Un politico non fa di mestiere l’avvocato, l’esperto contabile o il tecnico. Un politico è un politico e non è tenuto a rispondere di questioni squisitamente amministrative e tecniche. Una verità lapalissiana che i giudici contabili hanno impiegato 16 anni a riconoscere e che li ha indotti a pronunciare la sentenza d’assoluzione del senatore Matteo Renzi, all’epoca dei fatti contestatigli presidente della Provincia di Firenze. Sedici anni scanditi da carte bollate, spese legali e ricorsi per una causa tutto sommato banale sono una mostruosità. Responsabile di questi tempi biblici è la Corte dei conti. La terza sezione giurisdizionale ha accolto l’appello presentato dai legali del leader di Italia Viva che era accusato di danno erariale. La vicenda riguardava il conferimento di quattro incarichi da direttore generale. L’allora presidente della Provincia, condannato a versare 15mila euro per danno erariale, è stato scagionato perché la procura non ha individuato addebiti a suo carico.
Il caso Renzi ripropone lo scottante tema dei tempi della giustizia. L’apposita commissione istituita in seno al Consiglio d’Europa per monitorare l’efficacia del sistema giudiziario conferma la grave situazione in cui versa l’Italia, ultima per la durata dei processi civili tra i 45 Paesi europei presi in esame. Nei suoi tre gradi di giudizio, una causa si estende per sette anni e tre mesi contro i quattro anni e tre mesi della Grecia, i tre anni e quattro mesi della Francia e della Spagna, i diciotto mesi della Romania, i dodici della Svezia e i nove del Portogallo. La rilevazione è stata effettuata nel 2018 ma i risultati sono stati divulgati solo a fine 2020. Nell’anno preso in esame le cause civili e commerciali pendenti ammontavano a 3,4 milioni, quattro volte più della Germania e più del doppio di una media europea che sfiora 1,5.
Tra gli effetti negativi prodotti da una giustizia troppo lenta, il più grave è il danno economico oltre a quello biologico causato alle persone coinvolte nei procedimenti. L’Ocse esprime una valutazione pessima dell’Italia in questo campo anche perché i miglioramenti registrati di recente sono minimi. Incentivi per aumentare la produttività, una diversa organizzazione, una formazione adeguata e la digitalizzazione sono misure indispensabili per una effettiva inversione di tendenza. Intanto si calcola che una giustizia civile allineata agli standard europei sbloccherebbe investimenti stranieri pari a 170 miliardi di euro, producendo un significativo incremento del prodotto interno lordo. Per questo motivo, ma non solo per questo, urge riformare la giustizia nelle sue articolazioni: civile, penale, amministrativa e contabile.
E’ il caso di ricordare che la cavillosa magistratura contabile che ha assolto Renzi è quella che ha bloccato di recente i fondi (50 milioni di euro di cui 41 a fondo perduto) a ReiThera, la biotech che nello stabilimento di Castel Romano sta mettendo a punto il primo vaccino italiano anti covid. Ed è anche utile considerare che nei Paesi anglosassoni dov’è in vigore il common law, cioè l’ordinamento giuridico basato sui precedenti giurisprudenziali, il caso Renzi si sarebbe risolto davanti al giudice con una sola udienza.
Vittoriano Zanolli
2 risposte
W l’ITALIA…che “ S’E’ DESTA…”
Non sarà un caso se la UE ha posto la riforma della giustizia, civile e penale, tra le condizioni essenziale per aver accesso al Recovery fund. E se solo un paio di mesi fa il Parlamento Italiano ha adottato la normativa UE del 2016 (!!) sulla presunzione di innocenza e contro la “giustizia spettacolo” nata dal legame tanto illegale quanto consolidato, che nasce a seguito della diffusione alla stampa di documenti coperti da segreto istruttorio, distruggendo – a prescindere – la vita e l’onorabilità delle persone. Questa non è giustizia. E’ linciaggio.