Cominci: ogni volta un incipit, pensi a quanto ognuno di noi abbia più sfaccettature, più anime, ognuno di noi appare al di fuori diverso da come è davvero. Sembra una incalzante pièce teatrale impersonata da tre attrici che interpretano un ruolo principale, quello di Laura Prete, nelle sue facce, nei suoi abiti cuciti addosso dal cliché, con le sue parole e le sue citazioni ora volutamente storpiate, ora dotte. E’ la protagonista di ‘Questa sono io’, libro di Federico Guerri. Sullo sfondo una torma di attori che restano sempre uguali a sé stessi, al massimo sono gli occhi diversi della protagonista a guardarli e vederli in modo diverso: ma la loro pancia o la loro ributtante, viziosa ricerca del piacere come simbolo del potere non muta. Il modo in cui la storia ci viene raccontata è in un climax ascendente che cattura: prima c’è la versione rassicurante, l’ingenuità rapita, il riscatto sociale, il Pigmalione che trascina fuori dalla provincia e catapulta nella capitale, costi quel che costi, se si vuole arrivare, se si sogna, bisogna pur pagare, tanto più quanto più in basso ti trovavi nella scala sociale; poi c’è il quadretto più osé, la ragazza in intimo e pelliccia, prostitute e lacché, lusso e lussuria, politica e festini, vomito e champagne; infine il genio, la mossa del cavallo, la scacchiera come metafora della vita, tutte pedine, qualcuno che tesse il gioco: peccato che la terza definitiva Laura sia la mano nascosta che è talmente brava da intuire che nella vita non bisogna mostrarsi troppo intelligenti per avere successo, bisogna scendere al livello degli altri, sfidarli su un piano diverso da quello bianco e nero della scacchiera, munirsi di paillettes e pelo sullo stomaco, ideare un piano, diventare mentore e insegnante di una tecnica per fottere chi ti vuole fottere.
Non è il sogno di una ragazzina che si avvera, il suo pudore violato finalmente vendicato, ma è la rivoluzione: distruggere quel mondo fatto di biechi compromessi, polveri bianche, uomini tanto più potenti quanto più beceri e pronti ad abbassare le mutande, rimanendo indifesi in presenza di una ragazzina che li tiene in pugno, li fa morire di infarto, li colpisce alla testa spostandosi il ciuffo. Un gesto di finta vanità, di lucida premeditazione, di vendetta per tutte quelle ragazzine figlie di decenni di trasmissioni vuote, di mercificazione, di compravendita di carni giovani per il trastullo dei potenti e l’ottundimento delle menti di milioni di italiani. Una rivoluzione, una catarsi che, come in ogni antica tragedia che si rispetti, richiede scorrimento di sangue. Ma in questa versione contemporanea diventa quasi un velo squarciato su una amaramente risibile commedia umana.
Alessandra Fiori
2 risposte
Come sempre brava!!!!complimenti
Recensione suggestiva, il libro è interessante, tratta temi non semplici, ma da capire nel profondo. È già nei miei preferiti nel portale della biblioteca!