C’è qualcosa di guasto, di arrugginito nel meccanismo della vita pubblica italiana. Questo diceva Aldo Moro nel 1978, e quelle parole sono attuali almeno quanto i grandi cortei di questi giorni ci riportano proprio a quei difficili anni 70.
Al di là del comprensibile entusiasmo di chi manifesta per un ritrovato spirito di popolo che scende in piazza, a conferma di un ritrovato bisogno di stare assieme fisicamente in strada e a dispetto della virtualizzazione della vita che i social hanno tentato di imporci, è innegabile che quella impressionante marea umana che ha invaso le strade e le piazze italiane un po’ fa paura, proprio perché in Italia è ancora estremamente vivido il ricordo di quegli anni così difficili.
A Mussolini è stata attribuita più volte la truce frase “la folla è femmina, ama essere fottuta”, a indicare che alle folle va data sempre ragione per poi fare quello che si vuole. Churchill rispondeva a modo suo che chi cavalca la folla cavalca una tigre, da cui non può più scendere senza farsi sbranare.
Eh sì, storicamente la folla anche quando è pacifica fa sempre un po’ paura: fa paura alla maggioranza perché ovviamente le si oppone, ma fa paura anche alla opposizione perché da lì può uscire una nuova classe dirigente non governabile. E fa paura ad entrambe perché si sa da dove è partita ma non si può sapere dove arriverà , quanto si ingrandirà, se in essa le piccole frange di violenti non avranno il sopravvento, se si sgonfierà da sola o se invece esonderà come un fiume in piena.
Massimo Cacciari in questi giorni mentre benediceva le occupazioni delle Università, criticava la politica ufficiale sia di destra che di sinistra per troppa debolezza nel prendere posizione. Ebbene anche le occupazioni universitarie ci riportano agli anni 70, a una spinta sana al dibattito che è finita poi per impedirlo quel dibattito.
Chi scrive è altrettanto convinto che quella marea umana é anzitutto una presa di posizione ferma di una parte del popolo di fronte alla non volontà della politica di prendere posizioni ferme e chiare in un mondo che sempre più lo richiede.
Le posizioni di chi manifesta per Gaza sono talmente evidenti da non necessitare di essere richiamate, davanti a una emergenza umanitaria devastante. Ma anche la scelta di Israele, per quanto orripilante possa sembrare, ha delle motivazioni solidissime, bisogna pur che lo si ricordi, così come assai solide sono le motivazioni di chi prova estrema diffidenza verso il mondo arabo, diffidenza che ha ragioni storiche tragiche anche in Italia, ma che oggi sfuggono ai più perché adombrate dalla devastazione di Gaza.
Resto convinto che paradossalmente se il Governo italiano avesse preso una posizione molto più forte e ben motivata a favore di Israele, oggi non avremmo questa reazione di popolo così enorme. Ma mi fermo qui, pérché per mia fortuna il mio mestiere è il passato e non il presente.
C’è poi un altro elemento che il Governo non dovrebbe assolutamente sottovalutare: la questione di Gaza, ancorché centrale, non è certamente l’unico motore di questo risveglio di popolo. È a mio avviso in esso intrinseco uno spirito di reazione a questioni molto più vicine a noi, su cui la politica continua a traccheggiare, ma che non possono non cercare e trovare uno sfogo: salari insufficienti, impossibilità di avere una casa, precariato nel lavoro, assistenza sanitaria sempre meno garantita.
Andreotti soleva ripetere che i problemi sono come i tumori, se non li curi subito si ingrossano e diventano incurabili. E la politica in Italia ha traccheggiato troppo in questi anni senza trovare soluzioni, in un pericoloso atteggiamento attendista che adesso rischia di trovare il suo contrappunto in una marea umana che per ora chiede la pace in Palestina, ma che molto presto potrebbe volgere lo sguardo sulla sempre più fragile situazione sociale italiana.
Francesco Martelli
sovrintendente agli Archivi del Comune di Milano
docente di Archivistica all’Università degli studi di Milano
6 risposte
Sono d’accordo con lei, professore. E le chiedo: come mai è più facile, a quanto pare, per i cremonesi manifestare per una causa umanitaria legittima e importantissima a livello mondiale ma stanno zitti e subiscono scelte e realtà che li interessano da vicino, come l’inquinamento solo per fare un esempio? Perché accettano come ineluttabile senza colpo ferire molte decisioni che li penalizzano pesantemente? Perché non sanno e non vogliono ribellarsi?
Ottima domanda cui non è certamente facile rispondere. Le motivazioni sono moltissime e non tutte evidenti. I media contemporanei e sopratutto i social seguono logiche davvero imprevedibili molto spesso, per cui è estremamente difficile prevedere quale argomento girerà di più , tanto è vero che si parla spesso di “fenomeno mediatico”. E certamente un dramma che vede coinvolte direttamente le vite dei bambini si impone su temi secondari come casa e lavoro. A voler pensar male si potrebbe anche dire che qualcuno potrebbe anche avere interesse che si parli di cose lontane che non dipendono da noi più che di cose vicine che dipendono da noi…
Non mi permetterei mai di contraddire un professore. Però non credo che Israele possa avanzare solidissime motivazioni, a cominciare dal comportamento dei coloni che hanno spadroneggiato anche in modo crudele da molti anni a questa parte. La scelta di Israele nei confronti della popolazione di Gaza è orripilante! Ammazzare la gente inerme, trucidare donne e bambini non sembra orripilante, è criminale.
Certamente. Le ricordo però che tra due giorni ricorre il 7 ottobre, una data in cui Hamas due anni fa ha fatto esattamente ciò che Lei critica rispetto a Israele. Ma mi fermo qui perché la risposta richiede ben più spazio e riflessione.
Senza dimenticare che Hamas è una organizzazione terroristica e non uno Stato. Per colpire dei terroristi stanno sterminando un popolo …
Egregio Professore, sono davanti alla TV e sto vedendo Presa Diretta su RaiTre. Visto quello che scrive posso supporre che sia la trasmissione che il canale non siano i suoi preferiti! Peccato, perché forse , dall’ alto della sua cultura e sapienza, avrebbe potuto modificare le sue convinzioni: vedendo la crudeltà assurda e gratuita degli israeliani, i bambini ridotti a larve umane da chi spara indiscriminatamente su gente inerme che cerca disperatamente di raggiungere i luoghi di distribuzione del povero cibo, sulle ambulanze, su ragazzine prigioniere di un’auto già colpita. Forse non avrebbe dubbi nel definire nel peggiore dei modi quello che sta accadendo ai palestinesi della Striscia di Gaza. Gli israeliani si stanno rivelando come i criminali nazisti di cui ahimè i loro antenati sono stati vittime innocenti.