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Rivitalizziamo Cremona col Gingko, il millenario albero d’oro dell’amore

10 Gennaio 2024

Dagli stermini di massa, anche umani, alla meravigliosa conversione di uno pseudo fossile vivente! E in effetti deve averne viste di cotte e di crude. Non che ne abbia combinate, come si potrebbe fraintendere. La sua origine si colloca in tempi lontanissimi, circa 270 milioni di anni fa, mese più mese meno,  in prossimità  della più grande estinzione di massa mai accaduta sulla Terra: la Grande Morìa, l’estinzione del Permiano Triassico, che segnò il passaggio dall’era Paleozoica all’era Mesozoica.

I dinosauri non c’entravano, vennero dopo.

Estinzione di massa perché portò alla scomparsa  del 90/95 per cento  delle specie marine e del 70/75 per cento di quelle terrestri, in un tempo relativamente breve, geologicamente parlando, da qualche decina a qualche centinaio di migliaia di anni: un battito di ciglia nella vita del pianeta. Ma per le estinzioni di massa c’è tempo anche 4 milioni di anni!

Di pianta si tratta, dunque. Il nostro soggetto sopravvisse anche ai suoi simili e alle estinzioni successive, benché ritenuto a lungo desaparecido, finché  nel 18esimo secolo furono rinvenute due stazioni relitte nello Zhejang, Cina orientale, Paese dal quale proviene.

Qualcuno però mise in dubbio la spontaneità di tali stazioni, avendo i monaci buddisti coltivato la pianta per secoli e su larga scala.

Comunque è una delle più antiche piante note a seme nudo (Gymnosperme) .  Unica specie, “biloba” del genere “Gingko”; unico genere a sua volta rimasto delòa famiglia delle Gingkoaceae, unica famiglia dell’ordine Gingkoales, unico ordine della classe Ginkgoopsida, unica classe della divisione  Gingkophyta!!

Una pianta dunque che più “unica” di così si muore!

Erroneamente chiamata “fossile vivente” perché questa espressione è un ossimoro. I fossili infatti sono le “impronte “degli organismi morti stampati sulla pietra. Ma fu Darwin in persona a chiamarla così, suggestionato forse dalla sua inaspettata ricomparsa, che si collega anche alle cosiddette taxa Lazzaro, specie ritenute resuscitate come Lazzaro, perché ricomparse dopo una lunga assenza, ma in realtà mai estinte, semplicemente sopravvissute in stazioni relitte ed in numero esiguo.

Il nome stesso del genere Gingko, impronunciabile, è frutto dell’errore di trascrizione di un altro grande ricercatore, Linneo, del termine giapponese Ginkyo, ma poi acquisito nella nomenclatura scientifica. Si vede che il Gingko dava alla testa, e in effetti la sua funzione terapeutica su diversi disturbi cerebrali e mentali è da tempo studiata e sperimentata.

Ma cosa significa Gingko/Ginkyo? Significa “albicocca d’argento” per la forma e il colore dei frutti.(foto 1). A me più che altro ricordano delle prugne, ma comunque nemmeno di veri frutti si può parlare. Il frutto infatti nasce dal seme che si accresce all’interno dell’ovario/carpello e feconda; ma questo vale per le Angiosperme, le piante coi fiori pd.

Nelle Gymnosperme, invece, il seme si sviluppa nudo sulle scaglie dei coni o pigne, strutture fiorali che crescono sugli alberi maschili, e viene poi trasportato dal vento sulle piante femminili andando ad impollinarle (anemofilia) e quindi, anche dopo 30 anni, fecondandole. 

L’embrione  viene infine avvolto da una masserella carnosa che serve per il suo nutrimento ( +lo pseudofrutto) e che, una volta caduta a terra,  viene a decomporsi liberando acido butirrico maleodorante che è valso accuse di discriminazione sessuale, per il semplice fatto che i giardinieri avrebbero preferito in tanti casi  le piante maschili innocue all’olfatto a quelle femminili per alberare viali, piazze…

Questo non vale però nel primo dei tre casi cittadini considerati, quello di via Castelleone, avendo fotografato i finti frutti sia sui rami, sia a terra (foto 2). Una via in questo tratto alberata a Gingko da entrambe le parti (foto 3  centrale). 

E comunque l’albero è riuscito anche a cambiare sesso, in due giardini a Londra e a Jena in Germania. Sarà per evitare ulteriori discriminazioni? O per resistere alle estinzioni?

Venendo alle foglie, queste nascono verdi, a forma di ventaglio, (foto 4) e  sono caduche.  Splendido e possente nel suo abito verde l’esemplare alla rotonda tra via Manini, via Aporti e Largo Pagliari  (foto 5). Altro inganno, queste foglie, perché  fanno pensare a una latifoglia. Invece il Gingko è strutturalmente più simile ai pini e agli abeti che ai pioppi o ai tigli..

Insomma, una pianta che non finisce mai di stupire, ma il bello deve ancora venire.

Foglie strane, quelle del Gingko, che appaiono ora modestamente incise nel mezzo, ora più profondamente divise in due parti:  peculiarità che è valsa  una poesia scritta il 15 settembre 1815 da un grande scrittore, Johann Wolfgang Goethe  e dedicata a Marianne Jung.

La foglia di quest’albero d’Oriente

affidato al mio giardino

delizia il sapiente

coi suoi significati nascosti

E’ un essere unico

diviso al suo interno?

O sono due che hanno scelto di unirsi

così da sembrare uno?

Cercando la risposta  ho trovato un sentore di verità.

Non senti nei miei canti

che io sono uno eppure doppio?

