L’etica politica è entrata nel dibattito elettorale cittadino. Bel tema. Tosto. Ma anche furbata. Luciano Maverick Pizzetti, top gun del Pd, schierato con le truppe del candidato sindaco Andrea Virgilio, è andato giù pesante. Non ha badato a spese. È intervenuto a piedi giunti sul rinnovo del Consiglio di amministrazione di Padania Acque in programma il 9 maggio.
Su questo appuntamento, una quindicina di giorni fa, l’ex parlamentare ha sganciato il missile tattico chiamato etica politica.
«L’ex deputato (Pizzetti ndr) ha definito “esproprio di un diritto maturato in sede democratica” l’eventualità che il rinnovo del consiglio di amministrazione avvenga prima delle elezioni dell’8 e 9 giugno “Mi auguro proprio che questo passaggio non ci sia”, conferma oggi, “e lo dico in nome del buon senso, ma anche per una questione di etica politica. Non si fanno operazioni che impegnano amministrazioni che arriveranno tra brevissimo e saranno chiamate ad esercitare la loro legittima funzione» (Cremonaoggi, 10 aprile).
Evocare buon senso ed etica politica è un mezzo per vincere facile. È astuzia banale e populista. È metodo antiscientifico – neutralizzabile con minimo sforzo – per attaccare l’avversario. Per incassare un punto ininfluente. È belletto scadente.
È la grande illusione di sedurre spettatori considerati ingenui, convinti della loro incapacità di smascherare la millanteria.
L’etica, ma anche il bene e il male, in politica hanno confini labili. Mutano in continuazione. Dipendono dalle circostanze e dalla storia. Dall’evoluzione della società. Dalla cultura e dall’antropologia. Dagli interessi in gioco. Da un amplesso tra idealità e opportunismo.
Sono argento vivo. Sfuggenti e cangianti. Oggi qui e domani là.
L’etica politica è ballerina. Quella democristiana è quasi scomparsa. Quella comunista, del Pci, è rimasta nei ricordi di nostalgici boomer e di qualche vintage della generazione X. Nei film di Nanni Moretti.
In passato, senza arrivare al giurassico, sarebbe stata impensabile una perfetta sintonia d’intenti tra un ex deputato Pd e un consigliere regionale, nonché segretario provinciale in carica di Fratelli d’Italia. L’etica politica l’avrebbe impedito.
Nei giorni scorsi l’impensabile si è avverato. Il top gun Pizzetti, su un F16, e il carrista Marcello Ventura, su un Abrams ultima generazione, si sono coalizzati per assestare uno scossone alla governance di Padania Acque. La crociata con protagonisti i partiti e la marginalizzazione dei sindaci, unici ad avere voce in capitolo e diritto di voto, ha poco da condividere con l’etica politica. Molto con la spartizione dei posti nel consiglio di amministrazione.
Pizzetti, maldestro, ha girato la frittata in padella. Il rispetto dello statuto sarebbe un affronto all’etica politica. E perché? Viene da ridere. Quale etica politica? Quella funzionale ai suoi obiettivi?
Dura lex, sed lex vale sempre, anche quando interferisce e intralcia un Risiko con le mosse già concordate. Ed è lo statuto che conta. Precisa e definita.
Al contrario, l’etica politica è mutevole. Gassosa. Volatile. Con le porte girevoli di un hotel. Henry Kissinger era un professore a modificarla. Ad adattarla agli interessi degli Stati Uniti. Un prestigiatore. Anzi, l’etica non gli apparteneva.
Trascinarla nel dibattitto per il rinnovo di un consiglio d’amministrazione di una società pubblica è una forzatura. Un atteggiamento gesuitico, poco confacente a un bucaniere della politica.
Utilizzare il grimaldello dell’etica politica per condizionare e forzare la nomina di un consiglio di amministrazione di un’azienda pubblica è un azzardo. Un proiettile con uranio impoverito. Può provocare danni a chi lo spara. La guerra del Kosovo insegna.
