Nei primi anni Settanta, tra gli studenti che frequentavano l’Università di Pavia, spirava ancora l’atmosfera sessantottina con le sue ventate di libertà, che soffiavano non tanto sugli ideali di libertà quanto sull’alleggerimento dei programmi d’esame. L’impegno, più che nella preparazione dei vari esami del corso di laurea, era riposto nell’organizzare serate danzanti, gastronomiche o di altro tenore. Le compagne di corso che erano venute a studiare a Pavia, libere dal controllo dei genitori, non aspettavano che di essere invitate in pizzeria, a ballare o al teatro Fraschini.
Col passare dei mesi si formavano compagnie che trascorrevano allegre serate dal lunedì al giovedì, mentre dal venerdì alla domenica scattava l’austerità del rientro in famiglia, dove spesso, oltre a quello dei genitori, c’era il controllo del fidanzato o della fidanzata.
Flora, Marinella e Linda, tre belle ragazze iscritte alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere, che vivevano insieme in un appartamento in affitto vicino al Policlinico S. Matteo, avevano deciso di trascorrere una serata diversa dal solito. L’idea era di andare a Lodi dove si esibiva Febo Conti, un attore all’epoca piuttosto noto. Siccome nessuna era automunita, pensarono di convincere qualcuno dei loro abituali compagni di divertimento a portarle in macchina.
Gilberto, studente fuori corso di Lettere Classiche, fu il primo a essere interpellato: possedeva una Fiat 128, una vettura abbastanza comoda per quattro persone. Erano sicure che avrebbe accettato l’invito dal momento che avevano capito che gli piaceva Flora, una ragazza dal fisico statuario, bionda e con gli occhi azzurri, fidanzata con un medico di Brescia. E Gilberto, che abitava a Piacenza, nonostante fosse fidanzato da otto anni con un’insegnante elementare di bella presenza, aderì con entusiasmo all’invito, pensando che fosse l’occasione giusta per allacciare un flirt con la ragazza che gli piaceva. Non era impresa facile, dal momento che lei era ormai prossima alle nozze con il suo dottore, tanto più che era arrivata al coronamento del corso di studi dovendo soltanto discutere la tesi.
Nonostante il pronostico fosse avverso all’avventura amorosa, Gilberto continuava a sperare, confortato dall’esito di precedenti corteggiamenti, in cui aveva constatato la veridicità del verso della Divina Commedia “Amor che a nullo amato amar perdona”. L’amore, si ripeteva come incoraggiamento, a nessuno che è amato permette di non contraccambiare e, siccome per carattere era incline a convincersi che si sarebbe avverato ciò che desiderava, dava già per scontato l’inizio della nuova esperienza. Mancavano due giorni all’appuntamento teatrale e Gilberto contava le ore, col pensiero fisso alla serata e alla strategia che avrebbe adottato, senza trovare una convincente linea di condotta. Nella quotidiana telefonata, aveva informato la fidanzata che avrebbe sostenuto l’esame di Storia della Lingua Latina il giorno successivo per rintuzzare sul nascere qualsiasi tentativo di fargli visita, dato che il rischio c’era: era giugno inoltrato, le scuole erano chiuse per le vacanze estive, la sua promessa sposa di conseguenza aveva molto tempo libero e soprattutto possedeva una Fiat 850 color acqua marina. Passavano le ore e Gilberto non riusciva a trovare una strategia soddisfacente. Come fare, si chiedeva, la dichiarazione d’amore in presenza delle due compagne d’appartamento? Tuttavia non si scoraggiava anche di fronte all’evidenza, con la testardaggine di chi ha preso una “cotta” e non vuol sentir ragione.
Il pomeriggio del giorno fatale, portò la 128 in officina per una serie di controlli, si trasferì al lavaggio, la fece ripulire dentro e fuori e al distributore riempì il serbatoio di carburante, pronto a qualsiasi imprevisto. Infine, si recò a casa delle amiche per sincerarsi che non ci fossero intoppi dell’ultima ora. Salito al terzo piano ebbe una sorpresa: Marinella e Linda non c’erano. Erano dovute rientrare a casa un giorno prima per impegni familiari improvvisi, almeno così riferì Flora. Una cocente delusione: l’andata a Lodi sarebbe stata annullata. Invece non fu così. Flora disse che non c’era motivo per rinunciare alla serata con Febo Conti e che, se non avesse avuto nulla in contrario, sarebbero andati loro due soli. In una frazione di secondo, la delusione lasciò spazio all’euforia. Il destino aveva provveduto alla strategia giusta, che la mente dello studente non era arrivata a elaborare. Solo con lei, avrebbe avuto la possibilità di prenderle la mano durante il viaggio in macchina o a teatro, dove sarebbero stati seduti vicino. Oppure avrebbe potuto accarezzarle i capelli, gesti che esprimono ciò che spesso la parola stenta a dire.
La partenza venne fissata per le 19,30. Si congedò e tornò verso casa, in via Novati, per indossare un vestito adatto alla serata, Davanti al portone una macchina parcheggiata gli impediva di entrare. Era una Fiat 850 color acqua marina.
Sperangelo Bandera
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