Uno e doppio, nell’amore e nell’identità. La coesistenza degli opposti e quindi la molteplicità dell’essere: a questi significati simbolici rimanda la foglia.

Un mito cinese poi racconta: “Sui rami del Gingko non vi si trovavano foglie, ma esseri umani fusi gli uni con gli altri. Poi una tempesta travolse tutto: quegli esseri dal duplice e concorde profilo furono gettati a terra e, soli e smarriti, anziché ritrovare l’antica unione, si divisero. E così, nacquero i conflitti”.

Quanto magicamente evocativa e simbolicamente pregnante, questa foglia! Metafora di pace ma anche di guerra, perché dalle divisioni nascono i conflitti, e dall’unione l’amore e la pace.

In autunno avanzato succede poi  qualcosa di straordinario. Al sopraggiungere del freddo queste foglie mutano colore virando gradualmente e in tempi successivi al giallo  (foto 6, 7), diventando poi di un giallo dorato che brilla meravigliosamente sotto il cielo azzurro  (foto 8/9) . Conversione cromatica che è valsa alla pianta giustamente gli appellativi  di Albero d’oro e di Re d’autunno. Niente di più azzeccato. 

L’esemplare di via Manini acquista in maestosità e ravviva di luce calda le pallide tinte circostanti. (foto 10/11)  Senza la sua presenza, come apparirebbe questa via?  

In piazza Somenzi, infine, la suggestione cromatica autunnale del Gingko si ripete (foto 12) e la caduta delle foglie copre il terreno di un magnifico tappeto dorato, (foto 13) rispetto al quale sarebbe meglio evitare per un po’ di spazzare l’area..  Le foglie cadute, infatti, non solo sono un importante alimento biologico, ma conferiscono alla città un fascino artistico di altissimo livello da conservare a lungo, laddove ovviamente non siano di intralcio.

Ripensando all’illuminazione natalizia del centro storico di cui recentemente se ne è parlato, che vale rispetto a questo splendore  naturale?

Un’ultima cosa. All’inizio accennavo anche a “stermini umani”. Che c’entra il Gingko? C’entra perché dopo la distruzione di Hiroshima  causata dalla  bomba atomica, ben sei esemplari di Gingko Biloba resistettero all’immane disastro e rifiorirono la primavera successiva. Essi  sopravvivono ancora nel giardino Shukkei en  della città. Prova di eccezionale resistenza, che assieme alla sua longevità (si ritiene che la pianta possa vivere anche mille anni), ha fatto pensare che essa possa avere un collegamento diretto col divino, e perciò è stata sacralizzata in diversi Paesi asiatici. 

Non male pertanto l’idea di rivitalizzare la città col Gingko rispetto alla prospettiva di un conflitto nucleare più volte annunciato. Nell’eventualità…

 

Stefano Araldi

 

10 risposte

  1. Sempre molto interessante e scientificamente documentato il dottor Araldi! Ogni suggerimento utile per rivitalizzare la città è il benvenuto! O almeno così dovrebbe essere.
    La natura ci offre degli spunti per questo fine, come si legge nell’articolo, e chi tiene davvero a Cremona può fare altrettanto. Per esempio: se siamo nella città della musica non si sarebbero potute accompagnare le immagini e le luci proiettate in periodo natalizio con la diffusione di brani musicali in sottofondo? Magari di Monteverdi o Ponchielli… questo potrebbe essere una costante in centro! Ma i cremonesi andrebbero comunque altrove. Rivitalizziamo Cremona!

  2. A proposito di aiuti dal mondo vegetale, qualche notizia circa il progetto nazionale – o addirittura- comunitario – di riforestazione delle cinture urbane al quale il comune di Cremona aveva annunciato di aver aderito? Proposito finito nel nulla?

  3. Articolo veramente interessante che dimostra un’autentica passione e preparazione del mondo floreale.
    Grazie per questi spunti che aiutano ad osservare con maggior attenzione l’ambiente circostante.

  4. Ma chi è infine questo poliedrico dottor Araldi che si occupa di tante cose a molti di noi (me per primo) sconosciute? Medico, ambientalista, micologo e chi più ne ha più ne metta! Bravo Stefano. Spero che la tua capacità e semplicità possa essere apprezzata da tanti lettori di questo blog.

  5. Bellissimo articolo, molto preciso e ricco di particolari sconosciuti. Grazie per aver esaltato questo albero davvero stupendo ed unico per la sua maestosità e per la sua storia, con una descrizione di grande qualità. È proprio un’idea interessante quella di rivitalizzare la città!!!
    Grazie davvero, ancor una volta, all’autore!

  6. Articolo moto bello e di piacevole lettura che permette di conoscere aspetti avvincenti e sconosciuti del mondo vegetale.
    Grazie all’autore per aver descritto in modo scientificamente accurato e preciso questo bellissimo albero.

  7. Molto interessante;parola di Perito Agrario quale io sono (oltre ad essere laureato in Medicina).
    Essendomi diplomato in OMEOPATIA nel Maggio del 1999, alla SCUOLA SUPERIORE di BRESCIA,prescrivo la Tintura Madre di Ginkgo Biloba,da più di 20 anni,sostanzialmente per migliorare la circolazione a livello cerebrale.
    Visto quello che è successo in questi tre anni di FARSA PANDEMICA,penso che la Tintura Madre di Ginkgo Biloba sarebbe stata molto utile a tanta gente,per aiutarla a ragionare con la propria testa e,SOPRATTUTTO,a tanti Medici che,colpevolmente,non si sono ribellati ai PROTOCOLLI Sanitari DELINQUENZIALI,tradendo in questo modo,il GIURAMENTO di IPPOCRATE,abbandonando le persone a loro stesse senza cure…

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