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Leggi razziali, quella firma ‘costituzionale’ del Re per salvare la monarchia

25 Gennaio 2025

Le cosiddette leggi razziali, (ufficialmente ‘provvedimenti in difesa della razza ariana’) promulgate il 17 novembre del 1938 da Mussolini furono l’inizio di quella terribile escalation che nell’arco di pochi anni portò allo sterminio di milioni di ebrei noto a tutti come Shoah e il cui ricordo si celebra ogni 27 gennaio.

Nella Germania di Hitler l’inizio della persecuzione avviene ben tre anni prima con la promulgazione a Norimberga di due leggi che privavano gli ebrei della cittadinanza tedesca e ne impedivano i matrimoni con i tedeschi. In quei tre anni si consuma il fulmineo e letale abbraccio tra Italia e Germania la cui accelerazione si crea dal 1936, anche grazie ai clamorosi errori di Francia e Inghilterra che isolarono Mussolini per un imperialismo africano che essi praticavano su ben più larga scala da secoli…

Le date sono estremamente significative di una vicenda, quella della persecuzione degli ebrei, che ha tutto il sapore di un mortale pegno di nozze che Hitler chiede al Duce. Il Furer dei Tedeschi giunge in visita a Roma nel maggio del 1938. Due mesi dopo presso il Ministero degli Interni, retto da Mussolini stesso, viene creata la Demorazza, Direzione Generale per la demografia e la razza affidata al Sottosegretario Guido Buffarini Guidi, fascistissimo podestà di Pisa. In agosto la Demorazza invia a tutti i Prefetti una velina contenente il “riservatissimo’ ordine di iniziare a censire tutta la popolazione ebraica in Italia. I Prefetti già a settembre si rivolgono ai Comuni perché siano le loro anagrafi ad occuparsi del censimento vero e proprio. Il 18 settembre a Trieste Mussolini parla apertamente del ‘problema ebraico” esplicitando orgogliosamente la natura razziale del Regime. In quelle stesse settimane nella splendida tenuta di San Rossore, Vittorio Emanuele III inizia a firmare le leggi razziali che saranno promulgate a novembre. Insomma, tutto avviene esattamente in sei mesi dalla visita di Hitler a Roma. Non fu certo un caso.

La contrarietà del Re era nota, almeno quanto la tradizionale vicinanza di Casa Savoia a ebrei e massoni, tra le cui fila era stata scelta buona parte della classe dirigente post unitaria. Tuttavia il Re firmò, gettando sul Casato un onta che la Storia non gli perdonerà mai. Eppure, tra le tante ragioni ben poco nobili che lo portarono a firmare quelle leggi ve ne è una poco raccontata ma estremamente importante e perfino ‘costituzionale’.

Quando Hitler scende dal treno a Roma rimane estremamente infastidito dal dover salutare prima il Re che Mussolini, e dirà proprio in quei giorni al Duce di “sbarazzarsi di quel piccolo re’, richiesta che si farà ben più perentoria negli anni successivi. I tempi erano ormai maturi, e la gran parte dei gerarchi fascisti riteneva che Mussolini dovesse diventare come Hitler capo assoluto dello Stato e sbarazzarsi dei Savoia. Proprio queste odiose leggi sembrano l’occasione perfetta.

Per uno di quei giochi paradossali della Storia, fu proprio per una questione di democrazia che dentro una Dittatura la Corona approvò delle leggi razziste…

Nel 1848 Carlo Alberto di Savoia promulgò la Costituzione democratica del suo regno, che prevedeva l’obbligo per il Re di abdicare a favore del suo erede nel  caso in cui si fosse rifiutato di firmare qualsiasi legge approvata dal parlamento. Per un uomo come  Vittorio Emanuele III violare la Costituzione di Casa Savoia era cosa inammissibile al di là di ogni immaginazione. Non firmare le leggi razziali, che ovviamente il parlamento totalmente fascista avrebbe approvato,  significava la immediata abdicazione a favore del figlio Umberto che avrebbe dovuto a sua volta o firmare le leggi o lasciare che il parlamento nominasse un reggente (come da Statuto Albertino), e ovviamente il parlamento fascista avrebbe nominato reggente il Duce. Ecco che Mussolini si sarebbe trovato ad esser duce del fascismo, presidente del Consiglio e de facto Re d’Italia.

I fascisti tessero assai abilmente una tela lasciando al Re ben poca scelta: cedere a Mussolini il Regno o compromettere definitivamente Casa Savoia col Regime.

Il resto ahinoi è storia e tragedia ben nota.

 

Francesco Martelli

sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano

docente di Archivistica all’Università degli studi di Milano

 

 

 

 

 

 

2 risposte

  1. Il re firmò per non rinunciare al trono, Mussolini emanò le leggi razziali per non perdere il prezioso appoggio di Hitler: un criminale che emanò leggi, mi permetta di eccepire, criminali, non semplicemente odiose! E invito lei e i suoi lettori a seguire e cercare gli inserti serali dei giorni scorsi della trasmissione “Caro Marziano”, nella quale testimonianze e visite al campo di sterminio di Auschwitz – Birkenau non possono che provocare grande indignazione e vergogna per quello che si verificò anche a causa delle scelte operate da Mussolini e dai suoi (ma non solo, visto che molti italiani si prestarono a fiancheggiarli: per avere più considerazione? Per ottenere qualcosa in cambio). Non c’è nulla che possa in qualche modo compensare lo scempio e la grave responsabilità che Mussolini si e ci caricò sulle spalle. Questo per zittire in anticipo chi continua a ripetere ” Però Mussolini ha fatto anche cose positive”… Attenzione a non ricadere negli stessi errori, a non permettere che pericolosi personaggi e scelte dissennate possano prendere piede nell’indifferenza e nella apatia generale: bisogna essere consapevoli non solo quando si è direttamente interessati. E quando si è chiamati a esprimere il proprio voto, bisogna farlo! Altrimenti si diventa complici.

  2. Devo sostanzialmente condividere quanto scritto. Le leggi razziali furono una delle pagine più buie del regno di Vittorio Emanuele III. Non so se le abbia firmate per ‘salvare il trono’. Lui certamente non era antisemita, aveva personalmente inaugurato la sinagoga di Roma, cercò almeno due volte di resistere alla firma che Mussolini voleva imporgli e di chiedere un riesame delle Camere (ormai quasi completamente fascistizzate)..Al Senato i contrari alle leggi razziali furono meno di dieci, fra questi Luigi Einaudi. Altri senatori liberali (fra i quali Croce) preferirono non presentarsi al voto. È esatto che l’ alternativa possibile era l’ abdicazione del Re, ma Umberto si sarebbe trovato di fronte al medesimo problema e credo che la sua coscienza non gli avrebbe consentito di firmare. Dunque Mussolini avrebbe assorbito anche i residui poteri regi… Forse il Re credeva, rimanendo, di poter attenuare l’applicazione delle leggi, chiese infatti alcune ‘esenzioni’..Ma sul piano morale resta incontestabile che mai e poi mai avrebbe dovuto firmarle.

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