In Consiglio regionale il Pd aveva votato contro, inveendo contro la destra lombarda e la restaurazione dei vitalizi. Ma ora, scorrendo l’elenco degli eletti che hanno fatto richiesta agli uffici del Pirellone per garantirsi il privilegio, si scopre che ci sono anche 5 consiglieri dem, che si aggiungono a 30 nomi sparsi tra i partiti di maggioranza che sostengono Attilio Fontana e il Gruppo Misto. Gli eletti avevano tempo fino a luglio per assicurarsi l’assegno.
Quando il Consiglio regionale ha ripristinato il vitalizio, lo scorso marzo, ha previsto che non scattasse automaticamente al compimento del 65esimo anno di età del consigliere, ma dovesse essere attivato comunicando la propria adesione alla Regione. Con una trattenuta di circa 600 euro al mese dalle proprie indennità, i consiglieri possono ottenere il diritto a un vitalizio che come importo base viene fissato proprio intorno ai 600 euro, ma che crescerà in base all’inflazione e a specifici coefficienti (per esempio, l’età del consigliere al momento del versamento dei contributi).
La linea del capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino era stata chiara, lo scorso marzo: “Noi siamo contrari, è un provvedimento che non riteniamo né necessario né prioritario”.
In Aula non ci furono voti ribelli, ma al momento di chiedere l’assegno parecchi dem hanno ceduto alle lusinghe del vitalizio: Jacopo Scandella, segretario dell’Ufficio di presidenza, giunto al terzo mandato al Pirellone; Davide Casati, già segretario provinciale del Pd a Bergamo; Matteo Piloni, al secondo mandato, riferimento dem a Cremona; l’ex segretario di Varese Samuele Astuti e infine l’ex consigliera comunale milanese Paola Bocci, anche lei al secondo mandato.