Care concittadine e cari concittadini, spettabili autorità, buongiorno e bentrovati in questa celebrazione del decimo anniversario della restituzione e della consegna alla città di Crema del monumento a Vittorio Emanuele II. Il ritorno della statua dedicata a Vittorio Emanuele II, opera dello scultore Francesco Barzaghi – al cui talento dobbiamo anche un’altra scultura dedicata ad un diverso e complementare protagonista dell’impresa risorgimentale di unificazione d’Italia, Giuseppe Garibaldi – risale a dieci anni fa. Fu reso possibile grazie all’impegno del Comitato promotore per la restituzione alla città di Crema del monumento, al sostegno economico delle istituzioni e alla significativa generosità di diversi concittadini, che torno a ringraziare. Perché la salvaguardia, il recupero e la valorizzazione del nostro patrimonio storico-artistico e culturale è opera importante e meritoria offerta alla conoscenza delle generazioni. Un monumento non è un semplice pezzo di pietra che assume artificialmente la forma indotta. Non è nemmeno una statua ordinaria, della quale pur possiamo gustare il fascino della tecnica, così come l’espressività artistica, ricavandovi emozione ed un intimo messaggio. Un monumento è questo ed è altro. E’ oltre. E’ l’epica di una nazione e di un popolo. Nella sua perenne immobilità fisica, è storia viva, una narrazione che fluisce nel corso della Storia e si rinnova. Una Storia che non si cancella. Che si studia, si comprende, si valuta in dipendenza delle diverse sensibilità delle epoche. Si giudica. Ma mai si cancella, poiché ciò che è dato rimane per sempre.
La Storia non conosce il paradigma della sottrazione. Stratifica eventi, persone e protagonisti, talvolta dimentica, tal altra espone il fianco a letture parziali o di comodo, ma procede nella sola direzione del tempo. E se in alcune parti del mondo si sta affermando la logica della rimozione di alcuni monumenti storici, emblema della brama di cancellazione culturale, mi piace esaltare oggi la maturità di una comunità che celebra la ricorrenza della restituzione alla piena fruizione pubblica di un’effige d’epoca monarchica in un’importante piazza dedicata ad un grande statista repubblicano come Aldo Moro, non ravvisando in ciò alcuna contraddizione, ma ritrovandovi la semplice evoluzione di una nazione conciliata con se stessa e con il proprio percorso.
Dieci anni fa, con la posa di questo momento, si concludevano i festeggiamenti per il 150° dell’Unità d’Italia. Era nato un Paese “unico e indivisibile” come è sancito nella Costituzione repubblicana. Un Paese che è cresciuto sapendo mettere a sistema le sue tante diversità socio-culturali, rendendole ricchezza e patrimonio comune. Un’Italia vincente, quando unita nelle sue componenti. Se l’Unità d’Italia è stata impresa articolata nella confluenza di sforzi, visioni e sensibilità politiche differenti, quel messaggio – che oggi ricordiamo anche grazie a questo monumento – ha ancora molto da dire, oggi, a tutti noi.
Grazie al Comitato promotore. Grazie a tutti voi per essere stati presenti.
Viva l’Italia!
Fabio Bergamaschi
sindaco di Crema