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Quella 124 verde bottiglia

3 Gennaio 2025

Nei primi anni Settanta, tra gli studenti che frequentavano l’Università di Pavia spirava ancora l’atmosfera sessantottina con le sue ventate di libertà, che soffiavano non tanto sugli ideali quanto sull’alleggerimento dei programmi d’esame. L’impegno, più che nella preparazione delle varie materie del corso di laurea, era riposto nella preparazione delle serate danzanti, gastronomiche o di altro tenore. Le compagne di corso che erano venute a studiare a Pavia, libere dal controllo dei genitori, non aspettavano che di essere invitate in pizzeria o a ballare, mentre dal venerdì alla domenica scattava l’austerità del rientro in famiglia, dove spesso, oltre ai genitori, c’era il fidanzato o la fidanzata. Con il trascorrere dei mesi, si formavano delle compagnie che passavano allegre serate. Flora, Marina e Linda, tre belle ragazze iscritte alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere, che vivevano insieme in un appartamento preso in affitto vicino al Policlinico, avevano deciso di passare una serata un po’ diversa dal solito e volevano andare a Lodi dove si esibiva Febo Conti, un attore all’epoca piuttosto noto. Siccome nessuna era automunita, pensarono di convincere qualcuno dei loro abituali compagni di divertimento a portarle in macchina.

Gilberto, studente fuori corso di Lettere Classiche, fu il primo a essere invitato perché possedeva una Fiat 128, una macchina abbastanza comoda per quattro persone. E scommetevano che avrebbe accettato l’invito dal momento che sospettavano che gli piacesse Flora, una ragazza dal fisico statuario, bionda e con gli occhi azzurri, fidanzata con un medico di Brescia. E Gilberto, che abitava a Piacenza, nonostante fosse da otto anni fidanzato con una insegnante elementare di bella presenza, aderì entusiasticamente all’invito, pensando di cogliere l’occasione giusta per poter allacciare un flirt con la ragazza che gli piaceva. Non era un’impresa facile, dal momento che lei era ormai prossima alle nozze con il suo dottore, tanto più che era arrivata al coronamento del corso di studi dovendo soltanto discutere la tesi. Nonostante il pronostico fosse avverso all’avventura amorosa, Gilberto continuava a sperare confortato dall’esito di corteggiamenti precedenti, in cui aveva constatato la veridicità del verso della Divina Commedia ‘Amor che a nullo amato amar perdona’.

L’amore, si ripeteva, a nessuno che è amato permette di non contraccambiare e, siccome per carattere era incline a convincersi che gli sarebbe capitato ciò che desiderava, dava già per scontato l’inizio della nuova esperienza. Mancavano due giorni all’appuntamento teatrale e Gilberto contava le ore, col pensiero fisso alla serata e alla strategia che avrebbe adottato, senza trovare una linea di condotta soddisfacente. Nella quotidiana telefonata, aveva informato la fidanzata che avrebbe sostenuto l’esame di Storia della Lingua Latina il giorno successivo all’andata a Lodi per rintuzzare sul nascere qualsiasi tentativo di fargli visita, dato che il rischio c’era: era giugno inoltrato, le scuole erano chiuse per le vacanze estive, la sua promessa sposa aveva molto tempo libero e soprattutto possedeva una Fiat 124 color verde bottiglia. Passavano le ore e Gilberto non riusciva a trovare una soluzione. Come fare, andava ripetendosi, per manifestare il suo proposito alla presenza delle due compagne d’appartamento? Tuttavia non si scoraggiava anche di fronte all’evidenza, con la testardaggine di chi ha preso una cotta e non vuole ascoltare la ragione.

Il pomeriggio del giorno fatale, portò la 128 in officina per effettuare una serie di controlli sulla parte meccanica, si trasferì al lavaggio, la fece ripulire fuori e dentro e fece il pieno di carburante per evitare qualsiasi inconveniente. Infine si recò a casa delle amiche per sincerarsi che non ci fossero sorprese dell’ultimo minuto. Salito al terzo piano, entrato in casa, ebbe una sorpresa: Marina e Linda non c’erano. Erano dovute rientrate a casa un giorno prima per impegni familiari improvvisi, così disse Flora. Una delusione cocente. L’andata a Lodi sarebbe stata annullata. Invece non fu così. Flora gli disse che non c’era motivo per rinunciare alla serata con Febo Conti e che, se non avesse avuto nulla in contrario, sarebbero andati loro due soli.

In una frazione di secondo la delusione lasciò spazio all’euforia. Il destino aveva preparato la strategia che tanto aveva occupato invano la mente dello studente. Solo con lei avrebbe avuto la possibilità di prenderle la mano in macchina durante il viaggio o a teatro dove sarebbero stati seduti vicino. Oppure accarezzarle i capelli, gesti che esprimono ciò che spesso la parola fatica a dire. La partenza venne fissata per le 19,30, si congedò e tornò verso casa, in via Novati, per poter indossare un vestito adatto alla serata. Davanti al portone una macchina parcheggiata gli impediva di entrare.

Era una Fiat 124 verde bottiglia.

 

Sperangelo Bandera

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