La difficoltà nel definire la diversità degli schieramenti, oggi fluidi e indecifrabili, complica la questione dell’etica politica.
Per orientarsi ci si può affidare alla destra e sinistra di Giorgio Gaber, classificazione che compie trent’anni. Un po’ vecchiotta. Ma non tanto. «Una donna emancipata è di sinistra. Riservata è già un po’ più di destra. Ma un figone resta sempre un’attrazione. Che va bene per sinistra e destra».
Il coinvolgimento dell’etica politica, implica la coerenza di chi la recluta. E viene difficile credere che Pizzetti, benché uomo tutto d’un pezzo e con la schiena dritta, nel suo ruolo di politico sia sempre stato ligio a questo principio.
Ragion di stato, di partito, di schieramento, di realpolitik non si conciliano con i San Domenico Savio inchiodati al grido: «La morte ma non il peccato». Ma poco importa. È comprensibile. Cambiare idea non è uno scandalo. L’incoerenza non è un peccato. Soprattutto in politica.
Il tradimento del referendum sull’ubicazione dell’inceneritore a San Rocco non si sposa con l’etica politica.
I milioni di lire buttati nel canale navigabile non rientrano nell’etica politica.
Il mercimonio delle compensazioni ambientali, non si confà con l’etica politica.
La raffica di nomine romane e milanesi e qualcuna cremonese alcuni mesi fa, che da sempre vengono effettuate prima del termine della legislazione non si collocano, per analogia con la questione sollevata per Padania Acque, nell’etica politica.
Pizzetti non è un santo anacoreta, ma un capitano di lungo corso. Ha solcato mari tempestosi e affrontato bufere tremende. Conosce più di altri le regole e i meccanismi della politica e dei partiti. Sa che l’etica non è in cima alle loro priorità. Qualche volta, un orpello.
Sa delle camarille, degli accordi sottobanco, degli anfratti oscuri dove si scambiamo favori tra partiti e si decidono carriere. Pratiche legittime e accettate dalla galassia della politica. Dai vertici agli attendenti. Ma per associarle all’etica è necessaria una doppia dose di Maalox.
«Il tema (del biometano, ndr) è che la strada è ancora lunga, serve la VIA (Valutazione Impatto Ambientale, ndr), che dovrà essere rigorosa. Dopodiché immagino che si ricorrerà ad altri strumenti, ricorsi al Tar, ad esempio, che sono assolutamente nei diritti dei cittadini (Pizzetti intervistato da Cremonasera, 29 marzo).
Rientra nell’etica politica abbandonare i cittadini a se stessi? Fuggire da una responsabilità politica? Cari cremonesi, l’iter burocratico-ammnistrativo è questo. Aspettiamo e vediamo cosa accadrà. Se butta male, sono cazzi vostri. Se volete e avete soldi da gettare andate in tribunale.
È etica politica privilegiare la produzione industriale e non potenziare la salvaguardia della salute dei lavoratori? Con un’espressione obsoleta, è etica politica monetizzare la salute? È etica politica la richiesta di alzare le soglie di rischio da inquinamento per non penalizzare le aziende? È etica politica costruire un nuovo ospedale-astronave e relegare in cantina la prevenzione, Cenerentola della sanità? È etica politica cedere Lgh ad A2A?
Un marxista tra etica e ragione sociale, opta per la seconda. In caso contrario, sarebbe un marziano.
Pizzetti, che politicamente è cresciuto in questo ambiente e ha bevuto latte colorato di rosso, da che parte si colloca? Non è importante saperlo, ma l’esempio evidenzia la flessibilità dell’etica e la strumentalità della chiamata in causa dell’etica per la nomina di un consiglio di amministrazione.
Etica, deontologia, morale, tre termini, tre concetti, tre problemi troppe volte citati senza una differenziazione che li caratterizzi, rientrano nel calderone degli argomenti dell’ultima spiaggia. Frasi di principio, sono esentate da spiegazioni logiche. Intercambiabili, sono buone per tutte le occasioni. Ridondanti, sono qualunquismo vestito a festa. Foglia di fico che non copre nulla.
