona, ma siamo in sala di rianimazione e comunque nessuno ci toglierà più le megastrutture che circondano la città e la prosciugano da decennni, forti di UNO STRAPOTERE ECONOMICO e funzionale che non possiamo combattere. Credo che si divoreranno fra di loro, ma non so chi ci sarà a vedere la fine di queste gigantesche idrovore commerciali che hanno stracciato la qualità e le filiere produttive mascherandosi dietro ai loro servizi moderni. Non si torna indietro nemmeno dalla comodità degli acquisti on line, anche perché è cambiato radicalmente il contesto in cui viviamo e inoltre la competenza del consumatore è crollata insieme alla capacità di spesa di gran parte della popolazione. La moltitudine di offerte che arrivano da ogni dove ha appiattito tutto al fattore prezzo: per l’imprenditore del commercio non c’è competizione possibile se non nel livello dell’alta specializzazione, ma questo ha rarefatto la presenza dei negozi sostenibili, ormai confinati in una riserva indiana. La sclerosi del sistema ha poi reso inaccessibili le città e costretto tutti a usare l’auto per qualsiasi cosa: una schizofrenia che stiamo pagando carissima. Se si fosse invertita la faccenda, rendendo meno conveniente uscire dalla città piuttosto che entrarci, avremmo qualche cosa in meno da dire adesso.
Siamo in una crisi che ha molti aspetti, non solo quello dei soldi: stili di vita, orari, abitudini e comportamenti anarchici perché privi di regole che un tempo erano pilastri di ordinata convivenza ma che oggi sono visti come freni alla “libertà” di fare ciò che si vuole come si vuole. In tutto questo la politica è la grande assente verso la visione sociale delle città: ma era presente per approvare tutto ciò che ci ha messi in croce, facendo pure passare i commercianti per affamatori di popolo in confronto ai benefattori delle grandi catene. Le città hanno bisogno di essere amate dalla loro gente e considerate obiettivo primario dalle amministrazioni, non a proclami, ma con manutenzione, investimenti, ordine pubblico, progetti. Senza questo e con la demagogia che ci ammorba da troppo tempo non vedo soluzione se non una resistenza orgogliosa e coraggiosa, rivendicando il nostro diritto a quel rispetto che vorremmo ricevere da vivi, e non da morti.
Patrizia Signorini
3 risposte
La qualità dei prodotti acquistabili nei negozi del centro non è in dubbio. Assolutamente no. Inoltre i commercianti sicuramente sceglieranno con cura e in modo selettivo i loro fornitori e le merci da proporre. Però, sarà per i costi ( gli affitti? Nel centro commerciale sono inferiori? Le tasse? Uguale. I costi delle forniture energetiche? Anche) comprare in centro significa spendere molto di più, che non ci si può permettere se non in occasioni speciali o per fare regali e non sfigurare. Pochi negozi del centro sono accessibili quotidianamente e da tutti. Non che la grande distribuzione non approfitti di molte situazioni: penso per esempio a quanto vengano pagati i prodotti agricoli agli agricoltori e a che prezzo vengano rivenduti. Chi compra paga tutto!!! Online non si compra frutta e verdura. Commercianti non è questione di parcheggi in una città che in mezz’ora si attraversa completamente. I prezzi sono elevati. Anche per questo la gente prende l’auto e se ne va, pur con dispiacere.
Visto che afferma che si potrebbero fare molte cose per la città, perché non si propone come candidato sindaco? Ben vengano volti nuovi con idee chiare e proposte concrete. La sua esperienza imprenditoriale e la sua sensibilità al servizio della città che più volte ha dichiarato di amare molto. Il centro/destra brancola nel buio.
Abbiamo tutti, chi più e chi meno, contributo a distruggere la bellezza delle cose. Inutile ormai cercare di mettersi, come sempre accade, dalla parte del giusto…. dove abbiamo vissuto sinora? Su Marte? Siamo colpevoli di aver ucciso il bello, l’eleganza, la gentilezza, siamo colpevoli, come si usa, a nostra insaputa.