Oggi ho sentito tanto attonito dolore attorno al feretro di Roberto Maldotti. Nessuno aveva il coraggio di parlare, tutti profondamente colpiti e muti davanti all’amico che se ne va, davanti a una donna splendida che resta sola, davanti a 2 bimbi piccoli che perdono il padre. C’era nell’aria tutta la nostra amara precarietà, quella cosa che intimamente avverti ma scacci perché hai tanto da fare, e non puoi mai pensare che potrebbe toccare anche a te. Invece sotto a chi tocca, in questo mondo avvelenato, in questo tempo fragile, dove tutto è urgente e pressante, invece che importante ed essenziale. Lacrime impotenti, irrefrenabili, unico sfogo al dolore che ti prende dentro, mentre pensi agli attimi che non hai compreso e a quelli che non avrai mai più. Una città dolente, avvolta da aria avvelenata, nella quale oggi si è confuso il rombare delle Harley che hanno accompagnato Roberto nell’ultimo viaggio, un ruggito di vita che ha raggiunto il cuore fino in fondo, colpendolo duro, molto duro.
Ineluttabile declino, non di un solo uomo. Di molto di più.
Patrizia Signorini