L’arruolamento dell’etica politica sollecitato da Pizzetti per la battaglia su Padania Acque è questo. Nulla di più. Una patina di dignità ad una richiesta di cambiamento che sarebbe stata più accettabile e comprensibile se non condita con l’etica e il buon senso. Se pronunciata senza un linguaggio da primo della classe, riconoscimento che non è usurpato. Pizzetti è un top gun. Lo ha dimostrato in passato. Ma sarebbe stata cosa buona e giusta non farlo pesare. Qualche volta anche Maverick non centra l’obiettivo. Tutto qui. Non etica della politica. Ma cinismo della politica.
Antonio Grassi
3 risposte
“Rientra nell’etica politica abbandonare i cittadini a se stessi? Fuggire da una responsabilità politica? ”
Con la tamoil non hanno fatto un po’ la stesa cosa?
Scusi, Grassi, ma che dire dell’etica politica di Marcello Ventura? Si è alleato con il “nemico” con lo stesso intento, e nel contempo è riuscito a spaccare ulteriormente il centrodestra. Lega, Forza Italia e UdC non si sono schierate al fianco del loro Capitano. L’etica politica vale solo quando c’è è il PD da attaccare? Sono tutti uguali. La poltrona della presidenza è contesa da una parte e dall’altra. Probabilmente da una parte e dall’altra c’è già qualcuno con l’acquolina in bocca, che avendo concesso il suo appoggio si aspetta di essere ripagato. E una poltroncina non si può negare…
Per Antonio giornalista, Sindaco ed esponente dell’ area omogenea cremasca.
Il rinnovo del Cda di Padania Acque vede i sindaci delle liste civiche, effettivamente tali, ancora una volta spettatori sulle indicazioni dei Partiti, divisi tra chi chiede il rispetto della scadenza e chi invece vuole rinviare le nomine a dopo le elezioni amministrative del 8-9 giugno.
Il ruolo delle forze politiche è importante, ma quando diventa strumentale e prevaricante, non andrebbe mai supinamente assecondato ma contrastato, avanzando motivazioni più riflessive e, nel caso specifico, rispondenti alla salvaguardia delle prerogative della società partecipata. A questo proposito, l’Area omogenea cremasca, ormai riconosciuta a tutti i livelli provinciali, potrebbe essere determinante sull’orientamento da assumere nella assemblea già convocata da Padania Acque per il prossimo 9 maggio, circa la elezione del proprio consiglio di amministrazione. Una posizione unitaria dei cremaschi che ribadisca in premessa, come i sindaci attualmente in carica, siano i più titolati ad esprimere un giudizio sull’attività svolta in questi anni da Padania Acque e quindi sulla opportunità o meno di confermarne gli amministratori uscenti, gioverebbe alla discussione anche nelle aree del Cremonese e del Casalasco. Poiché sugli indirizzi societari, sulla competenza e disponibilità degli attuali amministratori, come del personale dipendente, esiste una generalizzata soddisfazione, oggettivamente pare del tutto strumentale il rinvio “etico“ della votazione, a favore dei futuri sindaci.
La normativa vigente sulle società in house (legge Madia e Codice civile), in caso di mancato rinnovo del Cda alla scadenza naturale, prevede la prorogatio di massimo 45 giorni, nel corso dei quali si possono adottare solo atti di ordinaria amministrazione.
Tenuto conto dei tempi burocratici necessari per gli insediamenti delle nuove Zmministrazioni comunali, non pare proprio molto responsabile rischiare di portare alla decadenza il Cda in essere, (con le inevitabili ripercussioni ed incertezze gestionali), a causa della inosservanza dei termini sopra evidenziati.
Chi freme per il riequilibrio della rappresentanza politica territoriale negli enti sovraccomunali, attenda pazientemente i risultati elettorali della tornata amministrativa 2024, e più motivatamente punti all’obiettivo cominciando dall’assetto della Amministrazione Provinciale, a rinnovare entro il prossimo mese di settembre.